OLLI MUSTONEN A MILANO
Gianluca Verlingieri
19 Feb 2001 - Commenti classica
MILANO (12 Febbraio 2001) Un concerto di Olli Mustonen non lascia mai indifferenti. C'è chi resta tra il perplesso e lo sgomento, chi invece ci farebbe la firma e non pochi coloro che passano alternatim da uno stato emozionale all'altro, anche nel giro di pochi secondi! Merito o colpa? del particolare modo di accostarsi alla musica di questo pianista finlandese, che amplifica il potere creativo dell'interpretazione al punto di considerare ogni esecuzione alla stregua di prima di un brano musicale di autore contemporaneo.
E in effetti la lettura della Sonata in re maggiore op. 28 di Beethoven in apertura del recital al Conservatorio di Milano tutto era, fuorchè tradizionale, a cominciare dalla scelta dei tempi: l'Andante suonava quasi Allegro, e se l'Allegroma non troppo del finale non era Presto poco ci mancava. Tacciabili di indubbia licenziosità anche certi rubato baluginanti qua e là nei movimenti estremi della sonata, perfetti per incresparne il carattere disteso e bucolico trasfigurandolo in irrisolta inquietudine, alla faccia dell'editore amburghese Cranz allorquando affibbiò a questa musica l'etichetta di Pastorale .
Più convincente ci è parso l'artista di Helsinki nell'affrontare le 11 Bagatelle op. 119, alcune delle quali figurano a pieno titolo tra le pagine beethoveniane meno comprese dai contemporanei. Qui, in questi stravaganti ma apparentemente semplici fogli d'album la poetica dello sviscerare i costruttivismi nascosti del Beethoven architetto come direbbe Brendel è risultata a Mustonen paradossalmente più proficua di quanto non lo sia stata nella dimensione quasi sinfonica della Sonata op. 28.
Nemmeno il Brahms delle Variazioni e Fuga su un tema di Hà ndel op. 24 è stato risparmiato nella seconda parte del concerto da una restituzione solo parziale della magniloquenza del suo edificio pianistico: le eccentricità tecniche di Mustonen (partire da una posizione molto alta delle mani e gettare le dita sulla tastiera per bloccarle all'ultimo momento onde evitare il fondo corsa dei tasti) hanno infatti precluso certe sonorità midollose che occorrerebbero nel finale e frammentato eccessivamente se non a tratti lasciato in sospeso un coerente fluire del discorso musicale.
Serata no di un habituè delle maggiori compagini orchestrali nonchè di molte tra le più prestigiose sale da concerto del mondo? Rare e subitanee isole felici di eccelsa qualità sonora fanno pensare ad un genio alle prese per una sera con le occasionali magagne di una tecnica originale quanto rischiosa e dispendiosissima. Anche per questo un concerto di Olli Mustonen non lascia mai indifferenti.
(Gianluca Verlingieri)