Omaggio a Oliviero Toscani
di Alberto Pellegrino
15 Gen 2025 - Arti Visive
Omaggio a Oliviero Toscani, fotografo geniale, scomparso lo scorso 13 gennaio.
Il 13 gennaio 2025 è scomparso Oliviero Toscani uno dei fotografi più geniali del nostro tempo. Era nato a Milano nel 1942 e da adolescente si era avvicinato al mondo della fotografia seguendo le orme del padre Fedele Toscani, storico fotoreporter del Corriere della Sera e su questo quotidiano aveva pubblicato a 14 anni il suo primo scatto, nel quale aveva ripreso il volto di Rachele Mussolini durante la tumulazione del marito nel cimitero di Predappio. Dopo avere frequentato il liceo classico, nel 1965 si diploma in fotografia alla Kunstgewerbeschule di Zurigo e comincia a lavorare nel campo della moda per celebri riviste come Elle, Vogue, Harp Bazar, Esquire, Stern, Uomo Vogue e Donna.
Oliviero Toscani e la fotografia di moda
Nella fotografia di moda Toscani compie la sua prima rivoluzione fotografica, rifiutando modelle famose preferendo persone prese dalla strada, introducendo nella fotografia di moda l’aria innovativa del Sessantotto con immagini estrose e dinamiche inserite nel contesto della strada e della vita quotidiana. “Papà capelloni” giovani uomini con in braccio a accanto i propri bambini. Ogni foto diventa un racconto di vita vissuta con i passanti che diventano protagonisti con inserimento di elementi estranei (cani, biciclette, distributori di benzina) modelle in abito invernale che passeggiano sulla spiaggia. Toscani spezza tutti gli schemi tradizionali: fotografare gente che corre, abiti svolazzanti, corpi che danno vita agli abiti che indossano, fotografa il movimento, ha sempre rispetto per i corpi delle modelle, non sfrutta mai il nudo, riprende gli abiti secondo il suo gusto senza mai sottostare agli ordini degli stilisti. Non diventerà mai un “classico” perché il suo stile non invecchia, anzi trova sempre nuove soluzioni e nuove invenzioni sempre in linea con i mutamenti che avvengono nella società, per cui la sua cifra stilistica sarà sempre quella di un “creatore”.
La rivoluzione fotografica di Toscani nel mondo della pubblicità
Quando decide di entrare nel mondo della pubblicità, impone di nuovo la sua personalità e creatività ed è di nuovo una rivoluzione: inizia con una ditta di gelati e riprende tre ragazze in bicicletta che gustano un gelato; un suo scatto per una ditta jeans di un lato B femminile con gli hot pants, e la scritta “Chi mi ama mi segua” fa il giro del mondo e suscita feroci polemiche negli ambienti più conservatori del mondo cattolico, ma Oliviero è una dei primi a fare un servizio fotografico dedicato a don Lorenzo Milani e alla sua Scuola di Barbiana.
Comincia a realizzare campagne fotografiche per i più importanti marchi di moda e la grande novità del suo approccio alla fotografia pubblicitaria consiste nell’attingere a piene mani alle problematiche sociali del momento per inserirle nelle pagine patinate della pubblicità. Si tratta di un nuovo approccio alla fotografia pubblicitaria che trova il suo momento più felice sotto il profilo della creatività a partire dal 1982, quando cura gli scatti e il concept di numerose campagne pubblicitarie, nelle quali affronta tematiche fino a quel momento escluse dai messaggi pubblicitari proposti sui cartelloni stradali e sulle pagine di quotidiani e riviste. Toscani tratta i temi della uguaglianza razziale, della mafia, della lotta all’omofobia, del contrasto al diffondersi dell’AIDS, della guerra e della ricerca della pace, dell’abolizione della pena di morte. Una volta nella fotografia pubblicitaria tradizionale la vita di ogni giorno era un pretesto per parlare di un marchio, di un prodotto, del diffondersi di un costume di vita, mentre con Toscani la realtà sociale, politica, antropologica irrompe nelle immagini, per cui la pubblicità diventa quasi un pretesto per promuovere campagne di sensibilizzazione sociale.
Sotto il profilo politico, Oliviero Toscani è sempre stato vicino alle posizioni politico-ideologiche del Partito radicale; è stato presidente d’onore di Nessuno tocchi Caino, associazione per la moratoria universale della pena di morte; è stato candidato per la Camera dei deputati nelle file Radicali nel 1996 per la “Lista Marco Pannella” e nuovamente nel 2006 per la “Rosa nel Pugno” senza essere mai eletto; ha partecipato a diverse trasmissioni su Radio Radicale. È stato più volte citato in giudizio in Italia e all’estero per le sue immagini e le sue dichiarazioni: a volte viene condannato e spesso viene assolto da accuse che sono quasi sempre le stesse: immoralità, cinismo, rappresentazione fotografica delle disgrazie e delle svariate forme di miseria presenti al mondo per ottenere notorietà e per puro gusto per la provocazione, sfruttamento dei sentimenti di sgomento o costernazione provocati nell’osservatore. Il fotografo non è mai arretrato dalle sue posizioni, non ha mai abdicato alle sue idee in nome della libertà di pensiero e all’autenticità della creazione e artistica, guardando sempre in faccia quelle realtà dalle quali tendiamo a distogliere lo sguardo nella convinzione che “Se l’arte non provoca a che cosa serve?”. Per questo la sua fotografia ha voluto essere provocatoria, cruda, dissacrante, irriverente e divisiva, perché lui ha voluto essere un “testimone del suo tempo” che ha sempre rifiutato l’etichetta di pubblicitario, reporter, patinato “fotografo di moda”. Allo stesso modo Toscani si è sempre rifiutato di usare il corpo femminile per fare pubblicità, sostenendo che “anche se il problema della violenza sulle donne non dipende solo dalla mercificazione del corpo femminile negli spot pubblicitari, ma da tutta la comunicazione e della televisione in genere”, sostenendo che in generale le donne devono “dare importanza all’essere più che al sembrare”.
