“Tempi e tempeste”, la 53ma Stagione concertistica 2018/2019 di Padova
a cura di Vincenzo Pasquali
8 Ott 2018 - Musica classica, News classica
(Dal Booklet 2018-19)
«Profondo è il pozzo del passato. O non dovremmo dirlo imperscrutabile?» scrive Mann nell’incipit di Giuseppe e i suoi fratelli. Problema anche musicale, quello del tempo e della stratificazione di opere e stili compositivi. Anzi nessuna opera contemporanea, nemmeno la più recente e inedita, nasce senza passato, lo si voglia o no. Accanto ai tempi, il titolo della Stagione OPV 2018/2019 presenta quello di tempeste, che vanno intese sia in senso metereologico che metaforico. Non si tratta di un mero gioco di parole in quanto, in musica, assistiamo spesso a tempeste di tempi. Inevitabile il richiamo al Beethoven dionisiaco dello Sturm und Drang ma anche all’arte apollinea di Schubert, i due compositori coetanei che incarnano altrettanti principi d’invenzione musicale e che sono emblematicamente in testa alla Stagione. Il concetto di tempo è legato a quello di spazio e il Concerto di Natale sarà per gruppi spazializzati nella Basilica del Santo: non tanto musicisti dispersi nello spazio quanto musica proiettata e letteralmente portata accanto al pubblico, superando così in modo pragmatico un secolare ostacolo di fruizione acustica dell’esperienza musicale al Santo. Il nostro tempo musicale torna con diverse figure della contemporaneità, dalla novità assoluta di Ambrosini – ispirata ad Andrea Gabrieli (Nuova commissione OPV 2018) – a Sconcerto di Battistelli su testo di Marcoaldi, fino al nuovo compositore in residenza 2019, Nicola Sani, protagonista delle prossime Lezioni di suono. A Sani, come di consuetudine, l’OPV ha commissionato una novità assoluta che verrà presentata accanto a due orchestrazioni di Berio: proprio Berio (1925-2003) è stato il Maestro del travestimento in musica, colui che ha mostrato la forza mimetica del comporre contemporaneo e a lui, a quindici anni dalla scomparsa, OPV rende omaggio con tre orchestrazioni memorabili. Ecco allora il tempo trasversale in cui la musica permette un viaggio percettivo unico: oltre a Berio che reinventa Verdi, Boccherini e Brahms, incontriamo John Adams orchestratore di un tardo Liszt, Ravel e Tchaikovsky con pagine schumanniane e mozartiane, Ghedini e Ambrosini con le musiche di Andrea Gabrieli, Stravinsky con l’amato Gesualdo in un gioco illimitato di fughe temporali attraverso una galleria di specchi. Con Brahms, Berg e Ligeti il tempo si moltiplica e sospende in rotazioni orbitali, mentre il tempo fiabesco e incantato di Tchaikovsky si riflette nelle tempeste delle rare musiche di Shostakovich per il King Lear. La Stagione si chiuderà con il maestro supremo dei giochi combinatori che creano un tempo circolare e illimitato: Bach e la sua Offerta musicale nella rilettura di Igor Markevitch che sarà il pendant ideale all’avventura iniziata qualche anno fa con L’arte della fuga.
Marco Angius, Direttore musicale e artistico
Giovedì 11 Ottobre 2018 ore 20.45
Prova generale ore 10.30
Con una introduzione all’ascolto alle ore 19.45
ORCHESTRA DI PADOVA E DEL VENETO
GIORDANO BELLINCAMPI, direttore
ALESSANDRO TAVERNA, pianoforte
Ambrosini, Aria della battaglia, nel centenario dell’Armistizio della Grande Guerra
Beethoven, Concerto n. 4 per pianoforte e orchestra
Schubert, Sinfonia n. 8 “La Grande”
Sembra che all’origine della parola tempo ci sia un antico verbo che significava tagliare. E in fondo la percezione del tempo è come la sensazione di tanti tagli nel continuo delle cose: visione di onde regolari che solcano un mare calmo. Ma quando i tagli si moltiplicano senza ordine, quando l’acqua inizia ad agitarsi e a bollire, la parola tempo non basta più: nasce tempesta, che è come una sua intensificazione. È proprio “Tempi e tempeste” il titolo della stagione di quest’anno, che si apre con il concerto di Giovedì 11 Ottobre alle 20.45 all’Auditorium Pollini. Una stagione che vuole indagare le connessioni della musica, l’arte di disporre i suoni nel tempo, con i tagli e le asperità del tempo della storia e della vita. Con particolare attenzione a quei momenti in cui l’ordine viene meno e il tempo se ne va fuori controllo.
