Tripudio di applausi per “Elisir d’Amore” a Treviso
di Gianluca Macovez
3 Mar 2025 - Commenti classica
Il teatro ‘Mario del Monaco’ di Treviso esaurito per un riuscito “Elisir d’Amore” di Donizetti che chiude alla grande la Stagione Lirica.
(Foto di Andrea Birra)
Treviso, 16 febbraio 2025 – Elisir d’Amore è il terzo e conclusivo titolo della Stagione Lirica del Teatro Comunale ‘Mario Del Monaco’ di Treviso.
Diciamo subito che la realtà teatrale trevigiana sta vivendo un periodo felice. Sia per una programmazione interessante, ben strutturata, che propone giovani talenti emergenti, cantanti di grosso spessore ma poco presenti nella programmazione nazionale ed artisti ricchi di esperienza ma che, spesso per loro scelta, sono usciti dal grande giro dello star system. Basti pensare ai direttori delle ultime due opere, autentiche punte di diamante della grande tradizione musicale italiana: Giuliano Carella per Flauto Magico e Tiziano Severini in Elisir.
Il successo di pubblico, però, va anche ascritto al clima che si respira in teatro. Arrivando si viene accolti dai sorrisi del personale, dalla cortesia della biglietteria, dal garbo di tutti, pronti a risolvere i problemi di chi viene da lontano, a salutare gli abbonati più affezionati, ad ascoltare i ragazzini con le loro domande sconclusionate. Insomma, hai la sensazione di non essere un utente anonimo che vale solo per il posto che occupa, ma ti senti valorizzato nel tuo ruolo di pubblico. Non è poco e pensiamo che anche questa sia una delle scelte di metodo della felice direzione artistica del Maestro Stefano Canazza.
Certo queste considerazioni sono importanti quando lo spettacolo funziona, come in questa occasione.
Cominciamo dalla parte visiva: piacevoli e garbate le scene e costumi di Gianmaurizio Fercioni, autore di un agile allestimento dai richiami tradizionali.
In qualche modo si citano i fondali della prima assoluta dello spettacolo, datata 1832, che sono riletti con garbo ma senza atteggiamenti archeologici. Anzi, si sottolineano le volute incoerenze storiche, dalle fasce tricolori alle lampadine in scena, per trasportare in un clima fra ironia e poesia, che viene ben evocato dalla regia di Bepi Morassi, che tesse le sue trame fra teatro e metateatro.
Il regista riesce ad evitare forzature ed eccessi, ma certo non si può parlare di regia tradizionale: ad un certo punto nei palchi appaiono le coriste, Dulcamara canta dalla platea, c’è una narrazione olfattiva che culmina con un trionfo di olezzo di ragù nel corso della festa prenuziale, Belcore ha un gruppo rock e per vendere più elisir, lo scaltro ciarlatano assolda due ballerine.
Tanta roba ma mai troppa, nel senso che tutto ha una ragione e nulla sovrasta la partitura o la narrazione. Vien da pensare che Donizetti avrebbe approvato e che certamente non avrebbe storto il naso.
I momenti migliori sono quelli del sorriso, mai volgare o scontato e quelli della commozione, i due estremi della partitura, che il Maestro Severini ha proposto nella versione senza tagli, rendendo lo spettacolo oltremodo interessante.
Siamo davanti ad un musicista serio, preparato, che vive la musica con coerenza e dedizione.
Una di quelle figure della grande ‘vecchia scuola italiana’, anche se il Maestro decisamente non rientra in quella fascia d’età, che tanto bene farebbe ai nostri teatri, spesso frettolosi e, purtroppo, molte volte poco riconoscenti.
Alla guida della ORFV, Orchestra Regionale Filarmonia Veneta, Severini offre una interpretazione quasi malinconica ma ricca di fascino. Pare leggere la storia con la consapevolezza della vita, con il disincanto di chi ne ha viste tante, con il sapore del cinismo che va a dilatare tempi per acuire il senso del dramma, che è ben presente in Donizetti, ma che troppo spesso la rincorsa al facile applauso ha ottenebrato.
Alla fine, però, l’Amore vince. Non per un elisir, ma per il coraggio di non fuggire da quello che vuole il cuore.
Un viaggio nei sentimenti che culmina con il piacere della consapevolezza ed il coraggio di essere sé stessi, incuranti di giudizi e frasi fatte. Una interpretazione forte e rara che il pubblico dimostra di apprezzare molto.
