TEDxFermo oltre le aspettative al Teatro dell’Aquila


di Elena Bartolucci

21 Apr 2023 - Commenti teatro, Letteratura, Varie

“Fill the gap”: la terza edizione di TEDxFermo ha sbaragliato ogni aspettativa. Grande partecipazione di pubblico e incredibili interventi hanno garantito anche quest’anno un livello di qualità eccellente.

Fermo – Sabato 15 aprile, nella meravigliosa cornice del Teatro dell’Aquila, è andata in scena la terza edizione di TEDxFermo, che quest’anno ha scelto di trattare il tema “Fill the gap”.

Secondo la formula ormai collaudata anche a livello internazionale, “TED è una comunità globale che accoglie persone di ogni disciplina e cultura che cercano una comprensione più profonda del mondo”.

TED è una organizzazione no profit dedita alla diffusione di idee, basata su una precisa formula secondo cui ogni intervento degli ospiti sul palco prevede una durata massima di 18 minuti.

Dopo i vari ringraziamenti di rito ai vari sponsor e partner dell’evento è stata data la parola a Giuseppe Visi, fondatore di TEDxFermo, il quale ha spiegato come è riuscito a rendere un evento di tale caratura un appuntamento stabile nel tempo. Infatti, grazie al fatto di aver seguito tutti i canoni di qualità previsti, Risi ha dichiarato di essere molto orgoglioso per aver ottenuto la licenza estesa di poter continuare a mantenere la formula TED nella cittadina marchigiana.

Sul palco è poi arrivato Gianluca Marinangeli, il quale ha affiancato Velika Papiri nel presentare i vari ospiti e prima dell’evento stesso ha offerto una mano per redigere gli speech dei vari oratori, che hanno creato i propri interventi appositamente per TED senza riciclare alcun vecchio materiale.

Il tema di quest’anno “Fill the gap” si riassume nel motto “Riempi il tuo spazio – Annulla le distanze”. Annullare le distanze umane e tecnologiche significa riuscire ad abbattere qualsiasi tipo di barriera costruendo al contempo nuovi ponti per riempire ogni spazio.

Come evento collaterale di sottofondo, all’ingresso del teatro il giovane artista Giovanni Contardi si è cimentato in un’opera monumentale creata utilizzando esclusivamente cubi di Rubik realizzati in pochi secondi che hanno dato vita, al termine della serata, a un incredibile fermo immagine di Matthew McConaughey nel film Interstellar.

Il primo a esibirsi sul palco è stato Cesare Catà, filosofo e performer marchigiano, ben conosciuto nel territorio fermano e non solo, anche grazie alle ambientazioni insolite dei suoi spettacoli.

Nel suo intervento intitolato “La forza magica delle storie. – L’unisono delle menti nello storytelling dagli aedi a noi”, ha parlato di come le storie creano quello che siamo. Il nostro modo di pensare è strutturato di per sé in forma di storytelling. Le stesse aspirazioni e paure dipendono dai miti che custodiamo dentro di noi. Il senso di comunità si crea proprio quando ogni persona si ritrova nello stesso mito fondante e quindi vedendo il mondo dalla stessa lente narrativa. Il ruolo del narratore è stato sempre centrale, in quanto è quella figura che racconta le stesse storie che andranno a forgiare le coscienze e persino intere comunità. Se la figura centrale è quella dell’aedo/narratore, la trama finisce in secondo piano, poiché è più importante il modo in cui la si narra. I narratori come Shakespeare sono grandi, infatti, perché fanno dimenticare i dettagli di una storia che si conosce già grazie proprio alla loro modalità di narrazione. Anche se i riferimenti cambiano per ogni essere umano, tutti siamo in cerca delle coordinate di senso per distinguerci da quel nessuno narrato da Odisseo ritrovando la propria Itaca.

Quello di Catà è stato un intervento davvero denso di informazioni in cui la velocità di narrazione è comunque riuscita a far veicolare gli innumerevoli riferimenti letterari, e non solo, enumerati dal performer, che per l’occasione ha abbandonato il suo noto humour marchigiano.

