OPEN: un’ottima fusione tra danza e musica
di Elena Bartolucci
19 Nov 2012 - Commenti danza
Civitanova Alta (MC) – Sabato, 17 Novembre, in un gremito Teatro Annibal Caro è stata portata in scena la prima italiana di Open, il nuovo ed eclettico spettacolo del famoso coreografo statunitense Daniel Ezralow.
Eccezionale ballerino professionista, che, grazie al suo sorprendente talento artistico, si è distinto molto presto anche come coreografo nel panorama della danza internazionale.
Fondatore delle famosissime compagnie MOMIX e ISO, ha creato numerose e originali coreografie per svariate compagnie di fama internazionale, fra cui The Paris Opera Ballet, Hubbard Street Dance Chicago e Batsheva.
Il suo incredibile estro creativo lo ha portato a lavorare oltre che per il teatro (con gli spettacoli come Aeros, Love del Cirque du Soleil, Cats di Saverio Marconi, Tosca – Amore Disperato di Lucio Dalla e il musical Spiderman – Turn off the dark di Julie Taymor), anche per il cinema (The Grinch di Ron Howard e il recentissimo Across the Universe, film-musical di Julie Taymor), per la televisione (Amici di Maria De Filippi, le ultime tre edizioni del Festival di Sanremo e Il più grande spettacolo dopo il weekend di Fiorello) per la moda (con gli stilisti Issey Miyake e Koji Tatsuno, Roberto Cavalli e Hugo Boss) e per la musica (con artisti del calibro di Sting, U2, David Bowie e Andrea Bocelli).
Dopo quattro lunghi anni di assenza dai palcoscenici italiani, Ezralow ha deciso di tornare con una nuova ed elettrizzante proposta teatrale. Avvalendosi della bravura dei danzatori della compagnia Deconstruction Dance Company (Chelsey Arce, Dalila Frassanito, Santo Giuliano, Stephen Hernandez, Kelsey Landers, Re’Sean Pates, Marlon Pelayo e Anthea Young), Open è uno spettacolo originale e brioso, ideato da Ezralow e la moglie Arabella Holzbog, che si condensa in una serie di siparietti in danza che riesce a utilizzare diversi stili, proponendo al tempo stesso celebri brani di musica classica. Il nome stesso dello spettacolo dichiara come l’arte sia aperta e libera a diverse forme di espressione, per l’appunto danza e musica.
L’arte coreografica di Ezralow si fonda su un’idea di danza fatta di divertimento, agilità, sorpresa, leggerezza, ma punta soprattutto all’utilizzo emozionale delle tecnologie visive più all’avanguardia che vengono certamente valorizzate dal vocabolario coreografico scelto. Nei vari siparietti portati in scena umorismo ed energia riescono a fondersi alla perfezione, dando vita a una miscela esplosiva di straordinaria fantasia creativa, emozione scenica e puro entertainment.
Il tutto ha inizio con l’entrata in scena di un “finto” direttore d’orchestra che apre le danze sulle note della nona di Beethoven. Sui vari schermi mobili che animano il palcoscenico appaiono le linee del pentagramma e con l’arrivo dei danzatori (completamente coperti dalla testa ai piedi da tute aderenti bianche e nere) prendono anche vita le varie note, che simpaticamente si trasformeranno poi nella scritta a caratteri cubitali di OPEN.
Nel successivo quadretto vengono proposti sullo sfondo i giganteschi grattacieli di una grande città che ricorda molto New York, dove, nella fretta metropolitana, si rincorrono, senza quasi mai fermarsi, degli uomini vestiti in giacca e cravatta, muniti di ventiquattrore. La strada che scorre velocemente alle loro spalle sembra seguire la stessa dinamicità dei ballerini che rincorrono le celebri note della Sabre Dance dell’opera Gayane scritta dal compositore Aram Khachaturian.
Alla fine di questo balletto resta solo uno dei danzatori con la valigetta aperta, che ha lasciato cadere a terra dei fogli accartocciati e proprio mentre è intento a raccoglierli, si sente come trasportato dal rumore delle onde del mare. Ritrovatosi su una spiaggia incomincia a tirare a sé una rete piena di conchiglie e vari resti marini, ma a sorpresa vi è intrappolata all’interno anche una magnifica sirena, avvolta da un bellissimo costume fatto di leggere alghe verdi. Il balletto prende vita sulle magnifiche note del Notturno op.9 n.2 di Chopin e, con una poeticità a dir poco sublime, i due corpi, avvinghiati l’uno all’altro, sono riusciti a ricreare il movimento leggero delle onde, fin quando l’uomo capisce di dover ributtare in mare la sua bella e lo fa con un gesto sprezzante ma al contempo pieno di malinconica accettazione.
