Viaggio in giallo. Storia del poliziesco televisivo


di Alberto Pellegrino

15 Apr 2021 - Approfondimenti cinema, Commenti cinema, Libri

In riferimento al libro edito dalla RAI Sulle tracce del crimine. Viaggio nel giallo e nero Rai, Pellegrino ripercorre la storia del poliziesco televisivo.

La Radiotelevisione Italiana ha pubblicato il volume Sulle tracce del crimine. Viaggio nel giallo e nero Rai (Rai Teche-Rai Libri, 2020), nel quale si traccia la storia del poliziesco televisivo, un genere estremamente popolare, ma finora poco studiato e analizzato a livello storico-critico rispetto alla narrativa poliziesca che ormai vanta opere di notevole valore letterario a livello nazionale e internazionale. In questa opera sono presi in esame gli adattamenti televisivi di romanzi polizieschi e le sceneggiature originali, i mutamenti stilistici legati all’evoluzione delle tecniche fotografiche, cinematografiche e televisive, le tematiche affrontate, i cambiamenti sociologici e antropologici determinati dall’evoluzione sociale, economica e politica del Paese.

Il romanzo poliziesco conquista una grande popolarità tra il secondo Ottocento e il primo Novecento fino a diventare uno dei più rilevanti prodotti della cultura di massa, per cui era inevitabile che dovesse affermarsi come genere televisivo, continuando a rispettare i canoni fondamentali del corrispondente genere letterario: un inizio basato su un assassinio, violando il fondamentale tabù di “non uccidere i propri simili”; la presenza di un personaggio deputato a svolgere le indagini secondo un determinato “modus operandi”, ricoprendo un preciso ruolo sociale (poliziotto, carabiniere, detective privato, giornalista). In televisione sono stati anche trasferiti tutti i generi della letteratura poliziesca: il “giallo classico” basato sulla razionalità e la perspicacia dell’investigatore; il “poliziesco  d’azione” nel quale l’investigatore impugna le armi e lotta contro singoli criminali o contro la criminalità organizzata; il police procedural basato su singoli episodi autoconclusivi ma che vanno a comporre una serie legate alla figura dello stesso detective o alle indagini della stessa “squadra” d’investigatori; il legal thriller che ha come protagonista un avvocato impegnato a svolgere  delle indagini che sfociano in un processo.

L’evoluzione del romanzo poliziesco in Italia

Il romanzo poliziesco fa il suo ingresso in Italia per merito di Luigi Rusco e Alberto Tedeschi, che nel 1929 fondano la collana dei Gialli Mondadori che immette sul mercato librario opere narrative di scrittori stranieri e che conquista rapidamente un rilevante numero di lettori, tanto che la parola “giallo” diventa sinonimo di romanzo poliziesco. Si tratta di autori che riconoscono Edgar Allan Poe e Dostoevskij come “padri nobili” del thriller, che scrivono opere con uno stile avvincente e con un’efficace connotazione della psicologia dei personaggi e degli ambienti sociali in cui operano, ma segnate da un manicheismo morale basato sulla netta separazione tra bene e male, sulla  immancabile vittoria della legge, secondo una concezione della colpa intesa come devianza dalle norme sociali e vista come una trasgressione individuale e non un riflesso di una società violenta.

In Italia il romanzo poliziesco nasce negli anni Trenta senza avere alle spalle le solide tradizioni del poliziesco inglese, francese o statunitense, per cui primi thriller italiani sono ambientati in paesi stranieri e in queste storie “prevale il giudicare sul capire; la violenza è vista solo come un delitto individuale, effetto di predestinazione patologica caratteriale; l’indagine si preoccupa di ristabilire un ordine robotico; la delinquenza è una colpa irrelata e astratta; il giustizialismo è al servizio del moralismo piccolo-borghese” (Raffaele Crovi).

