“The Rake’s Progress” all’Opéra Garnier di Parigi
di Alma Torretta
7 Dic 2024 - Commenti classica
All’Opéra Garnier una versione molto parigina di “The Rake’s Progress” di Stravinskij con la regia di Olivier Py. Ottimi tutti i protagonisti principali.
(Foto @Guergana Damianova / OnP)
In italiano il titolo è spesso tradotto in “La carriera di un libertino”, ma si perde il gioco sulla parola “rake” che è parte del cognome del protagonista, Tom Rakewell, che più che un libertino è inizialmente solo un fannullone che vuole diventare ricco senza lavorare ma una volta divenutolo, grazie ad un’eredità consegnata da un misterioso personaggio, si abbandona con quest’ultimo a tutti i vizi dimenticando completamente la fidanzata Ann Trulove, messa incinta.
Prima rappresentazione assoluta nel 1951 alla Fenice di Venezia, nell’ambito del Festival internazionale di musica contemporanea, in coproduzione con il Teatro alla Scala, con la direzione dello stesso compositore, The Rake’s Progress è stato composto a Hollywood da Stravinskij, su libretto di un britannico con l’aiuto di un americano, il poeta Wystan Hugh Auden e Chester Kallman.
Il regista francese Olivier Py prende spunto spesso per i suoi allestimenti dal mondo scintillante, tutto paillettes e piume, dei cabaret parigini e lo ha fatto anche per la sua versione di questa affascinante, e assai difficilmente classificabile, opera in stile neoclassico. Stravinskij, infatti come si sa, dopo essere stato uno dei maestri dell’avanguardia tra Ottocento e Novecento era tornato a Mozart come stile ispiratore ed ha ricominciato ad usare uno degli strumenti più importanti della musica barocca, il clavicembalo, che in quest’opera è uno strumento protagonista.
Con tutte queste influenze, con una tale complessità di base, aggiungere anche un tocco parigino, anche se è nello stile di tutti i lavori del regista Olivier Py, in questo caso sembra un po’ troppo, oltretutto in una storia che si dovrebbe svolgere a Londra ed è stata ispirata, come si sa, a Stravinskij da una serie d’incisioni del pittore inglese settecentesco William Hogarth, famoso per il suo spirito satirico, intitolate, appunto, The Rake’s Progress, immagini che gli suggerirono subito una sequenza di scene d’opera.
Ma lo spettacolo è molto piacevole a vedersi, come al solito con Py, curatissimo ed assai elegante, creato per l’Opéra national de Paris nel 2008 e, dopo una prima ripresa nel 2013, adesso riproposto per fine anno con la direzione precisa e rigorosa del maestro finlandese Susanna Mälkki, molto chiara nel leggere la partitura di Stravinskij, anche se una tale lettura rigorosa e apprezzabilissima pure cozzi un po’ con il visuale voluto da Py.
Le scene d i costumi sono di Pierre-André Weitz che su una struttura geometrica molto ingegnosa, ma pure assai fredda, inserisce elementi, appunto dei cabaret parigini con ballerine, clown e nani, giustificati quest’ultimi comunque dal fatto che Tom sposerà Baba la turca, la donna barbuta del circo.
Ottimi tutti i protagonisti principali: Tom Rakewell è interpretato dal tenore americano Ben Bliss; Ann Trulove è il soprano Golda Schultz, molto applaudita dal pubblico per la bella voce e l’interpretazione accorata, assai dolce e toccante; il misterioso servitore Nick Shadow, novello Faust in cerca di anime da deviare, è poi il baritono basso Iain Paterson; Baba la turca è la giovane mezzosoprano Jamie Barton.
Il libretto è in tre atti di tre scene ciascuno, con struttura classica a arie e recitativi, preceduti da una breve fanfara di trombe e corni che segnalano l’inizio dell’opera e un epilogo in cui i protagonisti cantano la morale. Tom perderà tutti i suoi soldi, tra il bordello ed il finanziamento di macchine strampalate, tanto da dovere vendere quel che gli resta in un’asta surreale e, dopo un anno e un giorno, come pattuito, il servitore gli chiederà di essere pagato pretendendo la sua anima. Infine, Tom vincerà Shadow in una partita a dadi, anche grazie al suo amore per Ann, ma il diavolo sprofonderà tra le fiamme con la ragione del debosciato e Tom diventerà folle e, perduta pure Ann e la figlia che ha avuto da lei, muore.
Tra gli altri tanti interpreti meritano di essere citati almeno anche il basso Clive Bayleyh come Trulove, l’amorevole padre di Ann; il mezzosoprano Justina Gringytè come Mother Goose, la tenutaria del bordello; il tenore Rupert Charlesworth come Sellem, il venditore all’incanto.
Ottima anche la prova del coro preparato dalla maestra Ching-Lien Wu.
Lo spettacolo procede avvincente, grazie alla musica dal ritmo incalzante e ai continui cambiamenti di scena, se l’inspirazione per Stravinskij è classica, sarà l’ultima del suo periodo neoclassico, il risultato è ancora estremamente moderno ed avvincentemente espressivo di tutte le ricerche musicali del suo geniale autore.
The Rake’s Progress è in scena all’Opéra Garnier sino al 23 dicembre.