Una volta rotto il ghiaccio, il pubblico del TED ha potuto assistere a un esperimento di mentalismo con Walter Di Francesco, noto anche come mago dei vip. Il mentalista ha dimostrato come chiunque di noi ha la possibilità di compiere ogni scelta per riempire i vuoti della propria vita. Ispirandosi alla scena tra Neo e Morpheus in Matrix, nel suo speech intitolato “Libero arbitrio: scelta o illusione?” ha dimostrato di come la necessità di prendere decisioni in prima persona ci metta di fronte a innumerevoli sliding doors. Il nostro obiettivo è quello di compiere ovviamente la scelta migliore sulla base delle nostre conoscenze e del buon senso. Anche se Di Francesco ha mostrato uno stile narrativo un po’ costruito e sopra le righe in diversi momenti ha sicuramente affascinato gli spettatori con il suo incredibile numero di magia.

Con l’intervento successivo il TED si è dirottato su un settore completamente differente. Grazie a Oliana Carnevali, docente di scienze biologiche all’Università Politecnica delle Marche, è stato trattato il duro tema “Plasticamente infertili”, ossia l’effetto tossico dei plastificanti sulla riproduzione umana. La riduzione significativa della produzione di spermatozoi negli esseri maschili degli ultimi anni dimostra una sempre più elevata esposizione della popolazione mondiale alle microplastiche, le quali interferiscono sul sistema riproduttivo e passano persino attraverso la placenta ai neonati. La ricerca ricopre quindi il ruolo fondamentale di scoprire come difenderci da questa grave problematica. Utilizzando batteri benefici (microbiota) è possibile mitigarne gli effetti, ma diventare consumatori più attenti già nella fase di lettura delle etichette dei prodotti sul mercato consentirebbe all’intero sistema biologico di compiere notevoli passi avanti. Le scelte consapevoli di ciascun consumatore sono quindi di fondamentale importanza per sovvertire gli effetti della chimica come quella di non usare affatto la plastica.

Con il successivo intervento l’attenzione è rimasta focalizzata sulle scelte consapevoli dell’uomo nei confronti dell’ambiente e del mondo animale. Rosita Celentano, figlia d’arte nonché attivista fortemente impegnata, ha fatto il suo ingresso sul palco stando in silenzio per circa un minuto. Qualcuno avrà erroneamente pensato che si potesse trattare di una scelta ammiccante verso il pubblico emulando le famose pause del celebre padre in tv. Come lei stessa ha poi spiegato, il minuto introduttivo di silenzio doveva invece rappresentare lo spazio che va vissuto. Non va riempito, soprattutto se vogliamo accorciare le distanze. Perché si pensa che silenzi e pause debbano essere sempre riempiti per forza?

Purtroppo, viviamo in una società in cui non ci si incanta più e dove anche i piccoli gesti hanno perso di significato. Non dedichiamo più uno spazio interno ai nostri sentimenti e umori e finiamo per essere sempre di corsa. Tutto ciò che accade di negativo e sbagliato erode la nostra complicità quotidiana.

Dobbiamo quindi come essere umani pensanti decidere se stare da parte del problema o della soluzione.

Cambiare il mondo si può ma solo cambiando per prima noi stessi. Prenderci degli spazi vitali necessari ci porterebbe a non vivere sempre di corsa, perché continuando a condurre una vita usa e getta si perde la felicità che potremo avere 24 ore su 24.

Unica soluzione possibile è quella di riappropriarsi, in maniera laica o religiosa, della realtà che ci circonda.
Avere una coscienza etica è la chiave, perché bisogna vivere la vita invece di pensarla e per farlo è necessario tornare a essere grati anche di quel poco che si ha.

La Celentano ha quindi incitato a smettere di avere paura e svuotarsi di emozioni disturbanti, provando a soffermarsi a dire grazie che ci siamo, che sbagliamo e che non diamo nulla per scontato.

Dobbiamo togliere anziché mettere, perché si può essere felici sempre e non accontentarsi di rari picchi di felicità.

Per il successivo intervento (in remoto) è stato il turno di Maurizio Solieri, famoso chitarrista di Vasco Rossi, che ha trattato (con poca enfasi) il tema “La distanza tra musicista e spettatore”, partendo dai suoi ricordi dei tempi del rock psichedelico, citando la performance di Jimi Hendrix nel ’69 a Bologna.

Un racconto che imbocca subito il viale dei ricordi, narrando dai primi successi discografici che hanno permesso di esibirsi dal vivo fino a quando non è arrivato il grande successo (un aspetto verificato dal livello migliore delle camere d’albergo in cui soggiornava).