Il programma di questa serata inaugurale copre tre ambiti che rappresentano bene le molteplici vocazioni dell’Orchestra di Padova e del Veneto: la musica contemporanea, il repertorio per strumento e orchestra e il repertorio sinfonico. Tutti e tre nelle corde del direttore ospite Giordano Bellincampi, musicista italiano cresciuto e formatosi in Danimarca. Molto richiesto in tutto il mondo, Bellincampi dirige regolarmente in tutta Europa, in Nordamerica, in Asia e in Nuova Zelanda ed è stato per molto tempo direttore musicale e artistico dell’Opera Nazionale Danese.
Fra le molte cesure che hanno segnato la storia recente, la Prima Guerra Mondiale occupa un posto di primo piano. Ha scompigliato l’ordine delle nazioni, ha sconvolto o sradicato le vite di più generazioni e ha posto le basi per la Seconda, a cui si deve l’assetto attuale del mondo. Nel centenario della sua fine l’OPV intende ricordarla con una composizione nuova, che è anche un’indagine sulla capacità della musica di riflettere la guerra e di interpretarla. Si tratta di Aria della battaglia di Claudio Ambrosini, brano commissionato dall’OPV ed eseguito in prima assoluta.
Il lavoro di Ambrosini, autore veneziano vincitore del Leone d’Oro alla musica del presente, muove dal desiderio di dialogare con l’antica forma musicale della battaglia, frequentata da compositori del ‘500 e del ‘600 come Andrea Gabrieli, Orazio Vecchi e Claudio Monteverdi, e di rileggerla alla luce del modo in cui la guerra è cambiata nel XX secolo e ai giorni nostri. Inizialmente il progetto prevedeva di rifarsi all’Aria della Battaglia di Andrea Gabrieli, ma Ambrosini – durante le sue ricerche all’Archivio della Fondazione Cini di Venezia – ha riscoperto una coeva Aria della Battaglia di Annibale Padovano: un brano in qualche modo legato alla nostra città e in cui, per di più, al compositore è parso di scorgere scarti e ruvidezze “che lo potrebbero in qualche modo collegare al linguaggio diretto e crudo di un Ruzante”. Di quel brano Ambrosini ha realizzato una nuova orchestrazione, per annettervi poi una sorta di prolungamento in grado di parlare dei nuovi modi del conflitto armato, e in particolare della desolazione totale che la guerra moderna, nucleare, chimica, batteriologica, può lasciare dietro di sé.
A seguire verranno eseguiti due lavori estremamente impegnativi del repertorio romantico, il Concerto n. 4 per pianoforte e orchestra in sol maggiore di Beethoven e la Sinfonia n. 8 “La grande” in do maggiore di Schubert. Il contrasto drammatico fra gesti contrastanti, anima del linguaggio beethoveniano, nel Concerto n. 4 viene spinto fino a temperature quasi insostenibili: siamo di fronte al più elaborato e «libero» dei concerti di Beethoven, un lavoro di derivazione quasi improvvisativa, ricchissimo di deviazioni, di isole, di cadenze «fuori posto» e di piccole tempeste, organizzato intorno al conflitto lacerante fra solista e orchestra del secondo movimento. Una sorta di battaglia tra il pianoforte e tutti gli altri, in cui il ruolo del solista sarà interpretato da un pianista d’eccezione: Alessandro Taverna. Veneziano, Taverna si è affermato a livello internazionale al Concorso Pianistico di Leeds nel 2009 con il Primo Concerto di Chopin. Da allora la sua carriera lo ha portato ad esibirsi in tutto il mondo nelle più importanti sale e stagioni musicali. Nel 2012 ha ricevuto al Quirinale da Giorgio Napolitano il Premio Presidente della Repubblica.
Diversa, più molteplice e diffusa, è la tensione che anima la Sinfonia “La grande”, la più vasta delle sinfonie di Schubert, così impegnativa che il suo autore non poté mai sentirla eseguita. “C’è significato dappertutto”, commentò Schumann nel riscoprirla: ed è veramente un brano ricchissimo, nel corso del quale l’ascoltatore è naturalmente portato a sospendere il tempo della vita e a entrare in un tempo più denso e più teso, percorso da mille flussi tutti veicolati da cellule melodiche semplici i cui contrasti locali si allargano e sviluppano fino alle estreme conseguenze: fino alla grande tempesta finale.
Il concerto sarà anticipato dalla prova generale aperta al pubblico alle ore 10.30 e da una introduzione all’ascolto con i protagonisti della serata alle ore 19.45, sempre in Auditorium Pollini.
La Stagione concertistica è realizzata con il sostegno del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, della Regione del Veneto, del Comune di Padova e di Fondazione Antonveneta.
INFO
Biglietti 53a Stagione concertistica 8-25€; Prove generali 3-8€
In vendita online su www.opvorchestra.it (solo biglietti interi), da una settimana prima del concerto presso Gabbia Dischi (via Dante, 8) e al botteghino dell’Auditorium la sera del concerto dalle ore 20.00.
Tel. 049.656848-656626.
Programma completo e approfondimenti: www.opvorchestra.it