Ottimo “Rigoletto” a Liegi per la regia di Turturro
di Alma Torretta
7 Mar 2022 - Commenti classica
A Liegi grande successo del mongolo Amartuvshin Enkhbat come Rigoletto. Nel secondo cast una bella sorpresa è la Gilda di Lucie Kaňková.
(Fotografie © J Berger ORW-Liège)
Per il Rigoletto con la messa in scena di John Turturro, in coproduzione con il Teatro Massimo di Palermo, il Teatro regio di Torino e Shaanxi Opera House, che nel 2008 ha registrato in Italia ottima accoglienza di pubblico e di critica, a qualche anno di distanza, Liegi è stata l’occasione per valutarne ancora la validità nel tempo e, come abitudine del teatro belga, ascoltare belle voci. Per cause varie, i due cast previsti, entrambi molto interessanti, hanno subito diverse modifiche ed alla fine il primo cast ha visto nel ruolo titolo il sempre più acclamato baritono mongolo Amartuvshin Enkhbat che il prossimo giugno sarà pure protagonista come Rigoletto alla Scala.
Enkhbat impressiona da subito per la potenza della voce, il bel timbro, la dizione italiana perfetta non facile per un orientale, l’immedesimazione nel ruolo, e alla fine gli sono stati tributati lunghissimi e meritatissimi applausi, davvero un trionfo personale. Al suo fianco ha dimostrato ottima tecnica il soprano Enkeleda Kamani come Gilda, noi l’abbiamo sentita alla sua terza performance consecutiva perché, a causa dell’indisposizione del soprano belga Jodie Devos, per garantire lo spettacolo l’ha sostituita cantando per tre giorni di seguito, e la sua voce era probabilmente un po’ stanca e mancava di morbidezza. Alla quarta recita la Devos è stata infine sostituita dal soprano ceco Lucie Kaňková che ha già debuttato come Gilda nel suo paese ed è stata davvero una bella sorpresa: timbro dolce, con acuti luminosi e buona agilità, si nota subito che ha pure ottime doti attoriali con posture assai naturali. Un’interpretazione invece più sul solco della tradizione, con le classiche sottolineature gestuali, quella del baritono rumeno Sebastian Catana che ha dato buona prova soprattutto nei momenti più celebri, da “Vendetta, tremenda vendetta” al finale tragicissimo.
Quanto al Conte, nel primo cast è apparso troppo giovane, nel secondo troppo maturo, rispettivamente interpretati dal tenore peruviano Iván Ayón Rivas e da quello albanese Giuseppe Gipali. Ma Iván Ayón Rivas si fa apprezzare, in particolare, per la voce dal bel timbro squillante e dotata di potenza, e l’impeto amoroso credibile quando veste i panni del falso studente innamorato. Giuseppe Gipali ha buona tecnica e voce, è più credibile come Conte che domina la sua corte, ma pecca di vivacità interpretativa ed il suo canto risulta troppo spesso piatto e senza i giusti accenti. Nel resto del cast, merita una menzione senza dubbio la bella voce di basso dello spagnolo Rubén Amoretti come Sparafucile, e da citare il mezzo belga Sarah Laulan come Maddalena. Ottima prova pure del coro, diretto da Denis Segond, e dell’orchestra che sotto la direzione di Daniel Oren regala tempi precisi, una varietà di colori come l’opera di Verdi impone, da allegro e tempestoso quanto delicatissimo e tragico, con assoli strumentali precisi e assai apprezzabili. Quanto alla messa in scena di Turturro, affascina ancora l’ambientazione settecentesca decadente con balletti all’apparenza lievi, in realtà dai movimenti molto moderni, che fanno da contrappunto poetico alla crudezza della vicenda. Alcuni costumi discutibili, soprattutto quello di Giovanna, e la mini casa di Rigoletto e l’osteria sghemba di Maddalena dal sapore un po’ vecchiotto, ma nei momenti topici sono vincenti le scene minimali sino al nero assoluto dello sfondo che mettono ben in risalto alcune delle arie più belle che non hanno bisogno d’altro per essere godute.