Visto che il palcoscenico era ancora pieno di carte e quant’altro, Ezralow ha ben pensato di far ripulire il tutto con degli enormi spazzoloni all’ensemble di ballerini, che hanno danzato e “pulito” al ritmo del famoso Inno alla Gioia di Beethoven.
Si cambia ancora ritmo sul palcoscenico, dove una bizzarra coppia di sposi è intenta a battersi inizialmente a morra cinese e in un concitato braccio di ferro, ma poi i toni si fanno così feroci che lo spettatore viene catapultato ai bordi di un ring dove si assiste a un numero di round infiniti che segue un ritmo a dir poco corroborante.
Di nuovo cambio di scenario. Sullo sfondo come di un pregiato broccato rosso e nero fa irruzione sul palcoscenico una magnifica e alquanto stravagante Carmen. Uno degli aitanti ballerini della compagnia con indosso solo un’ampia e cangiante gonna scura presenta un sensuale balletto seguendo le note di una delle celeberrime arie dell’opera di Bizet, accompagnando le sue movenze con due simpatiche mini-marionette, che, grazie al vorticoso movimento delle sue mani, rende quasi una macchietta l’intero balletto.
Ezralow stupisce ancora e c’è di nuovo un cambio di toni: si parla di energia. Con il fastidioso rumore di una lampadina ad alto voltaggio che appare anche sul fondale proiettato, il pubblico si trova di fronte a un gruppo di persone in una palestra intento ad allenarsi con veemenza, rincorrendo il ritmo crescente della musica che non sembra avere mai fine.
Si passa poi a una delle celebri arie dello Schiaccianoci di Tchaikovski, che introduce l’ingresso di uno dei ballerini, vestito di bianco e con in mano tanti palloncini trasparenti, che viene circondato e punzecchiato da tre “streghette” con indosso dei lunghi veli neri, che dispettose riusciranno a farli scoppiare quasi tutti.
Sulle note malinconiche di Per Elisa di Beethoven si anima, invece, una foresta “incantata”: gli otto ballerini danno vita a dei tronchi d’albero, che crescono mano a mano e, attraverso le braccia e le mani, riescono a simboleggiare dei rami che si intrecciano su se stessi e finiscono poi per accasciarsi a terra, proprio quasi a danzare il ciclo della vita di quelle maestose piante.
Al termine dello spettacolo, affidandosi al ritmo incalzante delle note della famosa Marcia di Radetsky di Strauss, i ballerini hanno presentato un simpatico siparietto correndo da un lato all’altro del palcoscenico: ogni volta ne uscivano vestiti con una maglietta, una gonna o un pantalone indosso. Guardandosi l’un con l’altro tutti in fila hanno iniziato a scambiarseli di nuovo in modo che tutti fossero vestiti con lo stesso colore, formando quasi una tavolozza dai toni vivacissimi. Il gioco continua e, intercambiandosi alle immagini proiettate sugli schermi, ricreavano le stesse movenze presentate in formato video, incalzati dal battito di mani del pubblico.
Vale comunque sottolineare il fatto che non tutti i brevi quadri proposti sono riusciti al meglio a dare al pubblico tutta la magia del magnifico connubio tra danza e musica, ma di certo nel suo insieme quest’opera non ha nulla da eccepire vista la bravura dei danzatori che hanno saputo ben giocare con i loro corpi e l’alta qualità della grafica delle immagini video-proiettate durante i vari balletti.
Nell’ambito del progetto “Civitanova Casa della Danza” la compagnia di danzatori di Ezralow è stata ospitata per le prove dal 4 novembre nella Scuola A.s.d. Laboratorio Danza e nella Foresteria Imperatrice Eugenia. La presenza di Daniel Ezralow a Civitanova non si è esaurita solo nella presentazione del suo ultimo spettacolo ma ha anche permesso di attivare dei rapporti con alcune realtà del territorio, come per esempio il workshop che si è svolto a cura di Arduino Bertoncello (l’assistente di Ezralow) presso la scuola appena citata, diretta dall’insegnante Sara Gagliardini, che ha assegnato tre borse di studio alle allieve giudicate più meritevoli.
Forse è proprio per questa lunga permanenza nella città di Civitanova Alta che Ezralow, come sottolineato durante la conferenza stampa, è rimasto affascinato dai colli marchigiani, sottolineando come non vi è “al mondo un festival di danza, come quello di Civitanova, che esiste da venti anni ininterrottamente. Un gioiello da custodire con cura”.
In chiusura dello spettacolo il coreografo statunitense ha tenuto a salutare personalmente il numeroso pubblico ma anche gli amministratori della città presenti, chiamando sul palco anche i tecnici di suono e video che, insieme agli otto strabilianti danzatori, hanno garantito la riuscita di uno stupendo spettacolo e meritato un profluvio di scroscianti applausi.
Non c’è alcun dubbio che Open guadagnerà certamente lustro nella stagione teatrale italiana appena iniziata.