Teatri Antichi Uniti ad Urbisaglia
di Alberto Pellegrino
25 Giu 2024 - Approfondimenti teatro, News teatro
Presentiamo la stagione 2024 dei Teatri Antichi Uniti (TAU) nell’Anfiteatro di Urbisaglia (MC), sua sede primaria e più prestigiosa.
La XXXIV stagione dei Teatri Antichi Uniti (TAU), organizzata dall’Amat, accoglie nell’Anfiteatro di Urbisaglia (MC), la sua sede primaria e più prestigiosa un tris di spettacoli di alto livello e di sicura presa sul pubblico degli appassionati.
Il romanzo della Bibbia
Si apre il 7 luglio 2024 con Il romanzo della Bibbia, lo spettacolo allestito dallo scrittore e giornalista Aldo Cazzullo, acuto e attento narratore di momenti epocali che hanno cambiato la storia del nostro tempo, in collaborazione con Moni Ovadia, attore, regista, autore, attivista, uomo di teatro che ha saputo fare del proprio percorso artistico anche un costante impegno in difesa dei diritti civili e sociali. I due interpreti sono affiancati da Giovanna Famulari, una talentuosa compositrice e violoncellista, che eseguirà musiche comprese tra il sacro e il contemporaneo.
Aldo Cazzullo sarà il narratore, mentre Moni Ovadia interverrà con letture e canti, interpretando vari personaggi biblici. Queste storie saranno accompagnate e sottolineate da spettacolari testimonianze visive lasciate da grandi artisti attraverso i secoli. I due autori e interpreti affrontano con lucidità e intelligenza questo viaggio attraverso la Bibbia che rimane il libro più letto e tradotto nella storia dell’umanità, dal quale saranno estratti alcuni degli episodi tra i più noti dell’Antico Testamento: la creazione e la cacciata di Adamo ed Eva dal Paradiso Terrestre; la distruzione di Sodoma e Gomorra con la storia di Lot e delle sue figlie; il diluvio e l’Arca di Noè, la storia di Abramo e la profezia di Isaia che preannuncia la venuta del Messia.
Lo spettacolo si fonda sull’idea di risalire alle radici della nostra civiltà con un testo potentissimo ma anche terribile, perché affianca al messaggio religioso anche la storia di massacri, violenze, stupri, e altri crimini commessi dagli uomini. Vi sono anche vicende tragiche come la storia di Giobbe, vittima di una sfida e di una scommessa tra il Diavolo e Dio. Nel dare una motivazione allo spettacolo Aldo Cazzullo ha detto: “Mi sono reso conto che per secoli i nostri antenati hanno vissuto sotto l’occhio di Dio, senza neanche porsi il dubbio se Dio esistesse o meno. Il fatto che esistesse era pacifico come il fatto che il sole sorge e tramonta, era un’evidenza, una cosa scontata. E gli uomini erano timorosi del giudizio finale. Adesso non soltanto Dio lo abbiamo messo un po’ ai margini — o magari si uccide in suo nome — ma mi colpisce che nessuno legga più la Bibbia”.
Le Metamorfosi di Ovidio
Questo spettacolo, che andrà in scena il 16 luglio, è stato tratto da una delle opere più celebri dell’antichità scritta da una grande poeta che ha affrontato il tema delle metamorfosi in questo straordinario poema epico-mitologico che è stato definito una “enciclopedia della mitologia classica”, perché riunisce e rielabora oltre 250 miti greco-romani in un arco temporale che va dall’origine del mondo all’apoteosi di Roma.
Le Metamorfosi di Ovidio rappresentano la piena maturità artistica del poeta e sono un’opera raffinata e colta, che attinge la materia da una sterminata cultura mitologica e letteraria (l’Iliade, l’Odissea, l’Eneide), dalla poetica alessandrina, dalla poesia didascalica e mitologica, il tutto fuso in un poema dove si contrappone all’eterno divenire della metamorfosi, la fusione tra l’umano e il divino, tra la storia e il mito. Ovidio crea un complesso meccanismo letterario, contrassegnato dal gusto per l’affabulazione, ma anche dalla volontà di rappresentare la storia dell’umanità, il mito, le culture e le tradizioni classiche e tutti gli eventi sono collegati tra loro, non cronologicamente, ma tenendo conto dei confini geografici, delle analogie, delle genealogie e dei contrasti tematici.
