Uscito “Storie”, quarto album di Stefano Matta
a cura di Claudia Erba
29 Dic 2018 - Dischi
Uscito, sabato 15 dicembre, su tutte le maggiori piattaforme digitali, il quarto lavoro in studio del cantautore cagliaritano Stefano Matta, Storie, che segue Ammore & Rabia (tra passato e presente) (La Stanza Nascosta Records, 2017) e le due autoproduzioni, Vento idiota e Il lupo della steppa.
L’album, distribuito dall’etichetta La Stanza Nascosta Records è stato preceduto dal singolo È ancora estate, una godibile ballata dalle coloriture country-rock, nella quale è contenuta una citazione musicale di Brutta, brano firmato da Bruno Zucchetti e Giuseppe “Beppe” Dati e cantato da Alessandro Canino.
La regia del videoclip ufficiale, volutamente minimale e artigianale in dichiarata opposizione a certe produzioni patinate dei nostri giorni, è di Stefano Matta, Lorenzo Eriu ed Elena Giavoni.
La grafica dell’album è curata da Luigi Desogus; in copertina un particolare dell’opera murale realizzata dall’artista Luigi Lai a San Sperate (Sardegna) nell’ottobre 2016, con la collaborazione ed il supporto dell’associazione culturale NoArte Paese Museo.
Parole e musica sono di Stefano Matta, mentre gli arrangiamenti sono stati curati dal cantautore e polistrumentista romano Leonardo Guelpa, in arte Clyde, e dal musicista e produttore Salvatore Papotto, che si è inoltre occupato della post-produzione.
Centrale in “Storie” l’utilizzo della parola come fulcro narrativo ed emozionale, che si inscrive in un universo autoriale di immediata riconoscibilità pur nella sorprendente eterogeneità sonora: le suggestioni isolane delle launeddas di Giacomo Lampis (Manu invisible, dedicata al massimo esponente della Street Art in Sardegna) convivono all’interno dell’album con spruzzate funky (Storie), fiammate rock (San Juan, Voci da un bar), atmosfere da chansonnier francese (Ballata dell’eroe), Nashville sound (La ballata dell’emigrante, Il giovane Werther) e reminiscenze gucciniane (Un cantautore).
Vero e proprio leitmotiv dell’album (L’età del buio, Angelia, I bambini di Aleppo, Un anarchico, Mio padre era un comunista) uno spirito di genuina denuncia sociale immune da derive didascaliche, ma c’è spazio anche per alcune, felici, parentesi romantico-intimistiche (Dentro quella macchina e La storia di un amica, che vede la partecipazione, alla voce, di Camilla Matta, figlia del cantautore) e per l’ambiziosa Il più grande Uomo, personalissimo tentativo di risposta al «Voi chi dite che io sia?».
Stefano Matta inizia a “strimpellare” la chitarra da adolescente – all’ oratorio del paese – e comincia a comporre le sue prime canzoni negli anni novanta, quando, ispirato dai poeti della “beat generation” e soprattutto dal grande Dylan, si scopre egli stesso artista. Nelle sue canzoni si incontrano temi etico-politici, sociali e filosofici, ma anche storie, d’amore e non. Nel corso degli anni Stefano Matta ha collaborato con vari musicisti che lo hanno portato ad ampliare e personalizzare il suo stile musicale, che abbraccia molti generi: nelle sue composizioni si alternano sonorità eterogenee, dal rock al pop, dal reggae al blues, passando per la canzone d’autore e il canto tradizionale della sua terra natia (la Sardegna). L’impiego, in alcuni brani, del campidanese, è un’altra cifra caratterizzante del suo cantautorato.
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