“Paesaggi d’architettura” di Fabio Mariano


a cura di Alberto Pellegrino

3 Giu 2022 - Arti Visive, Libri

Presentiamo il librofotografico Paesaggi d’architettura con brevi note storiche sulla fotografia dell’architettura di Fabio Mariano, edito da Andrea Livi Editore.

Fabio Mariano

L’architetto Fabio Mariano è stato professore ordinario di Restauro Architettonico nella Facoltà d’Ingegneria dell’Università Politecnica delle Marche; ha ricoperto incarichi dirigenziali in numerose istituzioni culturali; ha ricevuto diversi Premi per la sua attività professionale e di ricerca storica ed è l’autore di oltre duecento pubblicazioni scientifiche. È stato il primo a introdurre nelle Marche lo studio della Storia dell’architettura con contributi di fondamentale importanza che hanno aperto la strada a una serie di ricerche riguardanti monumenti e autori marchigiani finora poco noti o addirittura sconosciuti. La sua prima opera di notevole importanza è stata l‘Architettura nelle Marche. Dall’età classica al liberty (Nardini Editore, 1995); di pari rilevanza sono stati i suoi studi sulle fortificazioni militari soprattutto nel Montefeltro e sull’architettura teatrale marchigiana, come dimostra la fondamentale pubblicazione I Teatri delle Marche. Architettura, Scenografia, Spettacolo (Nardini Editore, 1997) realizzata in collaborazione con Franco Battistelli e Alberto Pellegrino, nella quale si ha una mappatura di tutti i teatri storici marchigiani, unitamente a un completo studio dell’architettura teatrale e una storia dello spettacolo regionale dal XV al XX secolo.

A completare la sua lunga attività di studioso, ha dato ora alle stampe il volume Paesaggi d’architettura con brevi note storiche sulla fotografia dell’architettura(Andrea Livi Editore, Fermo, 2022), nel quale ha raccolto 241 fotografie tratte dal suo “monumentale” archivio fotografico e scattate in tutti i continenti tra il 1970 e il 2020, immagini che permettono di compiere un viaggio iconico intorno al mondo.

Mariano aveva iniziato a Roma nel 1968/69, da studente universitario, a fare e vendere fotografie a riviste del tempo con immagini socialmente impegnate in linea con la rivoluzione culturale di quegli anni, entrando in contatto con importanti studiosi di fotografia come Giuseppe Turroni e Wladimiro Settimelli; purtroppo i 450 negativi scattati in quel periodo sono andati perduti, ma sono rimasti per fortuna questi altri negativi scattati con l’ “occhio” dell’architetto e dello storico dell’architettura.   

Mariano ha fatto precedere le immagini da un’ampia Storia della fotografia dell’architettura (con eccessiva modestia definita “brevi note storiche), la quale parte dall’archeologia dell’immagine fotografica con gli studi e gli esperimenti sulla camera oscura tra il XV e il XVIII secolo per arrivare alla nascita della fotografia attraverso le scoperte di Niepce, Daguerre, Talbot nella prima metà dell’Ottocento, un arco di tempo durante il quale l’origine della fotografia coincide con la nascita della fotografia architettonica. Nella seconda metà dell’Ottocento si ha un ulteriore crescita del rapporto fotografia-architettura negli Stati Uniti e in Europa, mentre in Italia danno un notevole apporto fotografi professionisti come I Fratelli Alinari e Giorgio Sommer. Nel Novecento si registra un notevole sviluppo di questo genere fotografico grazie all’introduzione sul mercato di macchine tecnologicamente avanzate come la Leica e la Rolleiflex. Un contributo fondamentale arriva dalla Bauhaus con l’opera di Lazlo Moholy Nagy e Albert Renger-Patzsch, del russo Alessandro Rodcenko, degli statunitensi Alfred Stieglitz e Berenice Abbot. In Italia importante è l’apporto di Giuseppe Pagano, Tommaso Vasari e Ottavio Savio; un notevole limpegno viene dato direttamente da grandi architetti come Giovanni Michelucci e Paolo Portoghesi che s’impegnano in prima persona come fotografi.