Tutti gli episodi hanno come origine da una delle cinque grandi forze motrici del mondo antico: Amore, Ira, Invidia, Paura, Sete di conoscenza; inoltre tutte le azioni divine e umane sono strutturate secondo quattro tipologie mitologiche. L’attrazione di un dio o di un uomo per una donna mortale o divina che si conclude con l’appagamento del desiderio sessuale del protagonista o con la fuga e la conseguente trasformazione della donna. Il capovolgimento delle parti quando è la donna a innamorarsi di un uomo, un sentimento che procura grandi cambiamenti in questi soggetti femminili. Storie di uomini o donne che osano sfidare gli dei, ma finiscono con la vittoria del dio e la punizione dello/della sfidante. Lo scontro tra due personaggi, spesso mortali, destinato a concludersi con la morte di uno dei due contendenti.
All’interno di questa struttura multiforme le vicende scorrono senza sosta, sostenute dallo stile raffinato ed elegante del poeta, superando spesso i confini di un libro per prolungarsi in quello successivo. Secondo il principio della pluralità, Ovidio affronta il mito, la rievocazione di culture e civiltà del passato, la celebrazione della grandezza di Roma, ma l’elemento dominante è l’amore nelle sue varie sfaccettature e accezioni: l’amore che si trasforma in gelosia, invidia, vendicatività degli dei che si scagliano contro quei mortali per avere osato gareggiare con loro nel canto, nella poesia, nell’arte; l’amore violento ai danni delle donne da parte di dei descritti come veri e propri predatori che dominano sessualmente la propria preda; l’amore materno e l’amore proibito o addirittura incestuoso; i tragici amori tra dei e mortali; l’amore coniugale che supera anche i confini della morte.
Ovidio apre il suo poema, affrontando il caos primordiale e la creazione dell’uomo da parte di Prometeo (“Nacque l’uomo, o fatto con divina semenza da quel grande artefice, principio di un mondo migliore, o plasmato da Prometeo a immagine degli dei che tutto regolano, impastando con acqua piovana la terra ancora recente, la quale, da poco separata dall’alto ètere, ancora conservava qualche germe del cielo insieme a cui era nata”). Seguono le quattro età dell’oro, dell’argento, del bronzo e del ferro, quest’ultima caratterizzata da “ogni empietà; sparirono il pudore, la sincerità e la lealtà, sostituite da frodi, inganni, insidie, violenza e il gusto sciagurato di possedere”. L’ira degli dei provoca un diluvio che annienta il genere umano, ma Giove vuole che una nuova stirpe abiti la terra e salva dal diluvio due esseri umani giudicati innocenti e devoti agli dei, ai quali spetterà il compito di ripopolare la Terra. Seguono il mito di Apollo e Dafne, tramutata in alloro; la storia di Fetonte, di Diana e Atteone, che viene trasformato in cervo; i miti di Tiresia, di Narciso ed Eco, le imprese di Perseo e il ratto di Proserpina, la tragica vicenda di Orfeo e di Marsia, scorticato vivo dopo una gara poetica col dio Apollo. Ovidio narra poi l’avventura degli Argonauti e gli amori di Giasone e Medea, i miti di Teseo e Arianna, di Dedalo e Icaro. Grande rilievo viene dato alle imprese di Ercole, agli infelici amori tra Orfeo ed Euridice, Mirra e Cinira, Venere e Adone. Ovidio racconta il sacrificio di Ifigenia e lo svolgimento della guerra di Troia fino alla morte di Achille e alla contesa per le sue armi tra Ulisse e Aiace. Infine narra la fuga di Enea, i suoi amori con Didone, il suo approdo in Italia, per concludere con il trionfo di Roma e la deificazione di Giulio Cesare.
Anfitrione di Plauto
Il terzo spettacolo in cartellone, che sarà rappresentato il 23 luglio, è Anfitrione una delle più celebri commedie di Plauto scritta verso la fine del III secolo a.C., che ha come protagonisti Giove e Mercurio che interagiscono con alcuni mortali: il comandante dell’esercito tebano Anfitrione, la moglie Alcmena e la sua serva Bromia, Sosia il servo di Anfitrione. Di solito nelle commedie plautine si rappresentano fatti che riguardano esseri umani, non divinità o soggetti mitici, dei quali si occupa la tragedia; in questo caso è lo stesso autore ha definire nel prologo la sua opera una tragicommedia.
