Ricordo del sociologo Franco Ferrarotti


di Alberto Pellegrino

18 Dic 2024 - Libri

Ricordo di Franco Ferrarotti (maestro del nostro direttore) e della sua ultima opera, una lucida analisi della società contemporanea.

Franco Ferrarotti (1926 – 2024) è stato il fondatore della sociologia in Italia quando era un “oggetto quasi misterioso”, ha rappresentato la sociologia italiana nel mondo, ha ricoperto prima cattedra di sociologia nell’Università degli studi di Roma; è stato “Visiting Professor” in molte università europee e nordamericane, in Russia, Giappone e America Latina. Sul piano personale, è stato il mio Maestro quando, dopo la laurea in giurisprudenza, ho deciso di studiare sociologia principalmente attraverso i suoi saggi, poiché nel 1963 in Italia non esisteva nessuna facoltà di sociologia.

Studioso poliedrico socialmente e politicamente impegnato, fautore di una sociologia a tutto campo, Ferrarotti è stato un attento osservatore e testimone della società, dei suoi aspetti e dei suoi cambiamenti. Primo docente ordinario in una cattedra di sociologia nell’Università degli studi di Roma, ha dedicato i suoi primi studi alla sociologia del lavoro e dell’industria, ai movimenti sindacali e alle trasformazioni urbane, negli anni Sessanta ha pubblicato le prime opere sistematiche (La sociologia come partecipazione e altri saggi, La sociologia. Storia, concetti, metodi, Idee per la nuova società, La sociologia) e nel 1968 ha pubblicato con al Utet il fondamentale Trattato di Sociologia, seguito da opere che hanno segnato la storia di questa nuova scienza (Una sociologia alternativa. Dalla sociologia come tecnica del conformismo alla sociologia critica,1972; La società come problema e come progetto, 1979; Cinque scenari per il 2000, 1985; La sociologia alla riscoperta della qualità,1989). Ferrarotti ha continuato a scrivere fino all’ultimo, mostrando sempre una straordinaria lucidità di pensiero e una raffinata capacità critica, occupandosi del rapporto tra società e arte, poesia e musica nel segno di un nuovo umanesimo, del rapporto tra società e mass media, del rapporto tra religione e società, affrontando anche tematiche particolari come il razzismo, l’antisemitismo, il neonazismo, la nascita di una società multirazziale e multiculturale.

(Foto dell’associazione italiana di Sociologia)

Ferrarotti è stato l’inventore della sociologia come partecipazione posta in contrapposizione con una sociologia solamente analitica e non propositiva, legata esclusivamente ai dati statistici, chiusa in se stessa e incapace di calarsi nella società. La sociologia, secondo lui, non può collocarsi al di fuori della società, perché “è nata come un grande sogno di riforma e di rigenerazione dell’umanità…oggi deve riprendere l’elemento rivoluzionario che è nella sua storia” per proporre una visione globale all’interno di un mondo dove il capitalismo opera sui mercati senza una visione di un possibile futuro, per “recuperare l’essere umano come fine ultimo e non come strumento” prima che la società finisca per crollare su se stessa. L’economia di mercato è caratterizzata da rapporti utilitaristici, da tornaconti individuali che limitano o negano la partecipazione e le prime vittime sono i giovani che non riescono più a interrogarsi, a chiedersi il motivo per cui sono al mondo, a progettare la propria vita. Con l’affidare la memoria collettiva ai computer si rischia di perdere la “memoria interiore profonda”, mentre “i ragazzi hanno bisogno di riflettere e indugiare su se stessi, perché la vita interiore è fondamentale” altrimenti rischieremo di essere “come un viaggiatore che si appresta, corre, va, ma ha dimenticato lo scopo del viaggio lungo la via”.

Ferrarotti impartisce ancora una magistrale lezione nel suo ultimo libro Che cos’è la sociologia (Mimesis, maggio 2024) denso di profonde considerazioni su alcuni aspetti della società contemporanea. L’autore inizia col prendere in esame l’opera del sociologo russo-francese George Gurvitch che ha messo in evidenza l’interazione reciproca dei fatti sociali, per cui l’oggetto fondante della sociologia è la realtà sociale in tutti i suoi aspetti strutturali e a-strutturali, per cui l’analisi sociologica non deve riguardare solo le società globali, ma anche le classi sociali, i gruppi e le socialità senza scomporre la società nella sua naturale complessità, altrimenti si rischia d’impoverire la realtà, mentre è opportuno inserire anche lo studio delle idee e dei valori che sono integrate nel fenomeno sociale.

Ferrarotti sottolinea poi l’attualità e l’importanza della parola scritta (“La parola inizia a vivere quando è scritta”) che attende silenziosa di essere interrogata. “È in questo silenzio della parola scritta che si apre l’infinita possibilità dei significati…la carburazione interiore dai cui erompe, se e quando erompe, l’immaginazione concettuale creativa”.  In un mondo disperso e decentrato, la parola ci consente di recuperare il valore del mito come sorgente di fantasia e di ricerca in contrapposizione al dogma che è un segno di chiusura e intolleranza, per cui oggi ci si avvia verso una fede a-dogmatica e tollerante aperta a una comunicazione interculturale.