Sarzana – Fortezza degli architetti Francesco di Giovanni detto il Francione e Luca del Caprina, 1488-1502

L’excursus storico si conclude con l’omaggio a due maestri della fotografia d’architettura: l’americano Ezra Stoller (1915-2004) e Gabriele Basilico (1944-2013). Anzi Mariano afferma che questo grande architetto-fotografo italiano è stato ed è un suo costante punto di riferimento con la piena condivisione di queste sue parole che danno un senso al lavoro fotografico: “Capii allora un principio che resta ancora fondamentale per il mio lavoro ancora oggi: con la fotografia non puoi migliorare il mondo, ma puoi fare una cosa preliminare e necessaria: misurarlo. Prendere le misure dei luoghi da noi crearti è molto più urgente che giudicarli”.  

Le immagini ci portano in varie località del mondo: Africa (Kenia, Libia, Nigeria); Medio Oriente (Egitto, Giordania, Israele, Siria, Turchia); America Latina (Messico e Perù); diverse località europee con particolare riferimento ad Atene, Parigi, Vienna, Barcellona, San Pietroburgo, alle principali città dalmate. Naturalmente ampio spazio è riservato all’Italia, da Torino alla Sicilia, Roma e Milano, Napoli e Venezia, Genova e Bologna, Parma e Ferrara, Ravenna e Padova, ma anche ai centri minori che sono preziosi contenitori di monumenti ed esempi di cultura urbanistica come Civita di Bagnoregio, Spello, Viterbo, Matera, San Gimignano, Tuscania, Amalfi, Pomposa, Monte Sant’Angelo.

Dall’analisi del volume emerge anche la passione di Mariano per i teatri greci e romani (Segesta, Epidauro, Bosra, Sabratha) o per Teatro Farnese di Parma, capolavoro del Barocco; nonché il suo intesse storico per castelli, roccaforti e fortificazioni, a partire da quelli più celebri come Castel del Monte, il Forte Spagnolo dell’Aquila, la Rocca di San Leo, La Fortezza Aragonese di Ortona, la Fortezza d’Istanbul, la Fortezza Vecchia di Corfù, la Cittadella fortificata di Aleppo fino a quelli meno noti e documentati in tutti i continenti.

Per quanto riguarda stile e contenuti di Mariano fotografo, la prima cosa da segnalare è la grande padronanza tecnica della macchina fotografica, perché nella fotografia d’architettura la forma coincide con la sostanza. Nelle sue inquadrature si nota infatti il rigore geometrico delle linee e la sapiente gestione della luce;  la capacità di messa a fuoco senza mai perdere di vista il punto focale o la profondità di campo, senza commettere un errore di parallasse anche nel cimentarsi nelle complesse e rischiose inquadrature dall’alto o dal un basso; un sofisticato uso del grandangolo e del teleobiettivo con il passaggio dal campo totale ai primi piani fino al dettaglio, dove il significante diventa espressione dell’intero significato.  Rare volte nelle immagini di Mariano compare la figura umana, eppure in tutte si avverte la presenza costante dell’uomo per la continua collocazione nel contesto paesaggistico, per il significativo rapporto con una presenza urbana, per le sue capacità manifatturiere, di cui sono un esempio la Grande Ruota Idraulica in Siria, il Mulino Spagnolo a Orbetello, la Torre delle Telecomunicazioni di Barcellona. Un’altra qualità di Mariano è quella di cogliere il “presenza umana” delle statue, di farle interagire (quasi “parlare”) con l’ambiente circostante: basta osservare le statue del Partenone o del Duomo di Milano, i Santi della Cattedrale di S. Pietro (Modica), il San Carlo Borromeo e le Statue dei Vittoriano a Roma, le Muse “parlanti” del Achilleion Palace di Corfù, in particolare la Musa in primo piano che sembra voler uscire dall’inquadratura per dialogare con l’osservatore.

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