Successo ad Anversa per “Mahagonny” di Kurt Weil e Bertolt Brecht
di Alma Torretta
13 Set 2022 - Commenti classica
L’opera “Aufstieg und Fall der Stadt Mahagonny” di Kurt Weil e Bertolt Brecht più attuale che mai. In scena ad Anversa la nuova produzione data in anteprima al Festival di Aix-en-Provence nel 2019.
(Fotografie di OBV/Annemie Augustijns)
La sua canzone Alabama Song è stata reinterpretata da Davide Bowie e da Jim Morrison dei Doors, una nuova produzione di Aufstieg und Fall der Stadt Mahagonny (L’ascesa e la caduta della città di Mahagonny), considerata l’opera più ambiziosa della coppia Kurt Weil-Bertolt Brecht creata a Lipsia nel 1930, è adesso nuovamente sulle scene a partire da Anversa dopo che è stata presentata in anteprima al Festival di Aix-en-Provence nel 2019, ma poi fermata dalla pandemia. Una coproduzione importante che annovera, tra gli altri, anche il teatro Metropolitan di New York.
La regia è stata affidata al regista belga Ivo van Hove che voleva dirigerla da anni perché convinto tuttora della grande attualità del messaggio di Weil-Brecht che praticavano un teatro di critica politica e sociale, ma anche un’opera di grande attualità formale, rompendo del tutto con l’immedesimazione ed il fluire dell’opera tradizionale per spingere lo spettatore alla riflessione. L’opera è stata quindi già dai suoi autori suddivisa in scene e accompagnata da slogan scritti, ma il regista Ivo van Hove vi aggiunge pure i dettagli ripresi da una telecamera su scena e proiettati sul grande schermo che campeggia il palcoscenico. Con il risultato di sovraccaricare spesso il visuale già molto impattante per le scene forti e crude che sono rappresentate. Mahagonny, com’è noto, è una città sorta nel bel mezzo del nulla, nel deserto della costa ovest americana, fondata da tre truffatori in fuga, una città del piacere dove il solo peccato è non avere soldi per pagare, ma i suoi frequentatori si scoprono infine lo stesso insoddisfatti. È quindi solo un’illusione che con il denaro si possa raggiungere la felicità, è una critica al capitalismo, all’individualismo, al consumismo, alle dipendenze dall’alcol e dal sesso. Tanta materia di riflessione racchiusa nella storia dei giovani Jimmy e Jenny e dei loro amici, lui un cercatore d’oro che arriva dall’Alaska dopo sette anni di lavoro durissimo e solitario con soli altri due compagni, lei una prostituta che arriva dall’Alabama, quello della famosa canzone citata prima, insieme ad un gruppo di altre ragazze che non possiedono altro che il loro corpo.
Jimmy è interpretato in modo assai toccante dal tenore italo-americano Leonardo Capalbo che proprio ad Anversa si era fatto già ammirare prima della pandemia per aver interpretato Don Carlo. C’è qualcosa di candido nella sua persona, nel suo sguardo, che lo rende perfetto per due ruoli eppure così diversi. Il suo bel timbro di tenore romantico dagli acuti luminosi ma morbidi conferisce grande dolcezza ai duetti con Jenny interpretata dal soprano Tineke van Ingelgem (in alternanza con Katharina Persicke), voce soave, che ben sa rendere il personaggio di una dolce ragazza perduta che acquista infine maturità e consapevolezza. Tanti i protagonisti, tutti bravi attori oltre che bravi cantanti com’è imprescindibile in questo tipo di teatro musicale. Solo per citarne un’altro, si fa notare la vedova senza scrupoli Begbick, interpretata dal mezzosoprano Maria Riccarda Wesseling, per la sua recitazione un po’ sopra le righe ma efficace.
Inconfondibile poi musicalmente lo stile di Kurt Weil, con le sue decise influenze jazz ma anche dei cabaret, che l’Opera Ballet Vlaanderen Symphony Orchestra ben rende diretta dall’argentino Alejo Pérez, che pure si gira inusualmente verso il pubblico, ritmo svelto e suoni a volte stridenti, ma quanto è dolce il violoncello che sottolinea i pochi momenti di felicità. Deliziosa anche la pianista su scena. Molte belle le pagine dedicate all’uragano, che infine risparmierà Mahagonny, ma sentendo approssimarsi la fine salteranno tutte le inibizioni rimaste e si inneggerà alla totale anarchia.
Riuscita la trovata di girare i grandi ventilatori verso il pubblico per fargli sentire il forte vento. Insomma, se manca un po’ l’eleganza degli anni ‘30 e tante sono le scene brutali, soprattutto di sesso, ci sono anche momenti assai delicati e diverse idee efficaci. Particolarmente d’effetto, in particolare, infine il coro maschile allineato nel proscenio. E infine anche il cameraman, non più solo tecnico ma nuovo personaggio in scena, esce per prendersi gli applausi.