La parola restituisce inoltre dei significati alla “memoria smemorata”, facendoci ricordare quanto abbiamo vissuto e diventa “un lungo sguardo retrospettivo…che recupera l’infanzia, il tempo senza tempo, il momento mitico, l’archetipo sovrastante…La parola scritta non rende superflua la memoria ma, al contrario, la custodisce”. Quando la parola scritta diventa racconto, si traduce nel “segno stenografico di tutta una civiltà” e nella cultura di massa il libro può diventare “uno strumento importante di autoconsapevolezza, una pausa, una zona di silenzio e di raccoglimento, la nascita – o la rinascita – del soggetto consapevole e dell’individuo socialmente orientato”. 

Altrettanto interessante è l’analisi del rapporto moda-società fatta dal sociologo che parte dal rapporto moda –cultura, da intendere come insieme di valore convissuti e condivisi, di comportamenti e orientamenti di preferenza e pratiche di vita. La moda è nata come “uno spasimo sociale” mosso dall’ansia di imitare e uniformarsi alle classi sociali superiori da parte delle classi inferiori. Oggi essa è cambiata, perché “i costumi dei gruppi e delle élite sociali superiori si trasmettono verso il basso e influenzano in profondità la vita quotidiana dei non aristocratici, dei borghesi arricchiti o in via di arricchimento, tanto più che è noto come ciò che distingue il borghese è la sua disperata brama di distinguersi”.  

Nella società globale la moda diventa l’indice di un modo di vivere, l’elemento di un sistema dove il consumismo influenza la moda che a sua volta rafforza il consumo e apre la porta al lusso che non è soltanto “voluttà” ma (secondo la visione di Veblen) è anche uno spreco basato sulla possibilità personale di spendere e visto fattore di sviluppo per un capitalismo che stimola edonisticamente le spese voluttuarie secondo una negativa commistione tra bisogni primari e secondari spesso indotti, inutili e non correlati a esigenze reali.

Un’analisi fondamentale riguarda la crisi della metropoli avviata verso un progressivo declino determinato dal venir meno della “centralità” della fabbrica e dalla crisi delle comunità, per cui si sta delineando una spinta a riscoprire il valore della città a misura d’uomo, cioè centri urbani di piccole o medie dimensioni, dotati di tutti i servizi fondamentali, capaci di ricostruire lo spirito di comunità per affrontare i problemi della povertà e dell’immigrazione, del rinnovamento scolastico, delle sistematiche divisioni di classe, del degrado ed emarginazione delle periferie, sfruttando anche le novità offerte dalla deglomerizzazione e dai processi di decentramento delle imprese favorito dalla tecnologia  avanzata e da una nuova organizzazione del lavoro.

Ferrarotti analizza infine il rapporto tra scienza e magia: la società attuale esalta la scienza e la tecnica fino a cadere nello “scientismo”, cioè nel vedere la scienza come un feticcio oggetto di un’ingenua mitologia, privandola del suo valore. Questo spiega in parte perché gli individui si rivolgano al mago, allo stregone, allo sciamano, che esercitano delle pratiche magiche fortemente individualizzate e legate a poteri “eccezionali” dell’operatore, circondati da un alone di magia, mentre la scienza ha bisogno di un fondamento razionale, che deve fornire risultati pratici e controllabili. Per sfuggire allo scientismo c’è bisogno di una scienza concepita come capacità dell’uomo di porsi in un rapporto problematico con se stesso, per non cadere in un dogmatismo che sarebbe la morte della scienza stessa; bisogna inoltre coltivare la ragione per progettare lo sviluppo della società, perché il sonno della ragione continua a produrre mostri sottomettendo la società alla “tirannia del progresso”.

Per ultimo Ferrarotti, dopo avere analizzato il fenomeno della secolarizzazione nelle società occidentali e i cambiamenti sociali che essa comporta, riprende il tema del “sacro” (ampiamente analizzato in passato) per distinguere la religione come strumento destinato a legittimare l’ordine sociale esistente e il sacro visto come un ordine sociale da costruire, una cultura e una morale alternative. Quando la scienza, la religione e il potere della ragione rimangono lontani dalle masse, gli individui si rivolgono all’irrazionale, alla droga e alla violenza per opporsi all’ordine sociale costituito, facendo ricorso alle pratiche magiche, all’occultismo, all’astrologia e alla cartomanzia. In questo quadro va collocato anche il rapporto tra cultura scritta e un ritorno a una cultura della neo-oralità post-razionalista propria di una “società multidimesionale” caratterizzata da una rivoluzione tecnologica informatica, diversa dalla cultura individualista propria della società industrializzata che “non è più in grado di comprendere né di legittimare il nuovo mondo che sta prendendo forma”. Il centro della cultura non sarà più il libro inteso come totem da parte dello studioso solitario ed estraneo alla folla, ma il valore dell’individuo si affermerà all’interno del gruppo, sarà “intersoggettivo” e rapportato alla comunità, in modo da evitare i rischi delle trasformazioni in atto (irresponsabilità dell’individuo, sua dissoluzione nella massa indifferenziata, sua regressione a un’infanzia irresponsabile). La società del futuro, incentrata sul gruppo, dovrà superare la divisione tra settore scientifico e settore umanistico e dovrà progettare il passaggio da una democrazia di facciata a una democrazia partecipativa, capace di valorizzare tutta la ricchezza delle capacità umane per uscire dall’era della società di massa.

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