PRETTY: un motivo per essere carini… ma annoiati.
di Elena Bartolucci
9 Feb 2014 - Commenti teatro
Macerata – Giovedì 6 febbraio 2014, dopo il debutto al Teatro Nuovo di Napoli, arriva al Teatro Lauro Rossi di Macerata la commedia di Neil LaBute, Pretty. Un motivo per essere carini (nella traduzione di Lorenzo Amato) per la regia di Fabrizio Arcuri.
L’opera è tratta da Reasons to be pretty, ultima parte della trilogia di LaBute cominciata nel 2001 con The Shape of Things e proseguita nel 2004 con Fat Pig ed è una feroce riflessione sull’ossessione della bellezza nel mondo contemporaneo, in cui le apparenze fisiche, la superficialità, l’egoismo e la natura individualista sono tutto, specialmente nei rapporti personali tra uomini e donne.
Come dichiarato dallo stesso regista, il testo originale “Reasons to be pretty è un carillon furibondo, una giostra di vicende osservate al microscopio, che Neil LaBute è riuscito a intessere intorno a piccole vicende di tutti i giorni, che esplodono e implodono grazie ai fraintendimenti e alle diverse sensibilità che regolano i rapporti tra uomini e donne”. È uno specchio dei nostri tempi in cui le relazioni sono costruite sull’immagine degli altri e ci sono notevoli difficoltà nel conoscersi veramente.
Al centro della storia ci sono due coppie di amici. Greg (Filippo Nigro, ottimo e credibile in ogni momento), un uomo tranquillo e Stephanie (Fabrizia Sacchi, molto espressiva e convincente, ma calante nel tono di voce), una donna nevrotica, i quali animano le prime scene con una furiosa discussione, iniziata a causa di un futile commento da parte di lui riguardo la faccia “normale” di lei, mentre stava parlando con il suo amico e collega di lavoro Kent. Questo semplice commento, sentito per caso dalla sua amica Carly, la manda su tutte le furie, perché aveva sempre pensato di avere una faccia carina, ma la cosa che la fa imbestialire di più è come mai lui non glielo abbia mai confessato. Come può allora lei accettare di stare con un uomo che la disprezza fisicamente? I due si lasciano, non senza litigare animosamente ogni qualvolta si rincontrino, perché Steph è rimasta davvero sconvolta e insultata nel profondo da quel semplice e innocente commento di Greg.
Dall’altra parte ci sono appunto Kent (Giulio Forges Davanzati con una strabiliante presenza scenica) e Carly (Dajana Roncione): lui un buzzurro, geloso della sua donna ma sciupa femmine, mentre lei una donna molto sexy e consapevole di esserlo, ma che ringrazia il cielo di avere anche un briciolo di intelligenza.
Pian piano i litigi della prima coppia andranno a confluire anche nei problemi latenti della seconda, in cui i continui segreti e tradimenti di lui porteranno allo sfascio del matrimonio.
Sarà proprio il personaggio di Greg ad arrivare all’ottima conclusione che “l’armonia alla fine arriva quando meno se l’aspettano e non passa per la strada principale, quella delle favole o dei romanzetti, ma passa per la consapevolezza e la maturità e la capacità di discernere le cose di cui si ha davvero bisogno e non è detto che tutto questo corrisponda alla felicità o all’idea che noi ci siamo fatti, o che la società ci spinge a credere. Forse perché la felicità è, come la bellezza, un’utopia”. La bellezza è solo in superficie, non esiste eppure tutti non riescono a non inseguirla.
Un cast certamente stellare, che ha tentato, quindi, di affrontare con questa pièce i falsi miti dell’epoca contemporanea, dove protagoniste sono soprattutto le chiacchiere, ma in cui la bellezza e le apparenze diventano fondamentali.
Nigro e anche tutti gli altri attori hanno comunque recitato in modo eccellente e con grande naturalezza, dimostrando ciascuno la propria conclamata carriera attoriale, eppure il testo dell’intera opera è sembrato languire in svariati momenti. Visto che l’originale ha riscosso numerosi riconoscimenti a livello internazionale, ci si chiede se non sia andato perduto qualcosa durante la traduzione: molto spesso le battute, seppur condite con commenti irriverenti e sarcastici, sono sembrate ripetitive a tal punto da rendere monotoni molti dei dialoghi, persino quelli più animosi.
Ottime comunque le scelte registiche di Fabrizio Arcuri, che, coadiuvato da una scenografia girevole particolare, ha saputo giostrare le diverse scene, giocando al meglio con gli attori per mutare con velocità le ambientazioni e il ritmo di dialogo.
Lo spettacolo è stato presentato dalla Compagnia Gli Ipocriti. Le scene sono di Luigi Ferrigno, i video di Lorenzo Letizia e i costumi di Giuliana Paolella. L’assistente alla regia è Andrea Pelliccia, che ha ricoperto anche il ruolo della mascotte, che si aggira ogni tanto per la scena.