Nostra intervista al cantautore Raffaele Pillai
a cura della Redazione
3 Mag 2021 - Commenti live!
Abbiamo intervistato il cantautore cagliaritano Raffaele Pillai dopo l’uscita del suo album “Misentobene”. “Il musicista è simile al bambino, che riesce a ritagliare spazi di libertà anche dove ci sono coercizioni”.
È uscito il 17 aprile su tutte le piattaforme digitali, per l’etichetta sarda La Stanza Nascosta Records del musicista e produttore Salvatore Papotto, l’album “Misentobene” (lo abbiamo presentato sul nostro magazine: https://www.musiculturaonline.it/uscito-misentobene-lultimo-album-di-raffaele-pillai/) del cantautore cagliaritano Raffaele Pillai.
Pillai, al secondo lavoro in studio dopo “Una storia tipica italiana” (La Stanza Nascosta Records, 2017) sembra aver acquisito consapevolezza e un tratto più marcatamente cantautorale, senza perdere tuttavia la freschezza e l’autenticità degli esordi. Una vocalità potente (che sembra ricordare, a tratti, quella di Francesco Renga) veste un lavoro riuscito, che si muove con energia nel territorio del folk-rock, nel segno della libertà e della rinascita.
Musiculturaonline ha intervistato il cantautore cagliaritano.
D. Iniziamo dalla sua formazione…lei ha frequentato il CPM di Milano. Cosa le ha lasciato questa esperienza?
R. Frequentare una scuola di quel calibro, con musicisti di pluriennale esperienza, esperti e umili, non può essere stata che un’occasione di crescita artistica e anche umana. Mi ha consentito di maturare musicalmente e di ampliare i miei orizzonti, sonori e di vita.
D. Rispetto al primo album, “Una storia tipica italiana”(La Stanza Nascosta, 2017), “Misentobene”, a livello sonoro, sembra segnare una sterzata. Questo cambio di sonorità è stato il frutto di una scelta stilistica precisa?
R. Il primo ep era un insieme di canzoni scritte in diversi periodi, ho cercato negli anni di trovare un mio equilibrio musicale… Con “Misentobene” non ho voluto sposare uno stile preciso, fare scelte musicali unidirezionali; piuttosto a monte c’è stata una grande ponderazione che si è tradotta in una cura certsina dei dettagli.
D. Domani chissà sembra avere un incipit vagamente deandreaiano. Faber ha un posto importante nei suoi ascolti musicali?
Domani chissà vuole essere un omaggio, fatto alla mia maniera, a De André.
Ritengo che chiunque apprezzi la musica non possa che amare de André.
D. “Misentobene” è scritto a quattro mani con Luigi Sarigu. Vuole parlarci di questa collaborazione?
R. Si tratta di una collaborazione nata già dal primo ep, dove Luigi compariva in veste di chitarrista e co-arrangiatore. In “Misentobene” c’è spazio anche per le sue composizioni, abbiamo una grande sintonia “artistica” e Luigi è riuscito a scrivere in perfetta aderenza a quelle che erano le mie intenzioni.
D. Nel suo ultimo lavoro c’è una potente ballata rock, La libertà. Cos’è per lei la libertà e qual è – se c’è – la ricetta per mantenerla anche in un periodo di necessarie costrizioni?
R. Non esiste una ricetta ben precisa, nel mio caso sicuramente un ruolo importante lo gioca la musica, che libera letteralmente la mente, consentendo, pur nell’immobilità fisica, viaggi di scoperta autentica. In questo il musicista è simile al bambino, che riesce a ritagliare spazi di libertà anche dove ci sono coercizioni. Più banalmente, forse, penso che si debba pensare in maniera ottimistica, sforzarsi di farlo anche in questo periodo…uno sguardo ottimista aiuta a ridimensionare le situazioni difficili, a viverle meglio e a superarle.
Sdrammatizzare è un esercizio difficile ma necessario.
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