La vita di un musicista in tour e i momenti precedenti alla costruzione di uno spettacolo in cui si è alla ricerca di nuove sonorità o riarrangiamenti sono state il fulcro del suo intervento nel finale. In passato era piacevole chiacchierare con i fan che amavano scambiare anche solo due parole con i propri beniamini, mentre ora il pubblico è diventato più insistente ed è quasi obbligatorio trovare vie di fuga per sfuggire ai fan più turbolenti. Gli stessi musicisti mostrano un grande entusiasmo di esibirsi dal vivo anche con platea piccole e intime rispetto al grande pubblico di un tempo, proprio perché è bello percepire una maggiore vicinanza con gli spettatori.

Manca però una grande curiosità: il pubblico di oggi non si gode più i concerti dal vivo, ma preferisce riprenderli dallo smartphone.

Come non ama il mondo pop attuale considerato troppo piatto, Soleri ha fatto presente che non ama nemmeno il mondo troppo blasonato dei social media. Una certezza però ce l’ha: la grande musica continuerà comunque a esistere.
Per dare spazio anche ai più giovani è stata poi chiamata a parlare sul palco Greta Galli, grande appassionata e divulgatrice di tecnologia, che ha portato un intervento intitolato “Il pezzo mancante del progetto”.

Un intenso passaggio su come spesso ci si trova più o meno volontariamente a colmare i vuoti di tipo fisico, economico, affettivo e mentale.

Il suo lavoro come influencer le ha fatto guadagnare molti haters, ma ha imparato col tempo a sopportare l’odio ignorante e stupido delle persone. Un percorso, però, che le ha fatto affrontare non poche insidie: inizialmente ha iniziato a mentire e perdere se stessa per cercare di non essere diversa agli occhi degli altri e omologarsi agli standard accettati dalla società moderna. L’unica figura che ha saputo consigliarla è stato il prete del paese, il quale le ha suggerito di vedere un film intitolato Gifted, che narra la storia di una bambina plusdotata.

Riconoscendosi nei panni della protagonista di quel racconto, ha scoperto di avere una neurodivergenza ossia una caratteristica tale per cui un soggetto plusdotato possiede un QI molto elevato.

Un tema di cui non si parla in Italia e dove manca persino una certa letteratura di riferimento. Ma ora è tutto cambiato dopo il video che ha deciso di pubblicare sui suoi social e con il quale ha fatto conoscere al pubblico italiano tale tematica, dimostrando che non si è mai troppo piccoli o intelligenti per fare qualcosa di diverso e utile.

Nel penultimo intervento è stato il turno dell’attore-comico Maurizio Lastrico, il quale ha trattato il tema “Vuoto creatività: dall’idea agli applausi”. Ha dimostrato con un breve ma divertentissimo pezzo comico sulla figura di un barista genovese di come sia possibile evocare determinate immagini o situazioni tramite la gestualità e un racconto ben strutturato e lasciare tutto in balia dell’immaginazione dello spettatore in grado di riempire qualsiasi vuoto.

La giornata del TEDxFermo si è poi conclusa con l’intervento di Luca Ward, noto doppiatore e attore teatrale e del piccolo schermo, intitolato “Lo schianto nel nulla”. Si è trattato di una riflessione dal gusto agrodolce e leggermente polemica sulle avversità della vita quando l’universo si mette di traverso.

È partito dal presupposto che ogni attore, facendo la propria gavetta, si arricchisce sempre di più vantando così un cv di rispetto nel proprio ambiente. Rileggendo le proprie esperienze si prende coscienza di quello che si è fatto e ci si senti quindi realizzati.

Tutto nella sua vita è cambiato quando il suo agente gli ha chiesto il numero di insights ossia i dati interni dei propri canali social anziché esibire il proprio curriculum aggiornato.

Se il proprio storico consente a ogni artista di presentare il suo vissuto, abbandonare questa pratica e affidarsi solo alla popolarità e al numero di follower dove ci porterà? Come si può dimostrare la propria capacità recitativa? Ci stiamo forse scontrando contro il nulla? Le competenze non servono più? Che fine ha fatto la meritocrazia? La speranza di Luca Ward (e non solo) è quella di poter ritornare a sfoggiare le proprie competenze come i grandi attori del passato. TEDxFermo si è dimostrato a tutti gli effetti di essere un evento davvero unico e ricco di spunti interessanti che ha permesso a personaggi di forte levatura di mettere a disposizione del pubblico presente e non solo (i video dei vari speech saranno disponibili in rete) le proprie conoscenze al fine di stimolare un dibattito costruttivo smuovendo sicuramente le coscienze a livello generale.

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