“Romeo e Giulietta” di Filippo Marchetti: un convegno e un concerto
Alberto Pellegrino
10 Nov 2003 - Commenti classica
Nell'ambito del progetto Marchetti ricostruito 2003 promosso dall'Associazione Corale Culturale Filippo Marchetti ha avuto luogo nel pomeriggio del 20 settembre nella Sala dei Priori del Palazzo Comunale di Camerino un convegno di studio sul tema Conoscere Romeo e Giulietta. Approfondimenti sul Dramma e sulla Partitura Ricostruita, a cui hanno preso parte i musicologi Piero Mioli (Il canto dell'allodola o quello dell'usignolo? Sulla fortuna del mito di Romeo e Giulietta nella musica), Lamberto Lugli ( Romeo e Giulietta : bilancio di un'edizione critica), Giancarlo Landini (Drammaturgia e vocalità nel Romeo e Giulietta di Marchetti), Fernando Battaglia ( Romeo e Giulietta : opere a confronto) e Carlo Marinelli Roscioni che ha fatto le conclusioni dell'incontro che è servito per richiamare l'attenzione critica su di una partitura quasi del tutto dimenticata.
Nel mondo del melodramma una particolare attenzione è stata rivolta nel tempo a questa tragedia shakesperiana proprio perchè essa ha come tema centrale l'amore che ha sempre risvegliato l'ispirazione degli autori di opere liriche. Fra le tante composizioni che dedicate nel Settecento ai due amanti veronesi va ricordata la Giulietta e Romeo di Nicola Zingarelli (Teatro alla Scala, 1796) su libretto di Giuseppe Foppa. Nell'Ottocento è il marchigiano Nicola Vaccai a riscuotere un ampio successo con la sua Giulietta e Romeo (1825) su libretto di Felice Romani, il quale toglie dalla scena la madre di Giulietta e i due genitori di Romeo, fa confluire il personaggio di Paride in quello di Tebaldo, lascia un ruolo importante al frate ed incentra la vicenda sui due protagonisti: Giulietta (soprano) e Romeo (mezzosoprano). Quando Bellini decise di occuparsi anche lui dei due amanti veronesi, fece ricorso allo stesso libretto del Romani e compose un'opera molto bella con un nuovo titolo Capuleti e Montecchi (1830), lasciando la parte di Romeo ad una voce femminile, per cui quando fu la grande Maria Malibran ad indossare i panni di Romeo, pretese di accorpare i due atti di Bellini con la scena finale dell'opera di Vaccai. Nel 1839 Hector Berlioz compone una versione concertistica della storia: Romèo et Juliette è una lunga sinfonia drammatica per tre voci soliste, coro e orchestra, che esalta la concezione sentimentale dell'amore romantico. Nella seconda metà dell'Ottocento la tragedia richiama l'attenzione di molti compositori, fra cui ricordiamo Charles Gounod che nel 1865 compone Romèo et Juliette su libretto di Jules Barbier e Michel Carrè molto attenti nel seguire il modello shakesperiano. Nella partitura, che risulta nel suo complesso melodica e gradevole, emergono bravi rilevanti come l'aria di Juliette e il duetto d'amore dell'allodola e dell'usignolo. Nel Novecento ancora un immutato interesse di diversi compositori fra cui spiccano Il dramma lirico A village Romeo and Juliet di Frederick Delius, tratto dall'omonimo romanzo dello svizzero Gottfried Keller (1856); la Giulietta e Romeo (1922) di Riccardo Zandonai e il balletto Romeo e Giulietta (1938) di Sergej Prokofiev. Nel mondo del musical troviamo infine il capolavoro West Side Story (1957) di Leonard Bernstein, dove lo scontro tra guelfi e ghibellini si trasferisce da Verona alla New York degli immigrati europei e portoricani.
Filippo Marchetti s'inserisce in questa rinascita shakesperiana del secondo Ottocento con questa sua Romeo e Giulietta, un dramma lirico in tre atti scritto da Marco Marcelliano Marcello e andata in scena al Teatro Comunale di Trieste il 25 ottobre 1865. Nella prefazione al libretto i due autori ricordano le opere precedenti di Zingarelli, Vaccai e Bellini, ma sostengono che a loro volta innamorati di codesta commovente istoria , non hanno potuto resistere alla tentazione di rifarla, sperando di ottenere lo stesso successo degli autori precedenti. Inoltre essi dicono di aver riscontrato che il librettista Giuseppe Foppa (a loro ignoto) e Felice Romani poco o anzi nulla avevano desunto dall'immortale poema di Shakespeare, per cui a noi parve, che, seguendo devotamente le orme del sommo poeta, il nostro dramma lirico sarebbe forse riuscito anche nuovo diremo che noi abbiamo cercato di fotografare (ci si passi il vocabolo) l'immenso quadro dell'autore inglese . Dall'esame dei libretto emerge tuttavia che anche i due nostri autori si sono presi qualche libertà nei confronti di Shakespeare sopprimendo i personaggi della madre di Giulietta e dei genitori di Romeo, del Principe veronese e soprattutto di Mercuzio. L'aspetto più interessante del libretto è il rilievo dato al personaggio di Paride (baritono), che attraversa tutta la vicenda come di amico personale di Romeo, di portatore di pace fra le opposte faide dei Capuleti e dei Montecchi, di pretendente ufficiale alla mano di Giulietta. Questo ruolo conferisce spessore anche alla parte musicale del personaggio a cominciare dall'aria del primo atto, scena VI ( Sarà felice, velo prometto ) fino alla conclusione dell'opera con le due arie Ahi, dura Morte, tutto m'hai tolto e Ti conobbi giovinetta , forse le più belle di tutto il melodramma, fino alla sua preghiera che chiude la tragica vicenda dei due amanti veronesi.
Nel concerto di Camerino l'orchestra diretta dal M Lamberto Lugli ha eseguito il Preludio (Andante mosso e Larghetto) che preannuncia le atmosfere e le azioni drammatiche future, quindi il Coro Filippo Marchetti ha cantato il coro del primo atto Balli, teatri, maschere che evoca la suggestiva atmosfera del carnevale veronese e il coro degli scherani del secondo atto L'ombra è profonda che introduce lo scontro fra Tebaldo e Romeo (tenori Gianluca Pasolini e Cristiano Olivieri). Il soprano Fanny Fogel ha quindi cantato la bella aria di Giulietta Esci, o notte divina, seguita dal finale a più voci del secondo atto Non udisti, figliola? Dopo il bel preludio del terso atto caratterizzato dal romantico tema d'amore, il basso Mirco Palazzi ha eseguito l'aria di frate Lorenzo Qui dentro un farmaco tal si chiude, mentre Giulietta esterna i suoi dubbi e le sue paure nell'aria Ma se deposta, quindi il finale eseguito dal baritono Marco Di Felice dominato dalla figura di Paride con le due arie indicate in precedenza.
(Alberto Pellegrino)