Parkin’son: il dolore trasformato in danza
di Elena Bartolucci
31 Mar 2014 - Commenti teatro
Macerata – Giovedì 27 marzo 2014 sul palcoscenico del Teatro Lauro Rossi di Macerata arriva Parkin’son, uno spettacolo che ha fatto (e sta ancora facendo) il giro d’Europa ed è stato acclamato dalla critica internazionale e dagli spettatori di tutto il continente. Giovane danza-autore, sanbenedettese di nascita ma olandese di adozione, Giulio D’Anna è stato insignito quest’anno del prestigioso Premio Danza & Danza come miglior autore emergente e del Premio CollaborAction: una carriera in forte ascesa grazie alla realizzazione di opere che hanno lasciato e lasceranno il segno. Giulio D’Anna fa anche parte di “Matilde” ovvero la piattaforma regionale per la nuova scena marchigiana su progetto della Regione Marche e dell’AMAT. Vincitore del prestigioso Premio Equilibrio di Roma nel 2011, Parkin’son riesce a far sorridere e allo stesso tempo a far piangere, in quanto in grado di far vibrare ogni corda emotiva degli spettatori più eterogenei. Non importa l’età o il sesso, ciò a cui si assiste durante lo spettacolo, affascina e coinvolge a tal punto da non badare alle lunghe pause. Il tempo scorre inesorabile come dalle prime parole del racconto della vita di Stefano D’Anna (fisioterapista e non ballerino professionista), il papà di Giulio, affetto nella realtà dalla malattia degenerativa di Parkinson. Questa pièce di teatro-danza consiste, infatti, nel racconto cronologico delle tappe fondamentali della vita dei due danzatori che danno colore a un’atmosfera, sul palco, spoglia e priva di orpelli. Attraverso le loro voci registrate vengono rievocati ricordi gioiosi (come il primo bacio), canzoni preferite (Jimmy Fontana con Il mondo da una parte e Gianna Nannini e Jovanotti dall’altra), scoperte che hanno segnato il proprio corpo (il Parkinson per Stefano e la scoliosi per Giulio, la quale è stata anche la causa che lo hanno fatto avvicinare alla danza) ed eventi che hanno marchiato la propria carriera o la propria storia personale. Si spogliano dei loro abiti e danzano spesso come se dovessero lottare tra loro. Dapprima tenere carezze che pian piano diventano schiaffi, spinte, pizzichi, tirate d’orecchi e pugni… fino a gridare con forza stop se non resistono. Si fermano ma poi ricominciano, come a voler dimostrare chi è il più forte tra i due. Emerge quasi la difficoltà nello stare insieme e nel trovarsi anche in un semplice abbraccio o uno sguardo. I loro corpi seminudi si intrecciano poi e si contorcono di nuovo uno nell’altro, diventando quasi un sostegno o un appoggio. Due corpi che tentano di compiere gli stessi gesti, ma non possiedono certo la stessa fluidità o armonia. Due generazioni allo specchio, in cui il corpo debole e floscio del padre ormai sessantenne rappresenta il passato e un futuro certo per via dei sintomi già comparsi della malattia, mentre il corpo tonico e snodato del figlio trentenne incarna quel futuro pieno di sogni che spera di poter realizzare. Non è un racconto triste (anche se finisce inevitabilmente per commuovere), ma anzi è un inno alla gioia e un atto d’amore verso una figura paterna che ha dato molto per la famiglia e i suoi figli, li ha amati nonostante tutto e nel momento della malattia viene ricambiato con il potere della danza e del teatro, che mettono in scena tanti ricordi e che, pur elencando (e inscenando) gli inesorabili sintomi di una malattia così grave, vuole esorcizzare il dolore e puntare alla speranza in attesa di una fine serena. Parkin’son è prodotto da Fondazione Musica per Roma, in collaborazione con Officina Concordia, Versiliadanza e Civitanova Casa della Danza e il supporto di Danceworks di Luana Bondi-Ciutti e Anna Maria Quinzi. Concept e direzione sono di Giulio D’Anna, mentre la creazione e la performance sono sia di Giulio D’Anna che Stefano D’Anna. Le musiche originali (davvero intense e particolari) sono di Maarten Bokslag, mentre il disegno luci, i costumi e le scene di Theresia Knevel e Daniel Caballero.
Foto di Cinzia Camela dal sito www.giuliodanna.com/giuliodanna/Parkinson.html