Primi concerti per Macerata Jazz
Manuel Caprari
21 Gen 2005 - Commenti live!
Macerata – à iniziata il 9 gennaio, e andrà avanti fino al 24 aprile, la nuova edizione della stagione jazz del Lauro Rossi. Nove concerti, tutti di domenica quest'anno, che vedono la partecipazione,tra gli altri, di Stefano Bollani, Enrico Rava, Irio De Paula e Francesco Cafiso. Degli habituè, è vero, ma avercene.
A dire il vero l'inizio non è stato eclatante. Il concerto d'apertura non ha reso merito al livello qualitativo che ci si aspetta dalla rassegna.
Il Larry Franco Italian Jazz Ensemble è composto da: Larry Franco al piano e alla voce; Mino Lacirignola alla tromba, Bepi D'Amato, vincitore dell'ultima edizione del premio Urbani per jazzisti emergenti, al clarino; Michele Carraba al sassofono; Giuseppe Bassi al basso; Enzo Lanzo alla batteria; tutti musicisti bravi, la cui professionalità non è da mettere in discussione; è il progetto in sè per sè che lascia perplessi, se non addirittura indifferenti. Riarrangiare in chiave jazz alcune vecchie canzoni italiane va benissimo; anzi, il tema di Grazie dei Fiori alla tromba è addirittura sorprendente, sembra una ballad struggente alla Chet Baker; ma dopo un po' il gioco mostra la corda. Diciamo che dopo due o tre brani non se ne può quasi più. E interrompere la monotonia con One of those Things di Cole Porter crea solo confusione. La struttura delle esibizioni è sempre la stessa: uno strumento, vuoi il piano, vuoi la tromba,introduce il tema del brano, Larry Franco canticchia il testo come può (quando non lo fa è meglio) poi il ritmo della batteria cresce, i tre strumenti a fiato si prodigano prima in singoli assoli poi in trio, e alla fine si chiude il brano riprendendo il tema della canzone. Tutto questo con uno stile jazz piuttosto allampanato e convenzionale, a metà tra il jazz anni '50 e lo swing, ma senza mai un vero scarto di inventiva o di fantasia che prenda l'ascoltatore anche solo lontanamente in contropiede. Ogni tanto si sbadiglia. E soprattutto si spera che i nostri eroi non arrivino a suonare Nel Blu Dipinto di Blu, che invece, verso la fine del concerto, puntualmente arriva. E su un brano così inflazionato puoi inventarti di tutto, riempirla di controtempi alla batteria, snaturarla quanto vuoi ma resta sempre una cafonata. Bisognerebbe smettere di suonarla per almeno un centinaio d'anni per ricrearle una verginità . Chiude il concerto Mille Lire al Mese, tanto per restare nel campo dell'ovvio. Lo sappiamo, l'anno scorso l'aveva suonata anche Bollani, ma, piaccia o no, la classe fa la differenza.
Già con la seconda serata, quella del 16 gennaio, andiamo molto ma molto meglio.
Il Giovanni Amato Quartet è composto da Giovanni Amato alla tromba, Pietro Condorelli alla chitarra elettrica, Aldo Vigorito al basso, Gaetano Fasano alla batteria. I quattro musicisti ci regalano un jazz potente, ritmato, emozionante e raffinato, totalmente scevro da facili ammiccamenti o piacionerie. Amato è un trombettista sempre ottimo, a tratti sublime, e di brano in brano sembra scaldarsi e dare sempre di più. Il chitarrista, impeccabile negli accompagnamenti, è esaltante negli assoli. Il batterista è una forza, dosa velocità , potenza e fantasia, creando una base ritmica vigorosa ma mai invadente.
Tra i momenti migliori di un concerto veramente soddisfacente, una robusta esecuzione di Four di Miles Davis, e un emozionante duo chitarra-tromba, senza sezione ritmica, su Young at Heart dedicata a Freddie Hubbard. Da pelle d'oca.
(Manuel Caprari)