Un Barbiere metateatrale per Torino
Luca Rossetto Casel
6 Dic 2000 - Commenti classica
La Scheda:
Il Barbiere di Siviglia
Melodramma buffo in due atti
Libretto di Cesare Stermini dalla commedia omonima di Pierre-Augustin Caron de Beaumarchais
Musica di Gioachino Rossini
Il conte d' Almaviva Rockwell Blake, Don Bartolo Bruno Pola, Rosina Anna Caterina Antonacci, Figaro Roberto Servile, Don Basilio Andrea Papi, Fiorello Enzo di Matteo, Ambrogio Angelo Nardinocchi, Berta Giovanna Donadini, Un ufficiale Aldo Bertolo, Maestro al fortepiano Carlo Caputo; Direttore d' orchestra Corrado Rovaris, Regia Ferruccio Soleri, Scene e costumi Luisa Spinatelli, Assistente alla regia Rossella Biscazza, Assistente ai costumi Monia Felicia Torchia, Maestro del coro Bruno Casoni, Orchestra e Coro del Teatro Regio.
Fin dalle prime battute della Sinfonia risulta chiara l' impostazione generale di questo Barbiere: una lettura, questa dell' Orchestra del Teatro Regio, puntualmente diretta dal maestro Corrado Rovaris, tutta chiaroscuri, giocata su un fraseggio teso a evidenziare ogni malizia della scrittura rossiniana. E proprio il termine malizia direi- rende l' idea dello spirito di questa interpretazione in cui tutto è risolto in chiave squisitamente ironica, dando a tratti l' impressione di assistere, più che a una rappresentazione del Barbiere, a una rappresentazione sul Barbiere (pienamente in linea con quanto afferma Emanuele Senici nel suo interessante contributo al programma di sala, individuando nel capolavoro rossiniano una dimensione metateatrale).
Impressione confermata dal fatto di trovarsi davanti a un cast di cantanti dotati di grande intelligenza teatrale, oltre che musicale. Rockwell Blake disegna un Almaviva dai tratti marcatamente ironici, in virtù dei quali il tenore moderno appare come una caricatura dell' evirato settecentesco e del mondo operistico che gli sta alle spalle. La Rosina di Anna Caterina Antonacci è tutta un nervosissimo, subitaneo mutar d' affetti e d' accenti, rendendo giustizia alla famosa autopresentazione contenuta nella cavatina. Roberto Servile è un Figaro ricco di mordente ma mai sopra le righe, che mostra bene il contrasto tra il suo personaggio e i due più seri . Le doti vocali e drammatiche di Bruno Pola creano un Bartolo veramente a tutto tondo; appare perciò meritatissimo il grande apprezzamento tributatogli dal pubblico. Applauditissimo anche Andrea Papi, che mette la sua voce sontuosa al servizio di un Don Basilio ricco di spirito. Impeccabili i comprimari -tra i quali merita una nota a parte Giovanna Donadini, che propone una Berta intesa in senso decisamente caricaturale- e il Coro del Teatro Regio, preparato dal maestro Bruno Casoni.
La messinscena è di impianto tradizionale e non lo si intenda come una critica. La regia, firmata da Ferruccio Soleri, raccoglie alcune divertenti gag senza scadere nell' eccesso; le scenografie e i costumi di Luisa Spinatelli, nella loro garbata semplicità , danno buon gioco ad alcuni suggestivi giochi di luce e, soprattutto, alla recitazione dei cantanti; riguardo alla quale già ho avuto modo di dilungarmi. Una menzione in più merita, invece, il bel programma di sala, che, oltre al libretto vero e proprio e ad alcuni interessanti articoli -tra i quali quello, citato sopra, di Senici- include in appendice il catalogo delle opere di Gioachino Rossini.
(Luca Rossetto Casel )