Bene sia vocalmente che scenicamente il Coro Lirico Veneto, diretto da Matteo Valbusa.
Parliamo quindi degli interpreti.
Judith Maria Duerr è Giannetta. Bella figura, interessante colore della voce, deve lavorare sulla gestione dei volumi e del corpo, per evitare che il centro possente si alleggerisca troppo e scolori al salire verso l’alto.
William Hernandez è un Belcore francamente divertente, capace di essere un impettito sergente, una disinibita rockstar, una ironica caricatura ed un uomo seccato, senza mai cadere nel tranello dell’eccesso o della maniera. Una lettura fresca che è certamente facilitata dalla freschezza dello strumento, capace di adeguate agilità, acuti interessanti e di una linea di canto appropriata. Una prova che convince sempre di più nel corso dello spettacolo e che il pubblico apprezza notevolmente.
Dulcamara è Daniel Giulianini: voce ben poggiata, volumi potenti, ricca tavolozza, acuti solidi e grandi fiati, tratteggia un imbroglione pasticcione e compiaciuto. La vastità della parte e le richieste della regia non lo mettono in difficoltà e dimostra una tenuta vocale inossidabile, che spinge a sperare di riascoltarlo presto.
Per i protagonisti certamente la riapertura dei tagli è stato un grosso onere, ma ne è valsa la pena. Sia perché il pubblico ha potuto godere di una versione realmente donizettiana del titolo, sia perché questo ha messo ancor meglio in evidenza le doti dei due interpreti.
Giulia Mazzola aveva vinto nel 2021 il premio Toti del Monte. Da quella volta è ritornata in diverse occasioni al ‘Del Monaco’ dando dimostrazione di interessante talento. La sua Adina non è risolta a colpi di virtuosismi, ma punta sulla costruzione di una figura autentica, prima vincolata dalle aspettative della società e dalle convenzioni, poi capace di lasciarsi andare prima al sentimento, poi all’amore.
In ‘ Della crudele Isotta’, la voce sembra inizialmente un po’ trattenuta, con alcune parti caratterizzate da un volume un po’ esiguo, ma, superata l’emozione, il soprano regala alla platea una voce ricca di colori, con un centro solido ed ammaliante, degli acuti pieni ed una tecnica appropriata, che le permette di giungere alla fine del lavoro senza cedimenti od eccessiva stanchezza.
Liparit Avetisyan è un grande Nemorino. Il tenore armeno è ospite dei cartelloni dei principali teatri a mondo, ma questa è solo la seconda esibizione importante in Italia e va riconosciuto a Treviso il grosso merito di averlo proposto al suo pubblico.
Nonostante la scarsa presenza italiana, la dizione è encomiabile e meraviglia la profondità del lavoro sulla parola: il suo canto non è mai esibizione sonora, ma narrazione coinvolgente, consapevole e preziosissima.
Già dal primo apparire cogliamo la preziosità di un suono puro, omogeneo, che corre sul pentagramma senza difficoltà e senza perdere volume.
Non forza, non cerca effetti grossolani e facili applausi e regala un personaggio struggente, che incanta il pubblico che lo segue nelle arie più complesse in un silenzio quasi religioso, per poi esplodere in un applauso liberatorio dopo ‘Una Furtiva Lagrima’ di grande impatto e di rara eleganza.
Alla fine un tripudio di applausi per tutti e tantissime chiamate al proscenio, a suggellare la chiusura di una stagione decisamente di successo.
Teatro Comunale ‘Mario Del Monaco’, Treviso
“Elisir d’Amore”
Melodramma giocoso in due atti di Gaetano Donizetti; libretto Felice Romani
- direttore d’Orchestra Tiziano Severini
- con ORFV – Orchestra Regionale Filarmonia Veneta e Coro Lirico Veneto diretto da Matteo Valbusa
- regia Bepi Morassi
- movimenti coreografici e assistente alla regia Barbara Pessina
- scene e costumi Gianmaurizio Fercioni
- calzature C.T.C. Pedrazzoli
- allestimento, scene e costumi del Teatro La Fenice di Venezia
Personaggi e interpreti:
- Adina – Giulia Mazzola
- Nemorino – Liparit Avetisyan
- Il Dottor Dulcamara – Daniel Giulianini
- Belcore – William Hernandez
- Giannetta – Judith Maria Duerr
produzione Comune di Treviso – Teatro Mario Del Monaco, Comune di Rovigo in collaborazione con Teatro La Fenice di Venezia