Vitamia
11 Ago 2013 - Dischi
Recensione di Alberto Pellegrino
Gli inediti di Gianmaria Testa
Dopo un periodo di silenzio giustificato dal fatto che se non si ha niente di nuovo da dire è meglio tacere, ritorna Gianmaria Testa con un disco intitolato Vitamia, comprendente di undici pezzi inediti che confermano il valore di un cantautore tra i più raffinati e sensibili del momento. Si tratta di una raccolta di brani dove al consueto spessore letterario di testi si uniscono una sensibilità e una sonorità del tutto nuove, dato che la musica in questo caso non più la colonna sonora destinata a fare da supporto alle parole, ma da valore e colore agli eventi, ai luoghi, ai sentimenti, alle persone il percorso esistenziale che caratterizza tutti i lavori di questo cantautore. Accanto a due canzoni molto belle e delicate, dedicate ai sentimenti come Dimestichezze d'amor e Di niente, metà , troviamo il sofferto ritratto femminile di Lele e l'affetto profondo per il proprio bambino (Nuovo). Nel disco vi è poi la consapevolezza del tempo che scorre inesorabile e che si vorrebbe ritrovare in quei 18 mila giorni che rappresentano esattamente 50 anni della sua vita, mentre ritorna un tema particolarmente caro a Gianmaria Testa come la voglia di viaggiare in Lasciami andare e nella Giostra, quando l'autore sogna di volare con un veliero sopra il mondo che gira come una giostra accompagnata dai ritmi melanconici di un lunapark. Vi sono infine delle canzoni che rivelano un modo diverso di riferirsi alla realtà quotidiana, una forma di impegno democratico che rappresentano un nuovo senso di responsabilità nei confronti del pubblico, un bisogno di riflessione sul futuro di un Paese sull'orlo di crisi gravissima: Penso che sia il tempo necessario per concepire dischi che abbiano dignità di pubblicazione: oggi c'è la necessità di avere un rapporto etico con ciò che si fa . Così è nata la canzone Cordiali saluti dove si parla con dolente ironia (sottolineata anche dalla musica) di una lettera di licenziamento inviata con equivoca affettuosità a chi ha collaborato per anni all'azienda; ancora più dolente e violenta è la canzone Sottosopra, storia di un operaio che è salito sul tetto di una fabbrica con i suoi compagni per protestare contro i licenziamenti, ma che alla fine si trova a lottare da solo con una tenacia che confina con la disperazione, mentre le sue parole di protesta sono accompagnate dai suoni ripetitivi e alienanti della catena di montaggio che rappresentano una originale forma di rock industriale. Infine la canzone 20 mila leghe (in fondo al mare) assume i toni di una parabola politica che condanna la polverizzazione individualistica della società , la demagogia e la stupidità del secessionismo che inizia con la separazione degli oceani, dei mari chiusi e delle coste, poi delle singole gocce d'acqua, per arrivare infine alla definitiva scissione dell'idrogeno dall'ossigeno che riduce il pianeta a un deserto di sale e granito.