Veri animali…da palcoscenico


Andrea Zepponi

17 Gen 2011 - Commenti classica

MONDAVIO (PU). In questi tempi di vacche magre per la musica e per tutta la cultura, allorchè i teatri di tradizione chiudono e gli enti lirici vanno in crisi, nel momento in cui non c'è pane per le orchestre e per i musicisti che studiano decenni per professare la propria arte e far qualcosa di bello in un mondo che troppo spesso rovescia i valori estetici, chi ci salverà dall'immancabile declino? Quali voci si levano a denunciare l'indifferenza con la quale si assiste alla china pericolosa in cui versa il mondo della musica e a suggerire un rimedio, intravedere una salvezza? Una di quelle voci è certamente quella di Noris Borgogelli che, con i suoi spettacoli musicali, attinge un livello altissimo riuscendo a interessare, coinvolgere, divertire e soddisfare un pubblico sempre più eterogeneo, dagli intenditori più esigenti ai meno dotti musicalmente, dai più grandi ai più piccoli. Dimostrando ancora una volta – e purtroppo ce n'è bisogno ancora e sempre – che la musica classica è davvero per tutti, la versatilità del M Borgogelli in ogni campo dello spettacolo (musica, canto, recitazione e perfino danza) accende e fa parlare il linguaggio proprio di ogni partitura che egli si assume di interpretare in qualità di direttore-solista-presentatore e la illumina di luce nuova, conferendole diverse funzioni nel momento stesso in cui la consegna alla fruizione del pubblico: due di esse sono quella didattico-educativa e quella che definirei soteriologica, cioè propriamente salvifica . Non temo di incorrere nella taccia di magniloquenza usando a riguardo una parola che esprime il ruolo svolto da questo vero artista nel panorama musicale: quello di indicare il rimedio – forse l'ultimo possibile – per rilanciare l'ascolto della musica colta e per salvare il suo futuro educando i più piccoli e non solo senza scadere nelle spire del bieco mercato divulgativo; le allusioni che nel suo spettacolo, intessuto di battute salaci e di intelligente ironia, rivolge ad alcuni esponenti di ciò che oggi si spaccia per competenza musicale, sono fin troppo rivelatrici dell'amarezza di chi non vede riconosciuti certi valori, ma quando parla la musica e i solisti dell'Orchestra Sinfonica G. Rossini intonano i quadri musicali del capolavoro di Saint Saà ns, ogni vis polemica cessa, perchè le battute introduttive del maestro hanno reso ancor più assorto e attento un pubblico che sente per il musicista essere la vera e somma ricompensa suonar bene il proprio strumento.
In questa speciale edizione del Carnaval, eseguito l'otto gennaio scorso ore 21 al piccolo ma incredibilmente sontuoso teatro di Mondavio, i suoi brani sono stati intervallati dalla lettura di alcune delle Favole per i re d'oggi dello scrittore pesarese Ercole Luigi Morselli, affidata alla bravura e versatilità di Noris Borgogelli, che si scoprono sorprendentemente affini per toni all'opera di Saint Saà ns. I re cui sono destinate le Favole di Morselli non hanno nè corona nè scettro: sono il comune gregge dei mortali scrive l'Autore stracarichi di boria e di ogni regale peccato, perpetuamente illusi di nostra potenza così nelle battaglie dell'anima come in quelle della vita . Con il suo bestiario carico di pungente ironia Morselli, novello e dissacrante Esopo, ci dice che la Munificenza, la Fratellanza, l'Altruismo sono tutti bellissimi sentimenti inventati dagli uomini per meglio mascherare il loro egoismo e vizi come la Lussuria o l'Invidia e le virtù come il Mecenatismo o l'Onore sono ugualmente chiusi nello stesso cerchio di amara commiserazione. Favole per i re d'oggi furono pubblicate per la prima volta nel 1909 dall'editore Lux di Roma. Sono state ripubblicate nel 1993 con introduzione e cura di Corrado Donati grazie all'Ente Olivieri e alla Fondazione Cassa di Risparmio di Pesaro. Camille Saint Saà ns (Parigi 1835- Algeri 1921) scrisse il Carnaval des animaux, vero e proprio capolavoro, nel 1886 in occasione dei concerti per il martedì grasso tenuti dal celebre violoncellista francese Lebouc; anche se in origine la prima idea era quella di realizzare un brano da dedicare alle attività ricreative dei suoi piccoli allievi, il compositore non volle mai pubblicarlo ritenendolo uno scherzo da eseguirsi per quella sola circostanza, ma la genialità e la piacevolezza del brano contribuirono, dopo la morte del compositore alla sua rapida diffusione in tutto il mondo. Il Carnevale degli animali proposto dai solisti della Orchestra G. Rossini – flauto e ottavino, un clarinetto, un percussionista (campanelli e xilofono), due pianoforti, due violini, viola (suonata dallo stesso Borgogelli), violoncelli e contrabbasso- è una divertente galleria di caratteri non solo animaleschi, ma anche umani. L'opera è suddivisa in 14 brani o quadri: 1- introduzione e marcia reale del leone, 2- galline e galli, 3- emioni (animali veloci, satira contro i virtuosi della tastiera) 4- tartarughe, 5- l'elefante, 6-canguri, 7- acquario, 8- personaggi dalle lunghe orecchie (satira contro i critici musicali), 9- il cucù nel profondo dei boschi, 10- voliera, 11- pianisti (satira sui principianti), 12- fossili, 13- il cigno, 14- finale.
Il portato ironico e icastico di ciascun quadro musicale era finemente delineato dalle note di presentazione di Borgogelli che si rivolgeva di frequente al pubblico per stimolare la sua curiosità , con tratti autoironici ed esilaranti riferimenti all'attualità : ogni solista, chiamato ad esibirsi nei vari quadri del Carnaval, oltre che fine esecutore, diveniva spalla attoriale di Borgogelli e la sensazione di teatro nel teatro scattava ogni volta; grandioso e travolgente il finale con il bis del duetto buffo dei due gatti attribuito a Rossini cantato dal solo Borgogelli con la sua egregia spalla orchestrale in cui l'efficace e competente parodia dell'opera lirica ha affascinato e attratto i presenti nella viva sensazione di assistere a un evento musicale completo e di partecipare un discorso musicale che travalicava i titoli in programma a seconda dell'estro dell'esecutore.
(Andrea Zepponi)


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