Musicultura 2007: Il Festival è maggiorenne
Fernando Romagnoli
27 Giu 2007 - Commenti live!
D.Patron Cesanelli, vorrei ripercorrere con lei questi anni di Musicultura Festival, che ha ora raggiunto la maggiore età . Un'intervista che a questo punto è doveroso fare. La prima domanda è: come'è nata l'”illuminazione”, l'idea geniale di questa Rassegna? Lo scrittore francese Albert Camus diceva che le più grandi idee nascono alla svolta di una strada o ai tavoli di una trattoria.
R.In questo caso sotto l'ombrellone, in una canicola pomeridiana. Più o meno è lo stesso, una versione italianizzata o provincializzata di Camus. E' nata per un motivo semplicissimo: verificando che in Italia c'erano più di duemila concorsi canori, non ne esisteva uno che premiasse anche l'aspetto compositivo, cioè quello testuale e quello musicale. E allora abbiamo pensato che fosse importantissimo avere come punto di riferimento, per tutti coloro che si avvicinavano all'aspetto diciamo compositivo, questo tipo di soggetto, che ascoltasse attentamente il prodotto e facesse loro sapere che cosa stavano facendo.
D.Il sodalizio, iniziato con Vanni Pierini, poi si è sciolto. Che è successo?
R.Vanni è ritornato a Roma, dove abitava e con le sue compatibilità familiari, dopo dieci anni, non era più possibile passare gran parte dell'anno a Recanati. Per cui è stata una cosa assolutamente naturale che io, purtroppo, ho dovuto portare avanti da solo, incontrando per la strada un collaboratore prezioso, come Ezio Nannipieri.
D.Qualche giorno fa, in un'intervista, ha affermato: “Se non fossimo stati dei pazzi lucidi probabilmente avremmo fatto non più di tre edizioni. Abbiamo rischiato”.
R.Mah, rischiamo ogni anno, direi, con i bilanci… Se si dovesse pagare, col budget normale, ogni artista che sale sul palco dello Sferisterio, noi faremmo veramente un'ora, non tre serate. E' la grande attestazione di stima, di affetto che ci circonda e che il mondo artistico ci tributa, che ci permette di fare questo, oltre naturalmente le istituzioni che ci sostengono.
D.Come mai Musicultura non riesce ad avere eguali? Come mai questo metodo a bassi costi, in Italia, non si riesce a replicarlo in una manifestazione canora o di altro genere, dove tutto sembra essere troppo caro?
R.Perchè in realtà di pazzi lucidi, che si mettono a fare questo tipo di lavoro, non ce ne sono molti. E molti soprattutto non sono quelli che antepongono la buona riuscita dello spettacolo al profitto personale. Questa non è una dichiarazione etica, però è così, è la realità . E nello stesso tempo è una manifestazione che rimane in tutta la sua singolarità , perchè io penso che non sia facile a un pubblico appassionato, nel senso nobile, di canzonette, proporre set come quelli di Luigi Cinque o di Valentino Zeichen, in onore di Padre Matteo Ricci. Noi abbiamo, e qui faccio un atto di ambizione, questo coraggio di farlo.
D.Splendido quel set lì; tra l'altro si sono conosciuti quel giorno, Zeichen e Cannavacciuolo. Insomma quella mi è sembrata proprio la “cifra” di Musicultura, la capacità di intersecare esperienze sul momento, di esibire un'enorme creatività .
Ma torniamo al nostro veloce excursus, a volo d'uccello, sui diciotto anni della rassegna. All'inizio vi ha sorretto Guzzini, sponsor munifico. Poi, ad un certo punto, se n'è andato. Ci sono stati, a Recanati, problemi di spazio, dal Policentro 2000 (la bocciofila) a Piazza Leopardi… e poi Macerata, questa intuizione dello Sferisterio. Probabilmente anche una scelta obbligata. Cosa è stata esattamente?
