Paul Newman, divo e archetipo, raccontato da Cesare Catà
di Elena Bartolucci
12 Dic 2022 - Commenti teatro
Un viaggio all’interno del cinema e della letteratura per conoscere meglio i ruoli che hanno reso grande il famoso divo dagli occhi di ghiaccio.
(Fotografie di Elena Bartolucci)
Sant’Elpidio a mare (FM) – Giovedì scorso, 8 dicembre, presso l’Auditorium “Graziano Giusti” del piccolo comune fermano, il pubblico presente ha avuto la possibilità di prendere parte alla lezione spettacolo di Cesare Catà incentrata sulla figura dell’attore Paul Newman dal titolo emblematico “Butch, Brick e altri outsider”.
Il percorso proposto dal famoso filosofo e performer teatrale ha accompagnato gli astanti in sala in un interessante viaggio partendo dal teatro di Tennessee Williams, l’autore che è riuscito a portare alla ribalta l’interprete che, a inizio carriera, era stato ferocemente stroncato dalla critica.
Il famoso divo dagli occhi di ghiaccio ha saputo incarnare l’antieroe per eccellenza ossia quella figura che incarna la visione alternativa del comune eroe e si consuma completamente per raggiungere il suo destino, spostando la bilancia dei valori a suo piacimento. Sul grande schermo Newman indossò infatti la maschera di veri e propri outsider della società tipica americana: uomini che rappresentavano un forte senso di rivolta nei confronti di tutto quello che serpeggiava nell’America di varie epoche.
Quasi tutti i personaggi da lui impersonati avevano delle caratteristiche comuni: sono spiriti ribelli, hanno dei problemi irrisolti e vivono una forte lotta interiore per scoprire chi sono davvero e hanno una tale devozione per l’alcool che sono quasi sempre ubriachi.
Il primo personaggio che Catà inizia ad analizzare è quello di Brick Pollitt, protagonista maschile del capolavoro La gatta sul tetto che scotta accanto alla gigantesca Liz Taylor che veste i panni di una moglie ancora innamorata che tenta di riconquistare il marito alcolizzato, mentre sullo sfondo prende vita una faida familiare in una umida giornata nel Mississippi. Il lirismo poetico e il realismo pregnante nei dialoghi di questa pellicola sono i protagonisti indiscussi insieme ai loro interpreti, in cui gli assenti del racconto sono in realtà i punti focali di tutta la storia.
In pochi anni, dopo l’uscita di questo film, Newman divenne uno dei più grandi interpreti della sua generazione, regalando performance che resteranno indelebili nella storia del cinema come quella in un altro grande capolavoro intitolato The Hustler ossia Lo spaccone. Come lo stesso performer ha voluto sottolineare, il verbo polisemantico inglese “hustle” da cui deriva il titolo del film può significare sia barare che amare il gioco e il senso di perdere. Eddy Felson (detto “lo svelto”), protagonista della pellicola, è un altro uomo che non ha fatto i conti con se stesso e presenta una fragilità tale da nasconderla dietro quel suo modo di fare il gradasso con gli altri. Non riesce a combattere le emozioni più grandi di lui e non conosce una maniera diversa di vivere la vita, seppure vada a caccia del suo destino per le strade d’America.
Questi antieroi non riescono quindi a trovare qualcosa per cui valga la pena perdere tutto perseguendo quel principio della ricerca della felicità (“the pursuit of happiness”) declamato persino nella Costituzione americana.
In ogni sua interpretazione Newman ha reso perfettamente giustizia al ruolo di “cavaliere post-moderno”, un uomo insofferente che si trova quasi sempre al centro di storie ambientate nel profondo sud di un’America ancora lacerata da profonde divisioni interne.
Catà è riuscito a costruire uno spettacolo ben equilibrato e dal ritmo serrato, in cui ha saputo come sempre raccontare con acume, simpatia e oculatezza uno spaccato del Novecento letterario e cinematografico, oltre che della cultura e della letteratura americana.
Ottima anche la scelta di mostrare inizialmente solo alcuni spezzoni fondamentali di grandi film tra cui anche Nick Mano Fredda, La lunga estate calda o La stangata e una breve scena tratta da Butch Cassidy.
Insieme a Catà sul palco c’era anche Ludovica Gasparri, che ha regalato diversi intermezzi musicali molto interessanti alla tastiera e alla chitarra, tra cui la dolcissima rivisitazione di Leaving on a jet plane di John Denver come degna chiusura della serata.
I prossimi appuntamenti dell’Associazione culturale Lagrù sono disponibili nel relativo sito Web.