Esiste tuttavia nella nostra letteratura un modello di riferimento rappresentato da Il cappello del prete (1888), il romanzo di Emilio De Marchi considerato il primo thriller italiano, sulla cui scia si pongono alcuni autori che ambientano le opere nel nostro paese. Citiamo per tutti Alessandro Varaldo che crea il commissario Ascanio Bonichi, il quale indaga in una Roma misteriosa, dove si avverte la presenza del regime fascista e dove si mescolano i vicoli e i palazzi principeschi, le pensioni equivoche e gli ambienti piccolo-borghesi; Augusto De Angelis (ucciso dai fascisti nel 1944) che scrive romanzi di qualità incentrati sul personaggio del commissario De Vincenzi. Nel secondo dopoguerra importanti scrittori cominciano a dedicarsi al genere poliziesco e ad aprire la strada è Carlo Emilio Gadda Quer pasticciaccio brutto de Via Merulana, seguito da Giovanni Arpino, Guido Piovene, Mario Soldati, Giovanni Comisso, Leonardo Sciascia.

A metà degli anni Sessanta si verifica poi una “rivoluzione” per merito di Giorgio Scerbanenco che è considerato il padre del poliziesco italiano con i romanzi Venere privata, Traditori di tutti, I milanesi ammazzano il sabato, Milano calibro nove, tutti ambientati in una Milano divisa tra benessere ed emarginazione sociale, sviluppo urbano e violenza, una metropoli dove indaga il “mitico” Duca Lamberti, un ex-medico radiato per aver praticato l’eutanasia e divenuto consulente esterno della polizia. Da quel momento si afferma una schiera di romanzieri “colti” che portano la narrativa poliziesca italiana ai primi posti nel mondo. Si tratta di autori che hanno precisi contenuti umani e socio-culturali come Loriano Machiavelli e Luciano Anselmi (il suo Commissario Boccia è un Maigret della provincia italiana); Pietro Colaprico che continua la tradizione del “giallo” milanese; Carlo Lucarelli, autore di romanzi ambientati durante il regime fascista, nelle colonie italiane dell’Africa Orientale o nell’Italia contemporanea; Massimo Carlotto con il suo “Alligatore”; Giancarlo De Cataldo che s’impone con Romanzo criminale per poi spaziare nella storia italiana dell’Ottocento o nella realtà contemporanea con una grande varietà di protagonisti maschili e femminili. A questi si aggiunge la schiera dei “meridionalisti” guidata da Andrea Camilleri con il Commissario Montalbano, da Gianrico Carofiglio che esordisce con i suoi legal thriller ambientati a Bari, da Maurizio De Giovanni con le sue storie ambientate nella Napoli fascista degli anni Trenta e incentrate sul Commissario Ricciardi, con le avventure dei Bastardi di Pizzofalcone, una squadra di poliziotti che opera in un commissariato di periferia della Napoli contemporanea.

Origini ed evoluzione del giallo televisivo italiano

Come per il romanzo anche in televisione s’inizia l’adattamento di romanzi stranieri o con sceneggiature originali ambientate in paesi esteri. A partire dagli anni Sessanta diventano successi televisivi le serie del Commissario Maigret inventato da Georges Simenon e magistralmente impersonato da Gino Cervi (1964); le indagini di Nero Wolfe, l’investigatore creato da Rex Stout e interpretato da un grande Tino Buazzelli (1969); le avventure giallo-ironiche del prete-investigatore Padre Brown (Renato Rascel) ideato da Chesterton (1970/71); un raffinato Philo Vance tratto dai romanzi di S. S. Van Damme, che trova un elegante interprete con Giorgio Albertazzi (1974). Nel 1965/66 arriva Laura Storm ideata da Leo Chiosso e Camillo Mastrocinque, la prima investigatrice della televisione interpretata da Lauretta Masiero.