R.C'è stata una doppia emergenza o esigenza. La prima era quella che il contenuto c'era, secondo me, fin dal primo anno, ma il contenitore no, nel senso che negli ultimi anni, ad esempio, tutti i mezzi di comunicazione (parlo di RAI, radio, ecc.), si rifiutavano di venire alla bocciofila: non potevano fare trasmissioni sufficientemente credibili o decorose, visto lo spazio, anche se lo trasformavamo in un teatro. E quindi, passare da li ad uno dei tre più grandi monumenti da teatro estivi, qual'è lo Sferisterio, significa come passare da una cantina a un attico a Piazza Navona a Roma… L'altro è che questo tipo di manifestazione è essenziale che abbia un alfabeto comune con l'amministrazione, con la classe politica che ti deve sostenere, nel paese dove operi. Quando questo viene a mancare o a interrompersi, cosa che è stata, non è più possibile portarla avanti, per cui il divorzio è legittimo, l'abbiamo anche conquistato…
D.Anche se, insomma, Recanati stava diventando una “città musicale”, davvero, cioè un fertile crocevia di musica e poesia, in cui ad esempio un Ambrogio Sparagna musicava Leopardi… C'è una punta di delusione che io ho avvertito in questo trasferimento, perchè Recanati meritava questa Rassegna. D'altra parte, come dicevamo, era ormai una situazione…
R.Lei ha avvertito una punta di delusione, io avverto quotidianamente una punta di dolore, perchè io sono nato a Recanati, vivo a Recanati e ho deciso, per esempio, diciassette anni fa di non trasferire Musicultura al Sistina di Roma, dove ci era stato offerto di farlo. Quindi una scelta precisa. Però ci devono essere le condizioni minime praticabili. Non è possibile che da un giorno all'altro io vengo a conoscenza che Lunaria, una manifestazione, per esempio, alla quale io ero emozionalmente attaccatissimo, che focalizzava aspetti di musica e poesia, viene cancellata senza che io lo sappia. Allora, quando questi codici di civiltà , vengono comunque a mancare (per i più vari motivi, per colpa di ciascuna delle due parti, non entriamo nel merito) trovando un posto di questo tipo, la scelta non si poneva proprio.
D.Musicultura si avvia ora verso l'età adulta, con le migliori prospettive. In questi anni è passato, sul suo palco, il meglio della musica italiana, della canzone d'autore, della musica strumentale ed anche grande musica straniera (penso qui, ad esempio, a Suzanne Vega, a Bob Geldof…). Quindi una rassegna che a questo punto ha alle spalle un'ottima consistenza, un grande spessore…
R.Anche a livello di ospiti stranieri siamo sempre stati fortunati. Porto un esempio per tutti: il budget o il cachet di Solomon Burke è intorno ai duecentocinquantamila euro. Solomon Burke (in questo momento il più grande rappresentante del soul in America, anche perchè gli altri due o tre grandi non esistono più…), è venuto da noi perchè, essendo vescovo, era un grande ammiratore, un grande fedele della Madonna di Loreto. Allora, quando si trovano questo tipo di combinazioni (ma se ne trovano poche, perchè la Madonna di Loreto è una…) si riescono a fare colpi di questo tipo.
D.Per vari artisti Musicultura è stato un trampolino di lancio verso l'affermazione. Penso a Giammaria Testa, Amalia Grè, Povia, Cristicchi… Per altri, invece, pure grandi, non è stato così. E vorrei qui fare un nome su tutti, Carolina Caruso, una voce strepitosa, che purtroppo è restata nell'ombra. Ecco, che cosa poi ha inciso nell'affermazione o nella mancata affermazione di un artista?
R.Le combinazioni sono molteplici e a volte anche sconosciute. Però io non faccio mai merito o non mostro troppo coloro che hanno vinto Musicultura, appunto nomi che ormai sono famosissimi, che si sono affermati poi in altre manifestazioni molto più popolari… Ma faccio riferimento a tutta quella classe, io ripeto sempre di artigiani, veramente folta, che in questi anni abbiamo creato e che contribuiscono al rinnovamento della canzone, e sono i parolieri, gli autori della musica, gli arrangiatori. Sono tantissimi e questi, si, vengono tutti da Musicultura.
