Red Hot Chili Peppers: quando il rock incontra il funky
Silvio Sbrigata
4 Feb 2003 - Commenti live!
Milano. Mancavano dal nostro paese dal 15 Giugno, quando cioè si sono esibiti davanti ai centomila spettatori radunati a Imola per l'annuale appuntamento con l'Heineken Jammin' Festival; sono ritornati alla grande facendo registrare il sold-out in pochi giorni dall'inizio della prevendita al punto che gli organizzatori hanno dovuto programmare una seconda serata. Anthony Kiedis e soci portano in giro per il mondo le note del nuovo disco By the way con la cui title-track aprono il concerto, ed è subito adrenalina. La serata prosegue in un crescendo di ritmo ed emozioni e per fare questo i quattro di Santa Monica non possono che passare dal lavoro che ha reso loro più successo e, probabilmente, anche il più riuscito. Californication (26 milioni di copie vendute nel mondo e 33 doppi dischi di platino) dal quale propongono due delle più belle hits: Scar Tissue (Grammy nel '99) ed Around the world che fanno subito infuocare il pubblico e mettono in luce le grandi virtù artistiche di John Frusciante (che proprio con questo album dopo sei anni di assenza è tornato nel gruppo) e, soprattutto, di Flea Michael Balzary al secolo- decisamente la spina dorsale dei quattro per quello che riguarda la musica, e comunque di sicuro il più in evidenza per il look (copricapo, costume e scarpe arancione vivo e null'altro addosso se non il suo basso). Sono proprio Flea e John che trascinano i presenti con la forza dei loro strumenti suonando le note delle canzoni che ormai da più di un ventennio mandano in visibilio le platee di mezzo mondo e che hanno riempito i solchi di album memorabili a partire dal primo Upflit Mofo Party Plan del 1984, fino ai più recenti Blood Sugar Sex Magic ed il già citato Californication. E così si passa da Suck my Kiss, a The Righteos and the Wicked, a Give it away (singolo che proietta la band nelle classifiche di tutto il mondo). E poi ancora Otherside, un vero e proprio inno del gruppo, Get On Top ed Easily. Una nota di merito anche per la scenografia semplice ma curata nei minimi particolari, e che prevedeva sul palco la presenza di sei colonne mobili di scanner e di quattro grandi schermi, uno per ogni componente del gruppo, sui quali infatti si alternavano le immagini dei musicisti, dei video delle canzoni proposte, oppure che si riempivano di icone che ne amplificavano il potere espressivo. A questo proposito vanno menzionate This Velvet Glove, sottolineata da ghirigori cromatici che ricordavano le sequenze finali dell'Odissea kubrickiana e Californication, dove invece imperavano delle grandi meduse con lo stesso colore rosso presente sulla cover dell'omonimo disco. Esemplare lo spettacolo offerto da Kiedis che, oltre ad essere il cantante dei Peppers, è anche autore di quasi tutte le canzoni; con la sua straordinaria forza interpretativa e la sua vivacità ha regalato al pubblico momenti di grande pathos, soprattutto quando ha eseguito le ballate meno dure di By the Way, scritte quando stava per finire la storia d'amore più importante della sua vita. Il programmato rientro del gruppo vede un piccolo show personale del batterista Chad Smith che gioca un po' con i presenti a proporre dei ritmi alla batteria e poi introducendo gradualmente l'ingresso di Flea e John (che per l'occasione mette da parte la sua Stratocaster ed imbraccia una più raffinata Les Paul) con un inedito arrangiamento della canzone, probabilmente, più bella del gruppo che è Under the Bridge; in realtà in questo caso non è stato Anthony a cantare, piuttosto i dodicimila presenti che hanno provveduto pure a rendere più suggestivo il Filaforum con i tanti accendini accesi. Sono gli ultimi dieci minuti di concerto; i quattro si congedano dai fans che li hanno osannati per tutte le due ore e danno appuntamento per i più fortunati alle serate di Roma e Bologna ai tanti che, nonostante i 24.000 biglietti venduti sono rimasti fuori a mani vuote.
(Silvio Sbrigata)