“UTOPIA” inaugura la XXX edizione di Civitanovadanza 2023
di Elena Bartolucci
11 Lug 2023 - Commenti danza
La collaborazione tra Żfinmalta National Dance Company ed Emanuel Gat ha regalato una performance di danza contemporanea di altissimo livello.
(Foto di Camille Fenech)
Civitanova Marche – Sabato 8 luglio, presso il teatro Annibal Caro di Civitanova alta, ha preso il via Civitanovadanza 2023. Quest’anno è previsto un programma diffuso che coinvolgerà anche le città di Fermo (16 luglio – Villa Vitali, Tra passato e futuro con la stella internazionale Jacopo Tissi) e Macerata (4 agosto – Sferisterio, Carmen della Compagnia Antonio Gades), sperando così in un maggior coinvolgimento di pubblico rispetto alla magra presenza di spettatori (esclusi i diversi addetti al settore) riservata per la prima data del calendario.
Come dichiarato dal direttore dell’AMAT, Gilberto Santini, questa XXX edizione continua sulla scia dello spirito del festival in nome di Enrico Cecchetti.
Dopo una brevissima presentazione in cui è stato semplicemente ringraziato il direttore della compagnia presente in sala, senza troppi fronzoli è stato dato subito il via alla serata con lo spettacolo Utopia della Żfinmalta National Dance Company.
Guidata dal coreografo italiano Paolo Mangiola, questa compagnia versatile e talentuosa porta in scena produzioni fresche, coraggiose e di caratura internazionale. Fondata nel 2014, è diventata ben presto una delle organizzazioni culturali pubbliche più importanti di Malta, una realtà in cui gli artisti possono crescere e sperimentare, contribuendo ad aumentare esponenzialmente la visibilità della danza contemporanea. La compagnia vanta diverse collaborazioni con acclamati coreografi di fama internazionale, fra cui Roy Assaf, Tânia Carvalho e Jacopo Godani, nonché giovani ed interessanti talenti quali Marco D’Agostin o Riccardo Buscarini.
Utopia, considerato come un viaggio personale di individui in cerca di connessioni, nasce da un’idea del coreografo israeliano Emanuel Gat, il cui personale e inconfondibile approccio al fare danza hanno portato i suoi lavori nei più importanti teatri e festival di tutto il mondo, rendendolo così una figura di spicco del settore in tutta Europa.
“La coreografia, quale pratica volta all’organizzazione di un gruppo di persone in movimento, può e deve essere un modo per orientarsi verso modelli e sistemi ideali, sia per gli individui che per la società. A prescindere dall’effettivo raggiungimento di questi modelli utopici, il fatto che un determinato sistema coreografico mostri prove evidenti dei suoi benefici per il gruppo coinvolto in esso, ha di per sé un grande valore; esso rappresenta il quotidiano tentativo di ottenere – in ambito artistico – ciò che non è perseguibile (e probabilmente non esiste) nel mondo reale”.
Grande intensità di sguardi tra i ballerini, vicinissimi e fermi a semicerchio in mezzo al palco, che sono rimasti immobili fin tanto da dare il via a una serie di movimenti fluidi, aggraziati anche se apparentemente scoordinati in termini di ritmo.
Dopo un primo momento di silenzio, è stato dato spazio solo al rumore dei loro respiri e alcune note leggerissime di un piano.
Se all’inizio i movimenti non sembrano seguire un tema preciso o movenze simili, a un certo punto i danzatori si ritrovano schierati in fila come soldati sul fondo del palco. Uno ad uno iniziano a danzare creando dei piccoli e brevi passi a due che piano piano ritrovano la sincronia del gruppo.
La nebbia scende e anche la musica cambia diventando più metallica, dal sapore decisamente elettronico, per poi sparire di nuovo per lasciare spazio ai soli corpi che iniziano a parlare una lingua tutta loro. Spesso in posa, come sospesi nel tempo e nello spazio.
Utopia è una performance così delicata quasi da far dimenticare allo spettatore di guardare uno spettacolo di danza contemporanea. Troppo spesso, infatti, il pubblico viene turbato da performance tanto criptiche da lasciare un segno tangibile in termini di incomprensione.
Davvero ammirevole l’uso calibrato della luce, i cui fasci monocromatici o tendenti alle cromie pastello hanno saputo dare il giusto risalto ai momenti più lievi e intimi di questo mirabile balletto. In particolare, quando due fasci di luce conici molto tenui hanno dato il via verso il finale a diversi assoli, in cui ciascun ballerino in scena ha manifestato con le proprie linee e fisicità diversi ritmi di danza, mentre la musica di sottofondo diventava una jam session di rumori musicali.
Torna poi la musica dal sapore più moderno che si assopisce fino a trasformarsi in diversi rumori di sottofondo, tra cui percepire il suono della natura e dei suoi animali.
Ognuno danza per sé stesso ma anche per gli altri, correndo nelle stesse direzioni e facendosi scudo umano intorno al singolo performer, fino ad allinearsi di fronte al pubblico, già pronto ad applaudire quest’ottimo inizio per Civitanovadanza.
Sensualità, delicatezza e complicità sono sicuramente le parole chiave che meglio descrivono questa creazione coreografica, in cui “l’organizzazione di un gruppo di persone in movimento può e deve essere un modo per orientarsi verso modelli e sistemi ideali, sia per gli individui che per la società”.
Con Utopia, Emanuel Gat ha saputo celebrare l’unicità, il virtuosismo e il coraggio degli otto danzatori della compagnia ŻfinMalta (Pearl Calleja, Tara Dalli, Felix Deepen, Nick Folini, Jérémie Lafon, Lotte La Haye, Keith Micallef e Amber Van Veen), in cui è stato esaminato “il ruolo del performer nella sua qualità di creatore dal vivo su un palcoscenico”. La coreografia e il disegno luci sono firmati da Emanuel Gat, i contributi musicali sono di Chick-p, mentre i costumi sono di Holly Knowles. Lo spettacolo della Żfinmalta National Dance Company è una prima assoluta italiana, che viene distribuito da Live Arts Management.