Ricordo di Glauco Mauri
di Alberto Pellegrino
11 Ott 2024 - Approfondimenti teatro
Il 28 settembre, all’età di quasi 94 anni, è morto Glauco Mauri straordinario interprete, come attore e regista, di un vastissimo repertorio teatrale. Lo ricordiamo con un breve intervento del nostro direttore.
Con Glauco Mauri (Pesaro, 1930 – Roma, 2024) scompare un attore di grande personalità e sensibilità, un regista di grande intelligenza e cultura, un grande maestro che ha lasciato un segno indelebile sulla scena teatrale italiana lungo un arco temporale di settant’anni.
Mauri si è formato come attore nell’Accademia nazionale d’arte drammatica diretta da Silvio D’Amico, dove ha avuto per maestri Orazio Costa e Sergio Tofano. Dopo il diploma, ha lavorato con attori importanti come Memo Benassi, Orazio Costa, Renzo Ricci, Anna Proclemer, Giorgio Albertazzi, Valeria Moriconi, Mario Scaccia, Lilla Brignone, Gianni Santuccio, Enrico Maria Salerno.
Tra le sue prime e più significative interpretazioni teatrali, ricordiamo I fratelli Karamazov di Dostoevskij, gli spettacoli tutti italiani portati in una tournée organizzata nel 1955 da Lucio Ardenzi con un repertorio tutto italiano: Corruzione al palazzo di giustizia di Ugo Betti, Beatrice Cenci di Alberto Moravia in prima mondiale, Il seduttore di Diego Fabbri.
A partire dal 1954 sono state frequenti le sue presenze nella prosa radiofonica Rai, sia nella Compagnia di Radio Roma, sia in quella di Milano. Importante la sua partecipazione a lavori televisivi della Rai nelle commedie, nelle tragedie classiche e negli sceneggiati, con oltre sessanta lavori a partire dall’inizio delle trasmissioni. Dopo aver fatto parte, nel 1971, del cast dello sceneggiato televisivo I Buddenbrook, alla Biennale di Venezia e nel 1972 essere stato diretto da Luca Ronconi come protagonista nello storico allestimento dell’Orestea di Eschilo, ha interpreto diversi spettacoli di prosa televisivi tra cui La fiaccola sotto il moggio di D’Annunzio, I masnadieri di Friedrich Schiller, Atalia di Jean Racine, Corruzione al Palazzo di giustizia di Ugo Betti, I demoni di Fëdor Dostoevskij, Il giudice e il suo boia, di Durrenmatt.
Una nuova stagione con Roberto Sturno
Nel 1981, con Roberto Sturno, attore legato a Mauri da un lungo sodalizio artistico, ha fondato la Compagnia Mauri-Sturno con la quale ha proposto un vasto repertorio di autori classici, tra cui Sofocle, Shakespeare, Molière, Goethe, Cechov, Pirandello, Brecht e autori contemporanei come Beckett, Muller, Mamet, Schmitt.
Tra i numerosi spettacoli interpretati da Mauri come regista e protagonista, vanno ricordati Edipo re di Sofocle, Macbeth, La dodicesima notte, Racconto d’inverno, Sogno di una notte di mezza estate, Molto rumore per nulla, Le allegre comari di Windsor, Pene d’amore perdute, Troilo e Cressida, Giulio Cesare, Re Lear, La bisbetica domata, Il mercante di Venezia, Tito Andronico, Riccardo II e Riccardo III, La tempesta di William Shakespeare, Faust di Goethe, Don Giovanni e Il misantropo di Molière, Volpone di Ben Jonson, Il bugiardo di Carlo Goldoni, Il canto del cigno di Anton Čechov, Verso Damasco di August Strindberg (1978), I fratelli Karamazov, L’idiota, Delitto e castigo, I demoni di Dostoevskij, Enrico IV di Pirandello, Il signor Puntila e il suo servo Matti, Filottete, Philoktet di Heiner Müller, Una vita nel teatro di David Mamet (1987), Lunga giornata verso la notte di Eugene O’Neill, Variazioni enigmatiche e Il Vangelo secondo Pilato di Schmitt, Finale di partita di Samuel Beckett, Minetti. Ritratto di un artista da vecchio il suo ultimo spettacolo del 2024.
Ha interpretato pochi film ma tutti di alto livello: La costanza della ragione di Pasquale Festa Campanile, La Cina è vicina di Marco Bellocchio, Profondo rosso di Dario Argento, L’ospite di Liliana Cavani, Ecce bombo di Nanni Moretti.
Una straordinaria carriera
Per lui la drammaturgia non ha avuto segreti e questo gli ha consentito di interpretare un repertorio vastissimo di classici e di contemporanei: ben 31 personaggi scespiriani, 320 recite della Tempesta, 300 di Re Lear e della pièce pirandelliana Tutto per bene. Sicuro che l’arte del teatro contribuisse all’arte di vivere, non ha saltato una recita in più di 70 anni. Un gigante con una voce che sembrava sempre sull’orlo di rompersi ma capace di penetrare all’interno di ogni personaggio, per cui ogni sera sul palcoscenico si rinnovava l’eterno spettacolo della sua magnetica presenza, che raccoglieva l’abbraccio alla platea.
Per tutta la vita ha lavorato per perfezionare e arricchire di sfumature la propria impostazione vocale, che aveva una particolare estensione e un timbro molto personale, di curare al massimo l’interpretazione del personaggio e del testo da mettere in scena senza trascurare mai quella capacità di catalizzare le emozioni verso il pubblico proprio di una grande interprete.
L’esigenza di sperimentare sempre nuovo strade teatrali è andata sempre crescendo col passare degli anni tenendo sempre ferma l’idea di un teatro rivolto al pubblico senza rimanere tuttavia legato agli schemi del passato e questo gli ha consentito di passare con apparente disinvoltura dai classici a Shakespeare e Molière ai maggiori autori del Novecento italiani e stranieri, quindi un attore e un regista che ha sempre trovato con rara eleganza stilistica un giusto equilibrio fra tradizione e innovazione.