Un’affascinante Abbagnato interpreta Puccini allo Sferisterio
di Elena Bartolucci e Alberto Pellegrino
13 Ago 2018 - Commenti danza, Danza
Un balletto per raccontare Puccini
di Elena Bartolucci
Macerata – Tra gli ultimi appuntamenti del MOF (Macerata Opera Festival) è la danza la vera protagonista sul magnifico palcoscenico dello Sferisterio, quasi completamente spoglio di qualsiasi tipo di scenografia. Sulle note delle più celebri arie delle opere di Giacomo Puccini, ha preso vita un ottimo balletto che ha visto prevalere la luce dell’étoile Eleonora Abbagnato.
Lo spettacolo, infatti, prende il nome da uno dei più amati compositori e operisti italiani con l’obiettivo di omaggiare il destino tragico delle migliori eroine pucciniane mai raccontate, da Manon Lescaut a La Bohème, da Tosca a Madama Butterfly.
Coreografie semplici ma potenti caratterizzate dalla forza romantica di un repertorio intramontabile, in cui certamente la bravura di Eleonora Abbagnato (étoile dell’Opera di Parigi e direttrice del Corpo di Ballo del Teatro dell’Opera di Roma) ha eclissato la presenza di tutti gli altri ballerini in scena, che hanno mostrato delle notevoli carenze in fatto di simmetria nei movimenti di insieme, andando spesso fuori tempo e non riuscendo a garantire sempre una certa pulizia delle linee di braccia e gambe.
Notevoli i balletti eseguiti solo dai ballerini maschili come quello sulle note dell’aria “Nessun dorma” cantata dall’inconfondibile voce del maestro Pavarotti.
Intenso anche il balletto eseguito sulle note di “O mio babbino caro” tratto da Gianni Schicchi, ma davvero degni di nota sono il primo assolo di Madama Butterfly e lo spettacolare finale con Tosca, interpretato in modo magnifico e carico di pathos dalla Abbagnato con i capelli sciolti e il corpo completamente nascosto in una maxi cappa di uno sfarzoso rosso carminio.
Il balletto ha visto la partecipazione di vari interpreti quali Giorgia Calenda, Giacomo Castellana, Claudio Cocino, Virginia Giovanetti, Federica Maine, Flavia Morgante, Michele Satriano (solista del corpo di ballo dell’Opera di Roma), Alessio Rezza, Arianna Tiberi, Gaël Alamargot, Julie Asi, Florent Cazeneuve, Matisse Coelho-Mandes, Ivan Julliard, Zélie Jourdan, Roxane Katrun, Marco Vesprini e Mara Whittington.
La coreografia e la regia sono di Julien Lestel, i costumi minimali ma davvero sublimi nella loro semplicità portano la firma di Patrick Murru, mentre le luci essenziali sono di Lo-Ammy Vaimatapako.
Lo spettacolo è una produzione Daniele Cipriani Entertainment.
Un’affascinante Abbagnato interpreta Puccini allo Sferisterio
di Alberto Pellegrino
Parlerò solo di emozioni a proposito dello spettacolo di Eleonora Abbagnato su Puccini, andato in scena il 9 agosto nello Sferisterio di Macerata che ritorna a ospitare la danza dopo una assenza abbastanza lunga con questa coproduzione italo-francese con le coreografie e la regia di Julien Lestel. Solo emozioni, dicevo, perché questi sono i sentimenti cui mi sono affidato nel lasciarmi prendere dal fascino della musica e del canto pucciniani magistralmente interpretati da questa compagnia di danza, con gli uomini che hanno interpretato le “anime maschili” del compositore e le donne che hanno portato sulla scena le eroine predilette dell’autore.
Così mi hanno affascinato, sfilando sul palco, Cio Cio San e il coro a bocca chiusa della Butterfly, la toccante morte di Manon che spira “sola, sperduta, abbandonata” nel deserto della Luisiana, la diafana Rondine che danza leggera sopra un tappeto di luce, un atletico Calaf che interpreta la celebre “All’alba vincerò” dalla Turandot, la delicata Roxane Katrun che danza dolcemente “O mio babbino caro” da Gianni Schicchi. Avvolgente, a volte struggente appare la Mimì di Giorgia Calenda nella interpretazione della celebre romanza del primo atto.
Infine si entra nel clou dello spettacolo con due opere ampiamente rappresentate. La Suor Angelica, un melodramma di soli personaggi femminili, si apre con l’ingresso in scena di uno stuolo di suore leggere come bianche farfalle. Poi arriva lei, Eleonora, lieve, soave, spirituale come un angelo caduto dal cielo per interpretare il dramma di una fanciulla che deve portare la sua croce di “sepolta viva” in un convento, nel quale deve scontare il suo peccato d’amore. “La grazia è discesa dal cielo…/Già tutta, già tutta/mi accende!/Risplende, risplende!/Già vedo, sorelle, la/meta!” scrive Gioacchino Forzato (autore del libretto) al momento della morte della giovane che, una volta avuta la notizia della morte del suo bambino, ha bevuto una sostanza velenosa, ma trova la forza di chiedere perdono alla Vergine che compie il miracolo di farle la grazia della salvezza eterna. Ha detto Puccini, rivolgendosi alla sorella Igina suora agostiniana: “Scrivo un’opera claustrale o monacale… (anche se) la mia scienza non arriva fino… al cielo vostro». La Abbagnato ha interpretato con grande maestria e intensità lo spirito religioso di questo testo dominato da una figura veramente inusuale nell’universo musicale pucciniano.
La serata si chiude con Tosca, un grande affresco che si apre con il Te Deum, quando sul palco punteggiato dal dumo dell’incenso dei turiboli, Scarpia (un ottimo Sebastian Melo Taveira) scaglia la sua blasfema sfida al cielo. Irrompe quindi sulla scena Eleonora Abbagnato, avvolta nel suo smagliante abito rosso, la quale cambia completamente pelle, passando dalla candida Suor Angelica alla carnale e sensuale Tosca, sprizzando energia da tutto il suo corpo. Si cambiano ancora atmosfere in Vissi d’arte, la celebre romanza danzata tra orgoglio e pietà, fierezza e sottomissione. Si assiste a un momento di grande poesia visiva con Lucean le stelle elegantemente e appassionatamente interpretato da Claudio Cocino, per arrivare al finale dominato dal rosso di Tosca e dal nero del Capo della polizia: una volta scoperto l’inganno di Scarpia, un nero stuolo di corvi (le guardie) si avventa su Tosca che, fedele al suo ruolo di eroina pucciniana, sceglie la morte alla prigionia.