Tra le sue molte pubblicazioni vanno ricordate Facce Faces (1997), Non sono obbiettivo (2001), Gay pride history (2005), Homofobicus (2006), Creativo sovversivo (2008), Dire fare baciare. La creatività è dall’altra parte del vento (2016), I bambini ricordano. Sant’Anna di Stazzema 12 agosto 1944 (20169, Lezioni di fotografia a cura di Oliviero Toscani (40 volumi con testi e fotografie di Toscani ed altri autori, 2018).
Mostre di grande rilievo: 20 anni di Vogue Italia 1964-1984 (Milano, 1984); Arte forse (Biennale di Venezia, 1993), Razza umana (Museo Vittoria Colonna, Pescara, 2012); Mostra d’arte Oliviero Toscani (Milano, 2017), Ladro di felicità (Palazzo Ducale di Genova, 2018); Non fate i bravi (Palazzo Strozzi, Firenze, 2018; Più di cinquanta anni di magnifici fallimenti (Museo d’Arte di Ravenna, 2019; Oliviero Toscani. Professione fotografo (Palazzo Reale, Milano, 2022).
La lezione artistica e civile lasciato da Oliviero Toscani
Ha applicato in modo del tutto originale la sua genialità all’immagine glamour di griffe e riviste, ha cambiato il modo di comunicare, fissando su pellicola paure, contraddizioni e tabù della società contemporanea, costringendoci a fare riflessioni che andavano ben oltre la moda e la pubblicità. Alcuni lo hanno osannato, altri lo hanno accusato di sciacallaggio pubblicitario, ma Toscani è andata avanti per la sua strada nel metterci dinanzi agli occhi senza filtri dolcificanti temi fondamentali del nostro tempo come razzismo, disturbi alimentari, Aids, omofobia, mafia, guerra, consumismo, violenza contro le donne, fanatismo religioso, stereotipi e pregiudizi, con messaggi sempre divisi tra impegno sociale, ironia e provocazione ma capaci condensare in un’immagine lo spirito di un’epoca, una riflessione mascherata dietro una battuta o una parola-chiave. Quando ancora non è di moda parlare di inclusione e diversità, il messaggio di Toscani arriva in modo chiaro e senza filtri e ancora una volta ci sono coloro che lo attaccano, dicendo che usa la pubblicità per urtare la sensibilità comune o addirittura per soddisfare la sua voglia di popolarità. Alcune sue immani sono diventate icone patrimonio dell’umanità come Globes (1986) che mette in evidenza le contraddizioni della globalizzazione, i possibili conflitti futuri con quello scatto di un ragazzo palestinese e un ragazzo israeliano che si abbracciano reggendo tra le mani un mappamondo. Con la serie Manette (1989) prende posizione contro le discriminazioni razziali e diventa celebre la foto con le mani ammanettate di un uomo bianco e uno nero. Una delle sue immagine più iconiche, in cui una suora bacia un prete (1991), viene considerata irriverente, provocatoria e oggetto di molte censure, mentre con essa l’autore vuole affermare il valore universale dell’amore e negare la divisione tra amore sacro e amor profano. Ugualmente messa in discussione e oggetto di dure critiche è l’immagine del Soldato bosniaco (1994), dove appare una divisa insanguinata per denunciare gli orrori della guerra in Bosnia ed Erzegovina. Nel 2007, mentre sulle passerelle della moda continuano a sfilare modelle filiformi, Toscani sceglie la modella-attrice francese Isabelle Caro (che pesa 31 chili e che morirà nel 2010) per aprire la campagna contro l’anoressia. Sempre nel 2007 Toscani inaugura il grande progetto intitolato Razza Umana: una ricognizione fotografica sulle diverse morfologie e condizioni umane, un censimento delle maggiori espressioni e caratteristiche somatiche, sociali e culturali del genere umano. Nel 2008, per i 30 anni del Servizio sanitario nazionale, firma la campagna di comunicazione Pane, Amore e Sanità e nello stesso anno lancia la campagna Tu di che razza sei, umana o disumana? per contrastare l’abbandono dei cani, che è anche la prima causa del randagismo. Una delle sue ultime “provocazioni” si ha, quando per la campagna pubblicitaria di una casa di moda, sceglie come soggetto le immagini di migranti appena salvati dal mare.