Premio Tiberini ad Andrea Concetti e Gianluca Pasolini
Anna Indipendente
1 Dic 2013 - Commenti classica, Musica classica
S. Lorenzo in campo (PU). Serata all’insegna dell’alto magistero musicale e attoriale quella che si è svolta lo scorso 23 novembre in quel di San Lorenzo in campo, ridente borgo della provincia pesarese che ha dato i natali al tenore ottocentesco Mario Tiberini (1826-1880). A lui fu dedicato l’antico teatro Trionfo, situato all’interno dell’austero Palazzo della Rovere (XVI sec.) che, proprio per le ridotte dimensioni si può considerare un autentico gioiello di stile liberty e in questa suggestiva ambientazione aveva luogo I’annuale premio “Tiberini d’oro”, nato nel lontano 1989 per omaggiare uno degli ultimi e famosi interpreti rossiniani di ieri, con artisti lirici di oggi altrettanto famosi e di portata internazionale. Quest’anno l’evento, organizzato in collaborazione con l’amministrazione comunale giunge alla sua ben XXII edizione per l’instancabile attività della sua ideatrice, direttrice artistica, nonché conduttrice della serata Giosetta Guerra.
Dopo i consueti saluti al pubblico da parte delle maestranze locali: sindaco Antonio Di Francesco in primis e assessore Vincenzo Berti poi, che debitamente sottolineavano l’importanza turistico-culturale della manifestazione, in termini di ritorno d’immagine per l’intera cittadina e la collaborazione profusa per la riuscita della serata, il concerto si apriva con una introduzione strumentale eseguita al flauto dall’abile Sara Tenaglia, accompagnata al pianoforte dalla brava e ferrata Giorgia Borgacci, entrambe artiste laurentine. Eseguivano due brani appartenenti alla letteratura flautistica francese di fine ‘800 con perizia e pulizia di suono, nella fattispecie la fantasia (Andante-Presto) di Gabriel Faurè (1845-1924) e la Fantasia brillante sul tema della “Carmen” di Froncois Borne (1840-1920) coinvolgendo il pubblico in applausi entusiastici soprattutto per l’indovinato bis: la ballata del novecentesco compositore svizzero Franck Martin (1890-1974), caratterizzata da un’interessante textura melodico-ritmica che metteva ben in evidenza sia la collaudata intesa del duo laurentino che la particolare perizia tecnica della pianista.
Ma com’era nelle previsioni il pubblico si lasciava letteralmente incantare dalle performances vocali e attoriali delle due stars della serata: il basso-baritono Andrea Concetti e il tenore Gianluca Pasolini, entrambi di consumato magistero lirico-interpretativo, riconosciuto anche all’estero. Nella prima parte veniva eseguito un florilegio di arie iperconosciute del repertorio melodrammatico, le potremmo considerare le cosiddette “arie di baule” dei rispettivi repertori dei due cantanti; una volta le arie di baule servivano ai cantanti settecenteschi (castrati e primedonne) per mettere in evidenza le loro straordinarie doti canoro-musicali. Ed è appunto quello che avveniva in questa prima parte. Mentre il marchigiano Andrea Concetti preferiva coinvolgere il pubblico divertendolo con le arie mozartiane di basso buffo rivelanti le sue indubbie qualità attoriali nel ruolo di Cassandro Ella vuole ed io vorrei, primo atto scena sesta dalla poco eseguita Finta semplice e di Leporello Madamina il catalogo è questo dal Don Giovanni, il riccionese Gianluca Pasolini sceglieva di emozionare gli astanti con due arie celeberrime donizzettiane di Nemorino Una furtiva lagrima dall’Elisir d’amor e di Tonio Ah, mes amis da La fille du régiment che ben mostrava la matura sensibilità musicale e la facilità negli acuti, cifra stilistica delle sue interpretazioni; salvo tornare poi ad un atmosfera esilarante, ma con qualche tinta malinconico-larmoyante con il duetto fra Nemorino e Dulcamara Ardir! Ha forse il cielo mandato… Voglio dire, lo stupendo elisir dove il ciarlatano venditore di vino, spacciato per miracoloso elisir sembra giocare al gatto col topo con Nemorino, subodorando la facile possibilità di far soldi nell’approfittare della sua ingenuità, tutto ciò ben sottolineato dalla picchettata melodia di Dulcamara. A questo punto lo scroscio d’applausi diventava forte: quale apprezzamento migliore per le magistrali interpretazioni di entrambi?
Nella seconda parte si voltava pagina e il clima cominciava a diventare più romanticamente forte poichè si entrava nel mondo verdiano per un omaggio al compositore bussetano di cui quest’anno ricorre il bicentenario della nascita. Andrea Concetti regalava al pubblico un proprio inedito ruolo di Filippo II cantando in maniera eccellente l’aria Ella giammai m’amò del Don Carlos, quasi prefigurando un imminente abbandono del repertorio di basso-buffo, pronto ormai a librarsi vocalmente tra le ammalianti melodie legate del repertorio di baritono lirico dalla calda e piena cantabilità più adatta a interpretare i toni romantici verdiani. Ma il timbro più chiaro e leggero dalla ricca e calda cantabilità nell’interpretazione della cinica e conosciutissima aria La donna è mobile del duca di Mantova dal Rigoletto di Gianluca Pasolini riusciva ad essere altrettanto malioso e trascinante. Quest’ultima parte del concerto si concludeva poi con l’intreccio vocale del poco rappresentato duetto tra Massimiliano e Carlo Come il bacio di un padre amoroso da I Masnadieri, scena quinta dell’ultimo atto, che rimandava all’ormai storica edizione discografica diretta da Richard Bonyange con Samuel Ramey (presidente onorario del premio) e Franco Bonisolli.
Il tenore romagnolo bissava poi con la celebre aria di Calaaf Nessun dorma da la Turandot di Puccini all’inizio del terzo atto, eseguita in maniera impeccabile.
Unico neo della serata la mancanza della partecipazione straordinaria del soprano campano Maria Dragoni, indisposta per un improvvisa influenza, subitamente sostituita dalla giovane soprano Elena Tereshchenko; ma la sua performance, sia nell’aria celeberrima di Giulietta Eccomi in lieta vesta…..Oh, quante volte, oh quante.. dai Capuleti e Montecchi di Bellini , sia nel bis: il duetto mozartiano Là ci darem la mano con Andrea Concetti nei panni di Don Giovanni convinceva poco a livello scenico e vocale a causa di un’emissione di voce non sempre precisa e sostenuta adeguatamente; soprattutto non giovava l’impervio confronto con la perizia scenica dei due destinatari del premio.
Gli artisti in scena venivano poi egregiamente accompagnati dalla già conosciutissima pianista Mirca Rosciani.
Giosetta Guerra, conducendo la serata con garbo ed equilibrio come se fosse in un salotto faceva sentire tutti gli artisti a proprio agio e annunciava durante la premiazione il prossimo gemellaggio con il teatro stabile di Bergamo onde poter celebrare il centenario della morte di Angiolina Valandris Ortolani (Bergamo 1830- Livorno 1913), moglie del Tiberini e soprano d’agilità piuttosto conosciuta in Italia e all’estero tra il 1856 e il 1880.