Una splendida Carmen allo Sferisterio
Alberto Pellegrino
9 Ago 2012 - Commenti classica
Macerata. à lei, Carmen, la regina di Sferisterio 2012 grazie alla bellissima regia di Serena Sinigaglia, supportata da un cast di validi interpreti e dalla raffinata direzione del M Dominique Trottein, che ha saputo guidare con grande sensibilità i cantanti e l'Orchestra Ragionale delle Marche. Un potente Roberto Aronica ha messo tutta la sua esperienza di maturo interprete per esprimere la passionalità , le crisi spirituali e di identità di don Josè; il giovane soprano Alessandra Marinelli (appena 25 anni) è stata una Micaela casta e nello stesso tempo appassionata, schiva e nello stesso tempo tenace nel tentativo di salvare l'uomo che ama; il baritono albanese Gezym Myshketa ha debuttato nel ruolo di Escamillo rappresentandone con giusto equilibrio la spavalda arroganza e l'intensa passionalità ; infine Veronica Simeoni ha interpretato una Carmen di agilità più che di potenza, ha puntato sulla corda della sensualità avvolgente e raffinata, rinunciando ad ogni atteggiamento spagnoleggiante, rifuggendo da facili ricadute nella volgarità , riuscendo ad essere elegante e affascinante, perfettamente inserita nella cornice costruita intorno a lei dalla sapiente regia della Sinigaglia.
La scena si apre su un assolato deserto cosparso di cumuli di terra che con la sua desolazione ricorda la waste land di Thomas Stearns Eliot, terra di disperazione e di morte annunciata, dove i panni rossi che pendono sulla scena più che un segnale di festa sono un richiamo del sangue, un'arida valle dove si agitano donne violente e uomini imbottiti di vino, come la picaresca figura del borracho (l'ubriaco) che fa da filo conduttore all'intera vicenda e da punto di sutura tra un'azione scenica e l'altra. Sulla grande parete dello Sferisterio si apre una specie di antro da dove entrano in scena di volta in volta i vari personaggi preannunciati da luci violente o fortemente drammatiche.
Poliziotti in divisa nera e in assetto antisommossa sostituiscono i Dragoni d'Alcalà per mettere subito in chiaro che la regia intende cancellare ogni traccia di folclore spagnoleggiante; marciano con militaresca precisione nel momento del cambio della guardia; consumano il rancio in gavetta; sopportano il gioco irriverente di un nugolo di bambini; usano delle comuni e realistiche transenne per frenare le esuberanze delle sigaraie che con i loro abiti festosi contrastano l'oscura presenza del Potere costituito. Micaela, chiusa nel suo casto abitino nero, sfida le pesanti avances pesanti dei poliziotti che poi preferiscono flertare con le più disponibili sigaraie; quindi fa il suo ingresso in scena Carmen, che indossa pantaloni neri e un gilet grigio, ad indicare la cifra della sua presenza fatta di flessuosa sensualità che avvolge come in una spirale il brigadiere Don Josè, subito soggiogato da tanta audacia femminina. L'uomo si sente perduto e accoglie come un'ancora di salvezza Micaela che le ricorda un amore pulito e un lontano villaggio dove la madre, raccolta in preghiera, è evocata nel subconscio di Josè da un corteo di nere e velate prefiche che attraversa silente la scena. Annunciata da sulfuree luci rosse irrompe sulla scena Carmen, arrestata perchè spregiudicata donna di coltello, la quale avvolge il povero don Jose nelle spire della morbida e flessuosa sensualità , assoggettandolo alla sua volontà .
Un recinto di transenne, poche cassette portabottiglie di plastica colorata e soffuse luci azzurre bastano per creare la taverna di Lillas Pastia, dove Carmen appare con una gonna nera sopra i pantaloni a mitigare la sua aggressiva fierezza con un tocco di femminilità , mentre un popolo di picari festanti riempie gli spazi con appropriati movimenti coreografici, per poi trasformarsi in fan in delirio per il torero Escamillo. Il suo arrivo viene accolto con un'ola di accendini e baci da svenimento per sottolineare con ironia gli eccessi del divismo, ironia che pervade l'arrivo dei contrabbandieri in panama e abiti borghesi, i quali tirano fuori dalle loro sacche abiti griffati, trasformando le popolane in dame dell'alta società vestite di rosso; della stessa cifra ironica è vittima l'ufficiale Zuniga quando cerca di frapporsi all'amore tra Carmen e Josè, per cui viene circondato, rimane in mutande e finisce incatenato a una transenna con le stesse manette. Fra le due scene Carmen danza per Josè, per poi ingaggiare entro due mobili cerchi di luce una lotta-seduzione che finisce per trasformarsi in un selvaggio abbraccio amoroso.
La montagna è segnata da un labirintico e geometrico sentiero di transenne entro il quale si muove come un lungo serpente il gruppo dei contrabbandieri, poi nell'improvvisato accampamento la bella scena della lettura del destino, con mimi-ballerini che commentano il rito delle carte bianche nelle quali si legge il futuro felice di Mercedes e Frasquita, mentre le stesse carte di Carmen si tingono di rosso ad annunciare il suo destino di morte. Nell'accampamento riappare Micaela per un ultimo tentativo di richiamare ai suoi doveri di figlio e di futuro sposo Don Josè, la cui coscienza è tormentata dal ritorno delle nere prefiche che attraversano la scena al lume delle fiaccole. Poi Escamillo irrompe sulla scena, per dichiarare il suo furente amore per l'affascinante sigaraia, intrecciando con Josè un duello a colpi di coltello che Carmen interrompe. Dopo un ultimo incontro con Carmen, che si trasforma in una lotta violenta, Josè decide di andare dalla madre morente, ma promette che si prenderà la sua vendetta. Siamo di fronte all'arena de toros, dove una folla festante che agita dei fatidici fazzoletti rossi accoglie Escamillo e Carmen fasciata in un elegante abito nero con il quale andrà incontro alla morte fedele alla sua indomita natura di donna coraggiosa, che decide di difendere la propria libertà piuttosto che sottomettersi all'uomo che non ama più. La regia, invece della passiva accettazione di un tragico destino, sceglie la strada della lotta, per cui Carmen non si abbandona fra le braccia della morte, ma armata di coltello ingaggia un duello-balletto al cui termine soccombe alla furia dell'uomo che rimane inebetito sulla scena, mentre il borrachon ritrova la sua dignità di uomo e compone con il corpo di Carmen una pietà michelangiolesca isolata dal resto della scena da un freddo raggio di luce.
à stata una bellissima Carmen che è riuscita a trasmettere forti emozioni senza tradire una linea di eleganza e di coerenza drammaturgica: un valido esempio di teatro in musica come dovrebbe essere sempre concepito oggi il melodramma con buona pace dei melomani.
(Alberto Pellegrino)