Torna la formula FESTIVAL NEL FESTIVAL a Civitanova Danza
di Elena Bartolucci
29 Lug 2022 - Commenti danza
Tripletta di balletti di danza contemporanea che tenta di stupire il pubblico.
Civitanova Marche – Sabato 23 luglio, al teatro Cecchetti ha avuto inizio la maratona di danza contemporanea dell’edizione 2022 di Civitanova Danza.
Il primo spettacolo (a cui non abbiamo potuto presenziare per disguidi tecnici del magazine) intitolato Doppelgänger – Chi incontra il suo doppio, muore è una prima ed esclusiva regionale di Michele Abbondanza, Antonella Bertoni e Maurizio Lupinelli con Francesco Mastrocinque e Filippo Porro. Il disegno luci e la direzione tecnica di Andrea Gentili, le elaborazioni musicali di Orlando Cainellin per una produzione Compagnia Abbondanza Bertoni, Armunia/Festival Inequilibrio, Nerval Teatro con il sostegno di MiC – Direzione Generale per lo spettacolo dal vivo con la collaborazione di Regione Toscana, Provincia Autonoma di Trento – Servizio Attività Culturali e Comune Di Rovereto – Assessorato alla Cultura.
“Il doppio, la dualità come differenza, l’opposto che dà origine al mistero: questo lavoro parla e dà forma soprattutto all’incontro tra i corpi dei due interpreti, Francesco Mastrocinque, attore con disabilità, appartenente all’esperienza del Laboratorio Permanente di Nerval Teatro e Filippo Porro, danzatore. Il progetto presenta anche la ‘prima volta’ di una collaborazione tra due nuclei artistici differenti, che si incontrano nel solco tra arte e diversità, portando reciprocamente la propria esperienza e poetica della scena che, pur nella lontananza del segno, si alimenta e sviluppa attraverso la medesima sensibilità e passione. Fin dai primi giorni abbiamo cercato di cogliere nello sguardo dei due interpreti, soprattutto un riconoscersi e attraverso questa reciproca ri-conoscenza, restare in ascolto di questa loro fase germinale. È seguito poi, diremmo in maniera naturale e quasi esclusivamente autogestito da loro stessi, uno sviluppo simbiotico dell’azione fino ad arrivare alla solitudine e al groviglio di arti e luce, di suoni e silenzi; il tutto attraverso un processo di relazione quasi esclusivamente somatico. Un ossimoro in danza, un tentativo di svelare, tra sapiente ignoranza e disarmonica bellezza, il doppio viso della sfinge: due corpi diversi che cercano sulla scena l’origine della possibilità di esistere, una dirompente vitalità e un candore disarmante, attraverso l’astrazione della realtà che diventa visione. Due corpi uguali che si riconoscono e non smettono l’abbraccio, il mandala, la cellula che li lega. Due esseri primi, primati, ai loro primi passi; tra evoluzione e involuzione, scelgono l’inesistente ‘voluzione’: uno stare vicini senza l’andare. Senza il destino forzoso del crescere e del diminuire. Un percorso di gesti, sguardi; piccole, grandi tenerezze; beffardi e spietati tradimenti.”
Il festival nel festival è entrato poi nel vivo traslocando al teatro Rossini con Première un’altra prima assoluta del Balletto di Roma.
“Perché danziamo? Questa domanda sorge prima di ogni nuova creazione e la risposta arriva, mai completa, nei momenti più inaspettati: frammenti brevissimi, sbirciate brevi dentro una sensazione indefinibile. Momenti in cui ci rendiamo conto che esiste un senso più grande di noi, che siamo parte infinitesimale di un disegno cosmico vastissimo. Première nasce dall’incontro di Andrea Costanzo Martini con i danzatori del Balletto di Roma e dalla fascinazione per questi artisti così giovani che inseguono il loro desiderio di movimento, sia come sentimento personale, sia come bisogno comune. Première celebra l’umanità, indaga le biografie, le storie uniche e irripetibili di ognuno. Quale allineamento di stelle e pianeti ha permesso loro di essere qui su questo palcoscenico, pronti e disposti a sacrificare qualcosa per noi spettatori? Première ci svela che una compagnia di danza in fondo è un villaggio, una tribù, con i suoi bisogni primari che tentano di essere soddisfatti dall’organizzazione in codici e regole. Tra luci e ombre, come sotto i riflettori. Specialmente alla luce degli avvenimenti legati alla pandemia, dopo una lunga pausa forzata, lontani dalle sale di teatro, è sorta spontanea la domanda: come tornare su un palcoscenico? Cosa ci spinge a esibirci, a farci guardare, ad esporci agli occhi del pubblico? Cosa diamo a vedere? E cosa, di noi, è impossibile nascondere quando siamo su un palcoscenico? Première diventa quindi un rito fatto di commossi e intensi applausi, unico punto di contatto degli artisti stessi con il pubblico mancato. Una dedica a tutti coloro che hanno lavorato e stanno ancora lottando per un rientro del corpo alla vita. Una celebrazione in cui la danza è medium capace di ricreare le condizioni per ricominciare.”
