Successo de “Le Baccanti” nell’anfiteatro di Castelleone di Suasa
di Roberta Rocchetti
25 Lug 2022 - Commenti teatro
L’anfiteatro di Castelleone di Suasa (AN), nell’ambito del TAU e “In Suasa Festival” ha proposto la tragedia Le Baccanti di Euripide, portata in scena magistralmente dalla compagnia Cantiere Teatrale Opificio 03.
Il mito vive in noi, ci insegna che le nostre pulsioni sono un tutt’uno con le leggi naturali e che a queste nessuno può essere tanto arrogante da pensare di potersi sottrarre, che solo chi si abbandona alle correnti può sperare in una buona navigazione perché il mare dell’esistenza non è governabile.
Questo il fondamentale messaggio che da millenni ci tramanda la tragedia Le Baccanti di Euripide messo in scena come prima nazionale dalla compagnia Cantiere Teatrale Opificio 03 venerdì 22 luglio nello stupendo anfiteatro di Castelleone di Suasa nell’ambito della rassegna In Suasa Festival.
Un testo talmente universale, trasversale, profondo e incisivo quello di Euripide che acquisisce modernità con lo scorrere dei secoli, l’eterno tentativo dell’uomo di elevarsi cercando di negare o dominare le pulsioni più istintive e indomabili che divengono tanto più distruttive quanto più rimosse.
Dioniso, il dio dell’ebrezza orgiastica si reca a Tebe in sembianze umane deciso a vendicarsi della città che, con a capo suo cugino Penteo figlio di Agave e nipote del vecchio re Cadmo, rifiuta il suo culto basato sulla libera espressione delle pulsioni più istintive che conducono all’estasi fisica e spirituale. Penteo personificazione dello spirito razionale e positivista, il quale non a caso in questa messa in scena si presenta in abiti manageriali con tanto di 24 ore e cellulare all’orecchio, vuole combattere quello strano cugino di cui nega la discendenza divina ma che nel frattempo ha già fatto impazzire tutte le donne della città compresa Agave sua madre, sorella di Semele, la donna che amando Zeus concepì Dioniso stesso. Le donne divenute baccanti si sono radunate sul monte Citerone a celebrare i loro riti di fertilità munite di tirso e coronate di edera e vite. Il povero Penteo scoprirà presto a sue spese come già prima di lui hanno scoperto le tebane, che non ci si oppone impunemente all’energia selvaggia della Natura insita anche nell’animo umano, che la superbia dell’uomo di ritenersi superiore ad essa porta solo pazzia e distruzione.
Purtroppo, non potrà raccontarlo dal momento che finirà smembrato e decapitato dalle baccanti alle quali viene consegnato con un raggiro da Dioniso e sarà proprio sua madre Agave ormai completamente folle a mozzargli la testa e tornare in città portandola come un trofeo sulla sommità del tirso dionisiaco credendola una testa di leone, troppo tardi Cadmo riuscirà a riportarla ad una lucidità utile soltanto a realizzare l’orrore commesso.
Dioniso ha avuto la sua vendetta.
La regia di Silvia Ponzo ha sapientemente miscelato modernità ed arcaicità attraverso le sonorità, i costumi, le coreografie e mentre le baccanti hanno mantenuto un loro ruolo archetipico, al di là del tempo e dello spazio, gli altri personaggi si sono fatti attuali per evidenziare l’atemporalità delle tematiche; la cornice dell’anfiteatro è sembrata risvegliarsi al suono dei canti ancestrali da qualche parte nascosti nella memoria delle pietre dell’emiciclo che ci hanno sembrato vibrare di nostalgia.
Il cast composto da Maria Sara Menta, Fabio Camassa, Valeria D’Angelo, Lorenzo De Santis, Francesco di Crescenzo, Eleonora Di Raffaele, Riccardo Mori e Francesca Vecchiato ha dimostrato ancora una volta che il teatro è giovane e vitale, così come lo è il mito, immortale ed attuale, suggestivo ed evocativo, capace di dare corpo a ciò che dal suo apparire si cela dentro l’uomo a prescindere dal grado di progresso tecnologico raggiunto.
Applausi finali a tutta la compagnia dal numeroso pubblico giunto anche da lontano per poter assistere alla suggestiva prima. La rassegna In Suasa Festival è proseguita sabato 23 luglio con Acarnesi di Aristofane e si è conclusa domenica 24 luglio con I Gemelli da Plauto e Goldoni