Serra San Quirico e il suo organo Testa


Andrea Zepponi

16 Set 2007 - Commenti classica

Nella storia del Seicento organario marchigiano l'organo della Chiesa di Santa Lucia di Serra San Quirico in provincia di Ancona si colloca in una posizione di assoluto rilievo per la rarità delle sue caratteristiche costruttive. Risalente al 1676 lo strumento è stato realizzato da Giuseppe Testa maestro organaro di provenienza romana ed è sopravvissuto alla diaspora degli organi seicenteschi avvenuta nelle Marche quando nel '700 gli organari Callido e Nacchini inondarono il territorio degli strumenti di loro costruzione; essi non praticarono quasi mai il riutilizzo di materiali preesistenti ed è per questo che è raro trovare nelle Marche un organo del 600 ancora integro nelle sue componenti originarie. Sono addirittura scomparsi gli organi seicenteschi di Giuseppe Testa anche nella stessa Roma dove gran parte degli strumenti hanno subito nel tempo ingenti modifiche e sostituzioni.Quello di Serra San Quirico è quindi l'unico manufatto superstite di tale artefice. Giuseppe Testa, morto a 48 anni, un anno dopo la costruzione dello strumento di Serra San Quirico, è il capostipite di una famiglia organaria attiva per svariate generazioni negli ambienti romani e titolari anche della manutenzione degli organi del Vaticano. Testa aveva a Roma una bottega in società coll'organaro Giuseppe Catarinozzi, autore di un altro celebre organo conservato nel Duomo vecchio di San Severino Marche. Gli aspetti tecnici del restauro sono esposti in un libretto pubblicato per l'occasione, libretto che è introdotto da un magistrale studio del musicologo Paolo Peretti, massimo esperto dell'organaria Marchigiana. Le notizie storiche documentate che la parrocchia di S. Lucia di Serra San Quirico era affiliata all'ordine dei monaci silvestrini, che alla stessa famiglia di religiosi era affidata la chiesa romana di S. Stefano del Cacco e che questa era la sede dei più famosi organari dell'Urbe tra XVII e XVIII secolo tra cui i Testa, hanno dato luogo all'ipotesi che nel paese marchigiano potesse esistere un organo di tipo romano pressochè intatto; l'ipotesi è stata confermata dai fatti, anzi dai . manufatti perchè si è scoperto che il suddetto organo presenta una firma e una data di sicura attribuzione graffite sull'anima della canna centrale di facciata ritrovate in sede di restauro. Il concerto di inaugurazione dello strumento restaurato dalla famiglia Pinchi di Foligno è avvenuto venerdì 24 agosto con le pregevoli esibizioni di Isabella Bison al violino barocco e Francesco Cera alla tastiera dell'organo. Entrambi i concertisti, ritenuti dalla critica eccellenti specialisti della musica antica, hanno inciso per etichette prestigiose ed hanno preso parte a Festival di risonanza mondiale. Nella chiesa, che ha ritrovato anch'essa nel restauro l'antico splendore di dorature e di stucchi, il numeroso pubblico presente ha avuto l'occasione di ascoltare quello che doveva essere il suono originale ed autentico di un organo seicentesco di tipo romano nell'ambiente per cui era stato costruito. Questa osservazione non è di poco conto poichè la riscoperta delle sonorità originarie pensate per gli strumenti di data così antica ha un impatto notevole anche sulle scelte esecutive ed interpretative del repertorio organistico. Il programma del concerto era composto dai seguenti brani: Aria di Fiorenza con variazioni dal manoscritto di Ancona di Giovanni Battista Ferrini (1601-1677), la Sonata prima di Dario Castello (Venezia, +1630), la Sonata seconda di Giovanni Battista Fontana (Brescia 1580 ca. Padova 1630), la Toccata decima di Michelangelo Rossi (Genova 1601- Roma 1656), il Capriccio sopra il cuccù di Girolamo Frescobaldi (Ferrara 1583 – Roma 1643), la Sonata in fa maggiore per violino e basso continuo di Arcangelo Corelli (Fusignano 1653- Roma 1713), Elevazione di Anonimo toscano del XVIII secolo, la Toccata al Deo Gratias di Giovanni Battista Martini (Bologna 1706-1787) e la Sonata in re minore per violino e basso continuo di Antonio Vivaldi (Venezia 1678 – Vienna 1741). Di particolare efficacia sonora la scelta dei brani adatti al temperamento mesotonico dell'organo, accordato a 415, e che, con la leggera disuguaglianza tra i semitoni ha messo in particolare rilievo gli accenti e gli affetti del repertorio barocco, con una suggestiva insistenza sulle dissonanze e sulla loro risoluzione. Tra le varie pregnanze sonore dello strumento di Serra San Quirico spicca il raddoppio del registro Principale, tipico degli strumenti più pregevoli del XVII secolo. Sorpresa tra il pubblico all'apparire dei rosignuoli , accessorio (anch'esso ripristinato dall'attento restauro filologico) che produce un particolare effetto sonoro attraverso il gorgoglio di alcune canne di piccola dimensione che risultano immerse ad arte nell'acqua. Il virtuosismo dei brani affidati al violino Barocco di Isabella Bison hanno ipnotizzato l'attento pubblico delle grandi occasioni: la fluidità del fraseggio assecondava una rara partecipazione emotiva che si è propagata tra tutti i numerosi intervenuti. Estremamente raffinata anche la scelta dei brani in programma che ha privilegiato autori di ambiente romano quali Girolamo Frescobaldi, Michelangelo Rossi e il celebre Arcangelo Corelli, partendo tuttavia da un brano di Ferrini contenuto nel manoscritto del 1644 l' Intavolatura di Ancona , conservato alla Biblioteca Benincasa di Ancona e che costituisce una prova tangibile della cultura tastieristica nell'Italia centrale della prima metà del XVII secolo. I brani, che erano di godibilissimo ascolto, hanno fatto seguito alla prolusione del Parroco Don Michele Giorgi e della Sig.ra Paola Brega membro del Consiglio Parrocchiale che hanno illustrato le fasi del doppio restauro della chiesa e dell'organo quest'ultimo operato grazie ai contributi della Regione Marche – Servizio Beni e Attività Culturali, la Fondazione CARIFAC, la CEI, i Beni Culturali Ecclesiastici – Fondi otto per mille e infine delle Comunità Parrocchiali di Serra San Quirico. Le manifestazione inaugurale ha avuto il patrocinio della Regione Marche ed è stata curata dalla Associazione Organistica Vallesina, una associazione che si occupa da oltre un decennio del recupero e valorizzazione del patrimonio organario della Vallesina, la cui Direzione Artistica è della Prof.ssa Simonetta Fraboni, docente della cattedra di Organo al Conservatorio di Fermo. Ai numerosissimi intervenuti la comunità parrocchiale ha fatto dono di un poster raffigurante il prospetto dello strumento, estremamente elegante nella sua suddivisione in tre campate, in ciascuna delle quali risalta una suggestiva canna a tortiglione . Il prossimo concerto si terrà Domenica 30 settembre 2007 alle ore 18 e vedrà come protagonisti l'organista Luca Scandali e le percussioni rinascimentali di Mauro Occhionero.
(Andrea Zepponi)


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