Senz’altro un’idea originale di difficile impatto data l’alternanza di diversi stili, a tratti confusionari, in cui pose plastiche e movenze quasi animalesche si sono comunque fuse con grande armonia. Gli accostamenti musicali sono sembrati piuttosto azzardati e a volte inappropriati, quasi da far temere di riuscire a trovare un senso logico all’esibizione.
Première va comunque apprezzato dato che ha visto la sperimentazione di un’inedita modalità di creazione grazie alla collaborazione “a distanza” tra autore e interpreti: da Tel Aviv, dove da tempo risiede, il coreografo Martini ha infatti guidato i danzatori della compagnia “in remoto”. Una vera e propria sfida creativa, dettata dalle necessità del nostro presente, che ha dato vita a nuovi principi di ideazione e realizzazione della danza.
Come specificato in precedenza, le coreografie portano la firma di Andrea Costanzo Martini, mentre gli eccentrici costumi sono di Shira Wise il disegno luci è di Fabiana Piccioli. I danzatori in scena sono Giulia Strambini, Serena Marchese, Carola Puddu, Roberta De Simone, Paolo Barbonaglia, Francesco Moro, Alessio di Traglia e Lorenzo Petri. Lo spettacolo è una produzione del Balletto di Roma la cui direzione artistica è affidata a Francesca Magnini, realizzata interamente online con il sostegno di Regione Lazio, MiC e SIAE nell’ambito del programma Per Chi Crea.
La serata si è poi conclusa nel teatro Annibal Caro con la compagnia Virgilio Sieni per lo spettacolo Satiri, forse la prima assoluta più interessante a cui è stato possibile assistere.
Come lo stesso Sieni ha tenuto a precisare, “i due danzatori dello spettacolo sono contagiati dall’interno, investiti dalla contemplazione rivolta al gesto simile, adiacente, simmetrico. Una danza per dermatoglifi che tracciano l’aria e una sintassi che sembra riferirsi all’embrione del gesto che incontra il suo simile riconoscendolo diverso e amico. Pescano dal fondo del gesto per inscrivere forme d’intesa e di empatia che si aprono a una disposizione musicale, le danze segnano lo spazio della materia inebriante che parla con il corpo. Il mondo quotidiano qui prende il largo e si separa dal gesto enigmatico che esplode tra il dionisiaco e l’apollineo. Ancora una volta la danza si presta a laboratorio della vita, affronta azioni disperate, titaniche, si pone sulla soglia con atteggiamento vigile, mantico, divinatorio. Ma è essa stessa scienza dello stare, specchio di risonanze e richiami cognitivi.”
Il continuo rincorrersi e toccarsi fa percepire l’estrema intensità attoriale, la straordinaria dolcezza e l’incredibile fisicità dei singoli movimenti di due corpi così affini. Tutto il balletto risulta molto calibrato e in linea sia con la musica suonata dal vivo che con l’allestimento scenico e delle luci. Un’ottima performance che ha colpito nel segno conquistando i pochi presenti che si sono prodigati in uno scroscio infinito di applausi.
La coreografia e lo spazio sono stati pensati da Virgilio Sieni, mentre l’intensa interpretazione è stata affidata a due incredibili danzatori Jari Boldrini e Maurizio Giunti. Le luci portano la firma di Marco Cassini, l’allestimento è di Daniele Ferro e le maschere di Chiara Occhini. Le musiche di Johann Sebastian Bach (Suite n. 3 in Do maggiore BWV 1009 e Suite n. 4 in Mi bemolle maggiore BWV 1010) sono state eseguite dal vivo dalla violoncellista Naomi Berrill. Si tratta di una produzione della Compagnia Virgilio Sieni in collaborazione con AMAT / Civitanova Danza, Museo del Satiro di Mazara del Vallo.
Sicuramente la danza contemporanea hai suoi pregi e difetti: seppur rappresentando un notevole scoglio per i non addetti ai lavori nella fase di interpretazione dei concept alla base di ogni balletto, il livello altissimo di qualità dei danzatori e delle compagnie scelte all’interno del programma di quest’anno dimostrano come ogni edizione cerchi di alzare sempre di più l’asticella e come, ancora una volta, sia possibile puntare all’eccellenza per un piccolo festival di caratura internazionale come Civitanova Danza.