Un caso a parte è costituito da Giallo club. Invito al poliziesco (1959/1961) di Alberto Ciambricco, Mario Casacci e Giuseppe Aldo Rossi (l’inventore di Telematch), una trasmissione che riscuote un enorme successo per la capacità di adattare al mezzo televisivo il linguaggio teatrale e cinematografico.  Protagonista della serie è il Tenente Sheridan (Ubaldo Lay), che diventa il poliziotto più popolare della televisione italiana e il suo trench bianco diventa un oggetto di culto, un feticcio nell’immaginario collettivo. La trasmissione si basa su telefilm ambientati in una America immaginaria e un po’ “ingenua”, ma capaci di tenere incollati al teleschermo milioni di italiani. Per favorire il coinvolgimento del pubblico le storie vengono interrotti poco prima dell’identificazione del colpevole, in modo che alcuni ospiti presenti negli studi televisivi possano dare una loro soluzione che sarà messa a confronto con quella prevista dagli autori. Sull’onda di questo successo la Rai farà ritornare in scena il Tenente Sheridan nella serie Donna di Fiori (1965) Donna di Quadri (1968), Donna di Cuori (1969)e Donna di Picche (1972).

Il progressivo affermarsi di autori italiani farà apparire sugli schermi televisivi dei “gialli” sempre più ancorati alla nostra realtà sociale, alla nostra cultura e al nostro costume, ambientate in diverse regioni e città italiane, in modo di favorire una riflessione su pregi e difetti presenti nel nostro Paese.  Il genere poliziesco televisivo diventa rapidamente popolare e fa entrare nelle case degli italiani una schiera di commissari, ispettori e marescialli dei carabinieri.

Un grave problema nazionale come la mafia diventa il tema principale de La piovra (1984-1992), ambientata a Palermo e con protagonista il commissario Cattani (Michele Placido); sempre in Sicilia è collocata la serie Maltese. Il romanzo del commissario (2017) con Kim Rossi Stuart. La criminalità organizzata romana e napoletana è affrontata nella serie Romanzo criminale (2008/2010) tratta dal romanzo di Giancarlo De Cataldo, in Gomorra (2014) ispirata al romanzo di Roberto Saviano e in Suburra (2017/2020), tratta dal romanzo di De Cataldo e Bonini.

Alla fine del Novecento diventano un successo internazionale le 14 serie del Commissario Montalbano impersonato da Luca Zingaretti, mentre sul versante Carabinieri conquista un vasto pubblico Il maresciallo Rocca (1996) di Laura Toscano e Franco Marotta grazie anche alla presenza di Gigi Proietti. Sempre affiancato dai Carabinieri, dal 2000 al 2020, ha grande popolarità Don Matteo, il prete investigatore (Terence Hill) le cui avventure sono state ambientate a Gubbio e a Spoleto.

La stagione dei nuovi polizieschi televisivi si apre con Carlo Lucarelli autore delle avventure serio-umoristiche dell’Ispettore Coliandro (2006) e con le indagini del Commissario De Luca (2008); nel 2017/19 sempre Lucarelli, affiancato da Giampiero Rigosi, propone con successo La porta rossa, un poliziesco ambientato a Trieste diviso tra la realtà e il soprannaturale con un protagonista defunto che smaschererà i colpevoli prima di varcare le soglie dell’aldilà. La storia tracciata dal volume arriva fino agli anni Venti, arrivano nuove trasmissioni di successo con le quattro serie di Rocco Schiavone (2016/2021) con il vice-questore capo della Squadra Mobile di Aosta, un personaggio eccentrico e affascinante creato da Antonio Manzini e interpretato da Marco Giallini. Nel 2017 arrivano in tv I Bastardi di Pizzofalcone di Maurizio De Giovanni, una squadra di poliziotti di periferia che operano in una Napoli contemporanea; nel 2018/2020 viene trasmessa la serie Il cacciatore di Alfonso Sabella e nel 2019 la trasposizione televisiva del capolavoro di Umberto Eco In nome della rosa con la regia di Giacomo Battiato. Appaiono come protagoniste le investigatrici: l’ispettrice Valeria Ferro in Non uccidere (2015/2018) di Claudio Corbucci; Imma Tatangelo. Sostituto procuratore (2019), un personaggio tratto dai romanzi di Mariolina Venezia che opera nella procura di Matera; l’ispettrice Eva Cantini che indaga su delitti commessi contro le donne (marzo-aprile 2020).

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