Nicola Piovani chiude la rassegna VillainVita di Fermo
di Elena Bartolucci
24 Lug 2016 - Commenti live!, Musica live
Fermo – Giovedì 21 luglio, per l’ultimo appuntamento in cartellone di VillaInVita del Fermo Festival, il palcoscenico della splendida Villa Vitali di Fermo ha ospitato il famoso compositore, direttore d’orchestra e musicista Nicola Piovani che ha deliziato il pubblico presente con il concerto “La musica è pericolosa”.
Il titolo dello spettacolo è stato preso in prestito da una citazione del maestro Federico Fellini, il quale amava sottolineare la propria vulnerabilità di fronte a una bella musica capace di emozionare.
Proprio da qui parte il monologo di Piovani, che inizia raccontando un piccolo aneddoto legato alla scelta del tema principale della colonna sonora del film “L’intervista” dello stesso Fellini, il quale, dopo molte ore di sessioni al pianoforte, si era innamorato di un piccolo motivetto ascoltato per caso che era stato scritto per uno spettacolo teatrale di anni prima e che Piovani non voleva riciclare in quanto già edito. Eppure Fellini insistette per averlo nella colonna sonora del film andando contro la volontà del compositore di origini romane.
Fellini impiegava tempo a scegliere le musiche per le sue opere cinematografiche al contrario di Monicelli che era molto più sbrigativo.
Dopo una breve carrellata di ricordi, Piovani al piano e i musicisti sul palco iniziano a suonare le musiche più celebri di alcuni dei film a cui ha avuto l’onore di collaborare ovvero “L’Intervista”, “Ginger e Fred” di Fellini, “Speriamo sia femmina” e “Il marchese del Grillo” di Monicelli, “Jamon Jamon” di Bigas Luna e “Hungry hearts” di Saverio Costanzo.
Nella seconda sezione della serata Piovani sceglie invece di raccontare come le leggende della mitologia greca sono ancora molto attuali e di quanto riescano a raccontare magistralmente la pericolosità della musica. Vengono scelti tre episodi distinti che sono stati da lui musicati più volte: Partenope, la sirena che morì suicida in mare ascoltando il meraviglioso canto di Orfeo accompagnato dal suono della sua cetra; la malinconia del Minotauro e, infine, tratto da un episodio biblico, l’erotismo tetro della Danza dei sette veli di Salomè dinanzi al re Erode per ottenere la testa del profeta Giovanni Battista.
Lo spettacolo è poi proseguito con Nicola Piovani che ha spiegato come la pericolosità della musica sia una metafora di come tutte le bellezze artistiche vissute profondamente possano farci vedere la realtà in modo completamente diverso. Per lui sono state le bande di paese che con la loro musica (in particolar modo durante le processioni religiose) simboleggiavano l’unico accenno di musica dal vivo nei primi anni del Novecento, ma soprattutto rappresentavano un tassello fondamentale della cultura musicale di una società. Da questo suo enorme amore per le bande nasce la famosa marcetta iniziale di apertura di qualsiasi spettacolo del comico-attore Roberto Benigni.
Nell’ultima parte, invece, Piovani analizza come a volte ci sono delle musiche che restano ancorate a dei ricordi come quasi fossero timbrati nell’anima (e non si riferisce solo alla musica classica, come la Mazurka di Chopin, che è stata una sorta di imprinting giovanile e che da lui trascritta e riarrangiata sembra quasi un pezzo jazz): ad esempio la canzone di chiusura dello spettacolo di Roberto Benigni “Quanto t’ho amato”, nata grazie anche alle strofe scritte dal poeta Vincenzo Cerami; la canzone “Caminito” interpretata da Marcello Mastroianni, tratta dal film argentino “De eso no se habla” del regista María Luisa Bemberg e il suono delle campane delle suore di Ivrea, il cui convento si trovava vicino alla sua casa da bambino, e che sono poi diventate il riff principale della canzone “Il bombarolo” all’interno del disco “Storia di un impiegato” di De Andrè.
Al termine della serata Piovani ha gentilmente concesso dei bis e, come era scontato aspettarsi, ha riproposto nuovamente i cavalli di battaglia più noti al grande pubblico, tra cui anche la musica tratta dalla colonna sonora de “La Vita è bella”.
Forse come lui stesso ha voluto sottolineare più volte, citando la strofa finale della canzone “Quanto t’ho amato”, ovvero “(nell’amor) le parole non contano conta la musica”, si è perso nel raccontare alcuni aneddoti, senza rendersi conto di non possedere un’arte oratoria e una presenza da palcoscenico tali da riuscire a mantenere viva l’attenzione fino al termine di una serata forse troppo autoreferenziale e a tratti davvero scontata.
Nicola Piovani è stato accompagnato in scena da bravissimi musicisti quali Rossano Baldini (tastiere/fisarmonica), Marina Cesari (sax/clarinetto), Pasquale Filastò (violoncello/chitarra/mandoloncello), Ivan Gambini (batteria/percussioni) e Marco Loddo (contrabbasso).
Lo spettacolo è una produzione Compagnia della Luna / Casa Editrice Alba.