Successo per “Mettici la mano” di Maurizio De Giovanni


di Roberta Rocchetti

18 Nov 2024 - Commenti teatro

Al Teatro Cicconi di Sant’Elpidio a Mare (FM) grande successo per “Mettici la mano”. Ovazione del numerosissimo pubblico per i protagonisti Antonio Milo, Adriano Falivene ed Elisabetta Mirra.

(Foto di Anna Camerlingo)

A volte sorge prepotente il sospetto che siano Maurizio De Giovanni e il suo Commissario Ricciardi due tra i più influenti artefici dell’attuale renaissance napoletana, che una volta scaturita ha dato modo di riportare sotto una luce decisamente più benevola e multi-sfaccettata una città che più che uno spazio è una dimensione. Non per nulla il Caffè Gambrinus, locale storico e ombelico della città da cui passarono Gabriele d’Annunzio e Matilde Serao, Eduardo e Pino Daniele riserva sempre un tavolo per il personaggio immaginario che tra le pagine dei libri si ferma spesso per un caffè.

E proprio dalla serie di romanzi gialli dell’autore partenopeo che nasce come spin off teatrale Mettici la mano commedia che già da diversi mesi sta solcando con successo costante i palcoscenici nazionali e alla quale abbiamo assistito sabato 16 novembre al Teatro Cicconi di Sant’Elpidio a Mare (FM).

Maurizio De Giovanni porta sul palcoscenico i due personaggi più iconici dei suoi romanzi dopo ovviamente il protagonista un commissario di polizia medium suo malgrado, ovvero il brigadiere Raffaele Maione e la prostituta “femminiello” Bambinella e lo fa con gli stessi attori che tanto gradimento hanno riscosso nella serie televisiva a cui i romanzi hanno dato vita: rispettivamente Antonio Milo e Adriano Falivene, nella pièce teatrale affiancati da Elisabetta Mirra nel ruolo di Melina. La regia è del mai abbastanza compianto Alessandro D’Alatri che lo fu anche della prima tranche di episodi della serie televisiva.

Siamo nel mezzo della Seconda guerra mondiale e i tre protagonisti si trovano in un rifugio di fortuna a cercare di sopravvivere all’ennesimo bombardamento americano, con loro si trova casualmente una statua della Madonna addolorata che pur immobile muoverà i fili della vicenda.

Una favola scaldacuore dove i cattivi perdono e i buoni vincono, un comfort food per l’anima che lascia la stessa sensazione di una tazza di latte caldo, dove i tre attori si distinguono per professionalità, verve, personalità, sintonia e tempi teatrali da orologio svizzero.

Emerge una Napoli buona e cattiva, bella e brutta, crudele e generosa, un microcosmo intriso di realismo magico, ingenuità e furbizia, misticismo e magia, cattolicesimo e paganesimo, della quale il simulacro inanimato è la Madonna e il simulacro vivente è Bambinella che in un passaggio racconta quanto la sua figura a cavallo tra i sessi sia, a differenza di quanto avvenga in qualsiasi altrove, venerata, rispettata e interpellata come un oracolo tra i vicoli e i bassi.

Forse ultimo e dimenticato residuo di quella devozione dovuta secoli prima ad un dio dimenticato tra le pieghe della genesi greca della città, Attis, ma questo lo aggiungiamo noi.

I dialoghi tra Maione e Bambinella sono comici e teneri, la regia di D’Alatri ha fornito loro un diapason immaginario che scandisce dinamiche precise e senza sbavature.

Mettici la Mano come Parthenope di Paolo Sorrentino prova a definire l’indefinibilità di una città che, come la sirena da cui ha preso il nome, continua a sgusciare e sfuggire ad ogni tentativo di descrizione definitiva, con una coda cangiante e immutabile ad un tempo continua a cantare e a stordirci, ammaliarci e farci sognare, rendendo bei sogni anche gli incubi. Successo strabordante a fine serata da parte di un teatro pieno.

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