Ovunque proteggimi
11 Ago 2013 - Dischi
recensione di Alberto Pellegrino
Dopo il successo di Canzoni a manovella (2000), Vinicio Capossela ritorna con un nuovo disco che rappresenta una piena maturità artistica raggiunta alla soglia dei quarant'anni. Ovunque proteggimi è l'opera più bella e innovativa comparsa negli ultimi dieci anni, sia perchè le tredici canzoni fanno parte di uno progetto narrativo unitario capace di esprimere poesia vera, sia perchè la parte musicale si caratterizza per una raffinatissima ricerca sonora, dove temi di altissima efficacia sentimentale si mescolano con melodie per bande cittadine, a citazioni dalla musica popolare e da ballo, da composizioni colte di Morricone e Nino Rota. Capossela sa mescolare pulsioni interiori e, riletture colte, aspetti esistenziali e pulsioni religiose, ricordi personali e grandi miti della storia: il dramma di Troia in fiamme; il mistero e l'orrore del Minotauro; il Colosseo come centro di un secolare culto della violenza e del sangue; il recente mito di Mosca, trasformatasi da capitale del socialismo in megalopoli globalizzata, ponte fra Asia e Occidente; la terribile Medusa ironicamente smitizzata al ritmo del cha, cha, cha. Alcune canzoni sono percorse da un afflato religioso, nello stesso tempo laico e spirituale: <i<Non trattare è un testo di intonazione biblica ispirato al Salmo 59 di David, che evoca un Dio terribile, precedente al Dio misericordioso del cristianesimo, a cui si rifanno invece Il rosario della carne con riferimenti all'Eucarestia e alla Resurrezione, oppure L'uomo vivo (inno alla Gioia), esaltazione del Cristo risorto che sfila in processione fra due ali di popolo festante. Canzoni più legate alla memoria, ai sentimenti personali dell'amore, dell'amicizia, dell'inquietudine esistenziale sono Lanterne Rosse (intima riflessione sul mistero della vita), Dalla parte di Spessotto (l'eterno scontro fra l'eroe e il povero uomo della strada), Nel Blu, Dove siamo rimasti a terra Nutless e Pena del Alma. La raccolta si chiude con due straordinarie composizioni che confermano un Capossela grande musicista e poeta: Ovunque proteggi è un intenso brano strumentale, a cui l'autore ha aggiunto un testo che, nella sua profonda e struggente umanità , rappresenta una preghiera laica dedicata all'amore e alla vita; S. S. dei Naufraghi è un autentico capolavoro per la sua dolente e solenne musicalità , per la forza drammatica del verso capace di rappresentare l'epopea dei naufraghi i tutti i tempi, dietro ai quali si avverte la tragica ombra dell'equipaggio di Moby Dick, guidato da un folle verso la totale dissoluzione.