“Rock the Kasbah” non convince
di Elena Bartolucci
15 Nov 2015 - Commenti cinema
Rock the Kasbah è l’ultimo film diretto dal regista Barry Levinson (lontano anni luce da quando vinse il premio Oscar per Rain Man o dirigeva film davvero buoni come Good morning, Vietnam!, Rivelazioni, Sleepers o Bandits) che vede come protagonista assoluto Bill Murray in compagni di altri grandi interpreti come Bruce Willis, Kate Hudson e Zooey Deshanel.
Richie Lanz (Murray) è un assurdo manager musicale, un po’ mascalzone ma decisamente adorabile, convinto di poter far sfondare la sua unica cantante, Ronnie (Deshanel), con una serie di concerti per le truppe americane stanziate in Afghanistan.
Considerato il disperato scenario di guerra in cui è stata trascinata, la sua cantante (nemmeno così dotata vocalmente come lui vorrebbe far credere) lo abbandona su due piedi e se ne ritorna immediatamente in America. Richie, senza soldi e documenti, dovrà ideare qualche stratagemma per uscire dal paese. Ecco però che il destino gli fa incontrare per caso Salima, una bellissima ragazza di etnia pashtun dotata di una voce straordinaria. Decide di farla partecipare allo show Afghan Star, nonostante ciò significhi sfidare la sua cultura e la sua famiglia, dato che alle ragazze del villaggio sia proibito cantare (un reato punibile con la morte).
Il film, infatti, si ispira al reale fatto di cronaca che vede protagonista la giovane Latifa Azizi, che nel 2013, prendendo parte a un programma musicale, vince il primo premio grazie alla sua voce, a costo della sua libertà e della sua vita.
Bill Murray non delude certamente ma ne esce poco valorizzato visto che il film ristagna tutto il tempo e non sembra mai decollare: Levinson ha messo troppa carne al fuoco senza sfruttare al meglio gli strumenti a sua disposizione. La comicità
del protagonista non sembra amalgamarsi alla perfezione con gli scenari e i contesti più drammatici di quei territori dilaniati dalle guerre e dalle lotte interne, raccontati in modo velato o forse troppo sommario nel film.
La storia di per sé sarebbe stata anche interessante ma di certo la sceneggiatura, alquanto confusa e con un finale lasciato a metà, non ha saputo renderla al meglio: troppi personaggi lasciano lo schermo senza una vera uscita di scena e i pochi che restano non sono descritti a tutto tondo come dovutamente richiesto da un attento spettatore (per esempio il mercenario dal cuore tenero interpretato da un Bruce Willis non al meglio delle sue possibilità e la prostituta della seducente Kate Hudson).