Vecchioni a San Severino Marche: un trionfo


di Alberto Pellegrino

3 Mag 2018 - Commenti live!, Musica live

Un evento musicale di grande valore culturale e musicale ha avuto luogo alla presenza di un pubblico che il 28 aprile ha letteralmente invaso la grande piazza di San Severino Marche divenuta per una notte il fantastico contenitore di un avvenimento che da anni non si verificava, anche con una certa solennità istituzionale, dato che il concerto è stato preceduto da un appassionato ringraziamento del sindaco di San Severino Rosa Piermattei e dalla presenza sul palco di tutti i sindaci dell’Alto Maceratese, a sottolineare una volontà di reciproca solidarietà e di comune volontà per superare un periodo di tragica emergenza.
Roberto Vecchioni ha aperto il concerto con una dichiarazione d’amore verso le Marche, una regione politicamente e culturalmente sottovalutata ma ricca di tesori d’arte, di meravigliosi paesaggi, di un patrimonio culturale che parte dal mondo antico per arrivare fino ai nostri giorni. Il popolo marchigiano è fatto di gente semplice, che sa essere concreta, che ama le piccole cose di tutti giorni ma che respira anche un clima fatto di gradi tradizioni storiche e artistiche, gente che non piange ma che vive con dignità e con forza e che saprà risorgere e andare avanti anche dopo una serie di sciagure, perché quando si ama la vita prestò tornerà il sereno.
Vecchioni, durante la conferenza stampa e nel corso del concerto, ha tenuto a precisare che è venuto a San Severino per proporre al popolo della piazza non stereotipi ma poche e semplici cose come il sentimento del vivere, l’amore universale, la solidarietà, l’invito a non cadere nelle trappole della pubblicità per essere liberi di pensare con la propria testa, esaltare la bellezza e il valore delle donne senza le quali non sarebbe nemmeno iniziata la storia dell’umanità e senza le quali oggi l’uomo sarebbe una nullità: messaggi ed emozioni da far cadere su un terreno fertile, perché germoglino come fa il seminatore del Vangelo. Il mondo dei cantautori italiani è stato un fenomeno culturale degli anni Settanta/Ottanta formatosi in un particolare contesto storico; oggi c’è aria di crisi perché certi valori, certe parole hanno perso di profondità, sono diventate superficiali e prive di significati profondi, ma non bisogna mai perdere la fiducia e la speranza nel futuro.
Secondo questa linea il “professore” della musica italiana ha adottato come filo conduttore del concerto i temi contenuti nel suo ultimo libro La vita che si ama. Storie di felicità (Einaudi, 2017), a cui è allegata la compilation Canzoni per i figli con brani tratti dal repertorio del cantautore tenuto insieme da “un filo narrativo” che inizia con il raccontare il “mestiere di padre” che parla dei propri figli nella gioia e nel dolore (Le rose blu, La mia stanza, Le mie ragazze, Figlia, Figlio Figlio Figlio, Piccolo Pisello, Un lungo addio), della bellezza di essere nonno grazie a Due madri. Con un ribaltamento dei ruoli l’uomo Vecchioni diventa figlio rivolgendosi alla figura del padre (Quest’uomo) e alla madre alla quale ha dedicato la canzone Dimentica una cosa al giorno e l’inedito, appassionato e commovente monologo Che c’eri sempre.
Naturalmente in scaletta ci sono stati anche alcuni brani “classici” come La mia ragazza, un omaggio al suo mestiere; El bandolero stanco, il ritratto del fallimento ideologico della nostra generazione, ma anche segno di speranza; Sogna ragazzo sogna, un appello alle nuove generazioni a non mollare mai; Lettere d’amore, la canzone dedicata al poeta portoghese Ferdinando Pessoa, una delle tante che mostrano il profondo legame di questo artista con il mondo della letteratura; Chiamami ancora amore, che ha segnato il suo trionfo a San Remo. E non potevano mancare a chiusura dell’evento (conclusosi con un bagno di folla) di due “superclassici” come Luci a San Siro e Samarcanda.
Sono pochissimi gli autori di canzoni che hanno uno stretto legame tra musica e letteratura e uno di questi è certamente Roberto Vecchioni che si è ispirato ai grandi miti letterari come Saffo, Orfeo ed Euridice, Ulisse, la bellissima storia di Gaston e Astolfo; ai grandi scrittori di oggi tra cui Cesare Pavese, Rimbaud, Hemingway (Il vecchio e il mare), Alda Merini, Wislawa Szymborska. Nella conferenza stampa che ha preceduto il concerto, Vecchioni si è lasciato sfuggire la notizia che, a cinque anni di distanza dall’album Io non appartengo più, uscirà a ottobre un nuovo album che conterrà 12 inediti. Tra questi brani ce ne sarà uno intitolato L’infinito, evidentemente ispirato al capolavoro di Leopardi che Vecchioni ha definito uno dei più grandi poeti di tutti i tempi. Si tratta di una canzone a cui l’autore si sente particolarmente legato, perché ricostruisce l’ultimo anno di vita di suo padre. Vecchioni rifiuta l’idea di un Leopardi visto come un nemico della natura e dell’universo, come un pessimista totale come per anni l’hanno insegnato nelle università. Studiando la vita e alcune opere del poeta, si può infatti comprendere che per Leopardi ciò che conta per un uomo è dare tutto se steso e “vivere il momento” e per questo la canzone, costruita su Leopardi, afferma Vecchioni che “Ha un finale in cui lui dice: ‘Basta, non voglio più soffrire, il dolore se ne può andare’”. Il cantautore ha dichiarato di essere soddisfatto di questo suo ultimo lavoro che considera il migliore della sua vasta produzione addirittura migliore di Io non appartengo più, che molti di noi hanno considerato il massimo livello poetico, narrativo e musicale di questo autore.

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