Tokio: funziona a meraviglia il “Parsifal”
Pietro Medioli (fonte: Melò Mail)
3 Nov 2002 - Commenti classica
Assistere ad una “prima” in Giappone è un'esperienza
entusiasmante. Già osservare, nel foyer del teatro
Bunka kaikan di Tokio, il pubblico che, silenzioso e disciplinato, si prepara a prendere posto in sala, tutto concentrato nell'attesa di assistere al “Parsifal” di Wagner, rende noi europei, noi occidentali, stupendamente estranei. Così come ci riempie di tenerezza osservare la fila ordinata di trecento spettatori, al termine della rappresentazione, con nelle mani il programma di sala, e dischi, e libretti, in attesa degli artisti per chiedere autografi: sono in tanti a porgere i programmi con mani tremanti per l'emozione, e sono in tanti ad estrarre, prima di congedarsi, una piccola macchina fotografica per immortalare i loro idoli.
Ma veniamo a questo “Parsifal” che ha il raro
merito di non essere mai noioso. Non solo per la
brillante e galoppante direzione di Gerd Albrecht,
ma anche per tutto il resto: Paul Elming, consolidato
Parsifal, tanto sicuro e penetrante vocalmente quanto
volutamente impacciato e maldestro sulla scena; la
perfezione del Gurnemanz di Kurt Moll che tanto preciso
senso riesce a dare alle parole integrate alla gestualità , quasi si trattasse si tutt'uno; il felice esordio nei panni di Kundry della “wagneriana” Petra Lang, per non dimenticare Franz Grundhaber (Amfortas) dalla lirica drammaticità e gestualità “operistica”.
Henning von Gierke, in collaborazione con Isao Takashima, ha raccontato la storia come un sogno di un attempato signore, di “un essere umano come tanti”(Ein Mensch wie Alle). E questo fluire di immagini, così ben integrate all'azione. ha funzionato a meraviglia.
(Pietro Medioli (fonte: Melò Mail))