Pasquale De Antonis, un maestro del ritratto e della fotografia di moda
di Alberto Pellegrino
6 Ago 2015 - Altre Arti, Eventi e..., Arti Visive
Pasquale De Antonis (Teramo 1908 – Roma 2001) è stato, secondo la definizione del poeta Leonardo Sinisgalli, un “fotografo di dive, di dee, di mostri sacri” ed è stato uno dei protagonisti, insieme al marchigiano Arturo Ghergo, di quella stagione particolarmente felice vissuta tra il 1946 e il 1969 dalla moda italiana che si stacca dalla sudditanza degli atelier francesi con la nascita delle grandi case di moda italiane. Il Comune di Pesaro ha voluto rendere omaggio a questo maestro della fotografia con una grande mostra Intitolata Pasquale De Antonis la fotografia moda, allestita a Palazzo Mosca (3 luglio-31 ottobre) a cura di Anna Maria Miele e Giorgio Bramante Donini che è anche il curatore, insieme a Marco Smacchia, del catalogo che contiene scritti di Sofia Gnoli e Diego Mormorio.
La mostra, che si propone di presentare la fotografia come forma d’arte contemporanea e di evidenziare il rapporto tra moda e fotografia, comprende i servizi fotografici realizzati per l’atelier delle sorelle Fontana e per le sartorie romane impegnate a lanciare l’alta moda italiana a livello internazionale. Un’altra sezione è dedicata soprattutto ai ritratti dei divi che in quegli anni affollano la Hollywood sul Tevere, per cui troviamo una galleria di volti noti raffigurati secondo il raffinato stile del fotografo abruzzese: Anna Magnani, Sofia Loren, Gina Lollobrigida, Silvana Mangano, Vittorio Gassman, Marcello Mastroianni, Luchino Visconti, Franco Zeffirelli. È tuttavia nel ritratto femminile che risalta la qualità dello stile di questo maestro della fotografia, perché “La donna di De Antonis non è mai banale, non è sexy ma piuttosto fa emergere i valori della sua intelligenza. Quelle di De Antonis non sono fotografie civettuole che tanto servono alla moda, sono fotografie ragionate con una regia meticolosa intrisa di sapienza formale e che ben rivelano la conoscenza del cinema, del teatro e delle altre forme espressive” (Giorgio Bramante Donini).
Pasquale De Antonis lascia l’Abruzzo agli inizi degli anni Trenta per trasferirsi a Bologna per iscriversi all’Accademia di Belle Arti e nel 1932 espone alla Prima Biennale di Fotografia di Roma. Nel 1934 ritorna a Pescara dove apre il primo studio fotografico, realizzando una serie di opere sul mondo etnografico abruzzese e stringendo amicizia con Ennio Flaiano che gli dedica il racconto Le fotografie. Nel 1936 vince una borsa di studio per frequentare il centro Sperimentale di Cinematografia, per cui si trasferisce a Roma e nel 1939 rileva lo studio fotografico di Arturo Bragaglia in Piazza di Spagna. Negli anni Quaranta inizia a frequentare il Caffè Greco punto d’incontro del mondo intellettuale romano e strige amicizia con artisti e scrittori che contribuiranno alla sua formazione culturale. Nel 1946 comincia a lavorare per il teatro realizzando dei reportage per gli spettacoli di Visconti, Zeffirelli, Gassman e Squarzina. Sempre nel 1946 nasce la collaborazione con la giornalista Irene Brin che lo introduce nel mondo dell’alta moda per cui ha la possibilità di fotografare i modelli delle Sorelle Fontana, Fernanda Gattinoni, Emilio Schubert e Simonetta Colonna di Cesarò, riuscendo a mettere in evidenza le sue qualità tecniche e la sua sensibilità estetica che gli consente di mettere in relazione la moda con il mondo archeologico e architettonico romano. Le sue fotografie vengono esposte nel 1951 e nel 1957 nella Galleria dell’Obelisco e sempre negli anni Cinquanta comincia a lavorare alla documentazione dei beni culturali italiani per l’Enciclopedia dell’arte di Sansoni. Negli anni Settanta De Antonis partecipa alle sperimentazioni del Gruppo Altro e continua a occuparsi di fotografia e del suo archivio fino all’ultima mostra De Antonis un fotografo a teatro allestita personalmente nel 1998 nella Galleria del Segno.
Antonio De Antonis, una volta arrivato a Roma, rileva lo studio di Arturo Bragaglia nei pressi del Caffè Greco, dove comincia la sua attività di fotografo di moda e di ritrattista, sfruttando le amicizie maturate presso il Centro Sperimentale di Cinematografia. In poco tempo egli s’impone presso gli atelier romani per la sua capacità di nobilitare la figura femminile di raccontare con estrema eleganza i primi modelli prodotti dalle case di moda romane (in particolare Schubert e le Sorelle Fontana) che negli anni Quaranta iniziano a sfidare le concorrenti parigine. Nello stesso tempo approfitta del suo lavoro di fotografo di scena sui set cinematografici per affermarsi come ritrattista delle dive di “mostri sacri” del nostro cinema e del teatro.
Nel campo del ritratto d’autore De Antonis entra in concorrenza con i più affermati fotografi del momento come Arturo Ghergo ed Elio Luxardo, mentre nella fotografia di moda impone un suo stile senza arrivare alla grandezza di maestri come Cecil Beaton, Irving Penn, Richard Avedon e Horst P. Horst, dal quale tuttavia apprende e porta in Italia lo stretto collegamento tra mondo classico e mondo della moda. Egli colloca le sue modelle all’aperto sullo sfondo di grandi palazzi e rovine archeologiche, sceglie come cornice le Terme di Diocleziano, l’Appia Antica, Trinità dei Monti, Piazza di Trevi, i capolavori della scultura barocca della Galleria Borghese. Le donne di De Antonis, anche se mancano di sex appeal, mostrano una grazia interiore e una naturale eleganza, perché nel fotografo predomina la tendenza professionale a considerare l’abito un valore estetico autonomo per cui le modelle devono mettere la loro bellezza al servizio del modello presentato, ma forse, in tempi di dominante e stucchevole erotismo, è proprio l’aspetto formale e intellettuale di queste fotografie a rendere più interessante e apprezzabile il suo lavoro.