Si tratta della classica “commedia degli equivoci”, che si basa sulla confusione creata dallo scambio di sembianze e di ruoli tra i personaggi divini e umani. Due di questi appartengono alla nobiltà tebana: Anfitrione è un generale fiero del suo ruolo sociale, alquanto tronfio e arrogante; Alcmena incarna la figura della sposa fedele e onesta senza avere un preciso ruolo sociale, perché nell’antica Grecia le donne non svolgono una funzione pubblica e la loro principale occupazione è fare la moglie e la casalinga, che in questo caso acquista gloria per avere avuto un rapporto privilegiato con un dio. Il popolo è rappresentato dalla servitù e in particolare dal servo che nelle commedie plautine è una figura fondamentale, il vero motore di ogni trama, un personaggio sfrontato e geniale, spavaldo orditore d’inganni a favore o contro i suoi padroni: senza di lui non ci sarebbero queste storie che sono spesso il risultato delle sue invenzioni e creazioni. In questo caso è Sosia a dominare la scena nella doppia veste del dio Mercurio e di persona umana, un personaggio che appare per la prima volta in una commedia e che avrà grande successo, tanto da essere ripreso nel teatro dei successivi secoli, ricordando che il suo nome entrerà nel linguaggio corrente per indicare uno scambio di persona, appunto un “sosia”.
È lo stesso Plauto a fornire una sintesi dell’argomento: “Giove, preso d’amore per Alcmena, ha assunto le sembianze del marito di lei, Anfitrione, mentre costui combatte contro i nemici della patria. Gli dà manforte Mercurio, travestito da Sosia; egli si prende gioco, al loro ritorno, del servo e del padrone. Anfitrione fa una scenata alla moglie; e i due rivali si danno l’un l’altro dell’adultero. Poi si scopre tutto; Alcmena dà alla luce due gemelli”. In modo più dettagliato si può dire che Mercurio ha assunto l’aspetto del servo Sosia per sorvegliare la casa di Anfitrione, dove Giove ha assunto l’aspetto del generale tebano per avere un rapporto sessuale con la moglie Alcmena, anzi la notte è stata allungata per permettere al dio di giacere più a lungo con la donna. Quando Anfitrione ritorna dalla guerra, manda Sosia ad avvertire Alcmena del suo arrivo, ma Mercurio, fingendosi Sosia, impedisce al servo di entrare; i due vengono alle mani e alla fine il dio convince l’uomo che il vero Sosia è lui e il povero servo se ne torna confuso da Anfitrione mentre Giove, ormai soddisfatto, si allontana. Anfitrione e Sosia si stupiscono della fredda accoglienza di Alcmena, la quale sostiene di esser stata col marito fino a poco tempo prima e difende la sua innocenza quando il condottiero l’accusa di adulterio, perché lui sostiene di non essersi mai mosso dall’accampamento. Il padrone e il servo vengono scacciati da un’adirata Alcmena che non è disposta a vedere messa in discussione la sua onestà. Ritorna Giove con l’aspetto di Anfitrione per scusarsi del trattamento riservato poco prima alla moglie e arriva anche Sosia per constatare che la pace tra i coniugi è cosa fatta. Mercurio si vanta dell’intrigo teso ai mortali e chiarisce anche l’andamento dei fatti che si sono parecchio ingarbugliati. Il vero Anfitrione ritorna a casa, ma viene maltrattato da Mercurio che, avendo di nuovo assunto le sembianze di Sosia, finge di non riconoscerlo e lo accusa di essere un impostore. Il generale è ormai un uomo scoraggiato e confuso, quando arriva la serva Bromia per annunciare un prodigio: mentre Alcmena sta per partorire, è scoppiato un tuono e la casa si è riempita di riflessi d’oro; in quel momento la donna ha dato alla luce due gemelli e uno dei due, che prenderà il nome di Ercole, ha subito mostrato una forza portentosa, strangolando nella culla due serpenti inviati da Giunone, gelosa per l’ennesima scappatella del marito. Anfitrione alla fine accetta la sua condizione di padre putativo, perché Giove interviene per chiedere al generale di perdonare la moglie, che ha agito in perfetta buona fede, credendo di giacere con il proprio marito.
PROGRAMMA DI URBISAGLIA
7.07 | Urbisaglia Anfiteatro Romano IL ROMANZO DELLA BIBBIA ALDO CAZZULLO MONI OVADIA 16.07 | Urbisaglia Anfiteatro Romano METAMORFOSI di OVIDIO MUNEDAIKO NINA PONS ANDREA BARACCO 23.07 | Urbisaglia Anfiteatro Romano ANFITRIONE di Plauto EMILIO SOLFRIZZI
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