D.Giammaria Testa ha avuto bisogno, tuttavia, di una consacrazione in Francia, prima di affermarsi in Italia; un po' come Paolo Conte. Questo la dice lunga anche sul mercato italiano. L'altro giorno, su “Repubblica”, un grido di dolore: “Non uccidete il pop italiano. Nelle radio solo sei canzoni su quaranta sono prodotti nazionali”. Insomma, una situazione veramente critica…
L'altra sera ho chiesto a Franco Battiato se Musicultura fosse trampolino di lancio per giovani talenti. “Non userei”, ha detto, “questo termine, però sicuramente il Festival è uno schema ideale entro il quale già si inseriscono, fin dall'inizio, degli artisti selezionati, cioè dei giovani che non andranno, ad esempio, a dei programmi televisivi di canzonette, ai programmi di Canale 5, piuttosto sciocchi e insulsi.” Si riconosce in questa affermazione?
R.Mi riconosco totalmente, anzi l'allargo ancora di più e gli do un significato ancora più solido, nel senso che noi non ci presentiamo, ne mai ci siamo presentati, come scopritori di talenti. Gli artisti che vengono qui sono già stati selezionati e hanno una qualità altissima di produzione. Soprattutto, vengono con lo stesso rispetto che si tributa ad un grande artista, a un punto tale che aprono la serata. Cosa che non accade da nessuna parte, perchè la fascia d'ascolto o anche live più alta è quella dalle 21:30 in avanti. Noi li facciamo esibire proprio per il rispetto che gli tributiamo. Quindi trovano un ambiente favorevolissimo. Ma, dicevo, allargo ulteriormente l'affermazione di Battiato perchè non la riferisco soltanto agli otto che sono arrivati alla fine, ma almeno ai cinquanta – sessanta audizionati. Li, veramente, scegliendo a caso, comunque si sceglie una qualità al di sopra di qualsiasi ascolto quotidiano. Ma questo perchè, secondo me, l'iscrizione seleziona proprio, nel senso che a Musicultura ormai non si iscrive più chi fa un altro tipo di musica, si iscrive chi fa un certo tipo di musica.
D.Due ultime battute. Quale sarà il futuro di Musicultura? Adesso è arrivata allo Sferisterio, ormai il decollo è inarrestabile. E' “arrivata” quindi, oppure ci sarà ancora qualcos'altro? L'anno scorso il Presidente della Provincia di Macerata, Giulio Silenzi, immaginava un festival policentrico, disseminato sul territorio; l'altra sera, invece, allargato, ha detto, a livello di concorso, alla musica straniera.
R.Si, quest'ultima è una cosa che mi piace molto come idea. Sono tutte ipotesi che possono essere percorribili, con sostegni maggiori, è evidente. Io però come immagine preferirei quella di un atterraggio tranquillo sullo Sferisterio. Non ci alziamo per carità ancora in volo, perchè la fatica è tremenda. Abbiamo conquistato veramente risultati impensabili e anche la saggezza porta a ritenere che a un certo punto bisogna anche goderseli questi risultati. Se andiamo avanti per salire, salire… poi rischiamo di cadere.
D.Per chiudere un “colpo basso”, sul Cesanelli cantautore, che si conosce e viene fuori poco, per la sua un po' timidezza e un po' signorilità . Una battuta, almeno, su questo Cesanelli menestrello. E quanto poi si rivede in questi artisti, in questi giovani che lottano, ci provano, ci riprovano. Abbiamo visto, ci sono artisti che tornano, ad esempio una Paola Angeli, che aveva già vinto il Premio della Critica.
R.La meraviglierò, nel senso che il Cesanelli cantautore si piace, a differenza di tutte le dichiarazioni che normalmente si fanno in risposta a questa domanda. Io ho sempre trovato abbastanza decente quello che scrivo e quello che ho scritto. Poi, anche qui, è stata una scelta di vita, nel senso che è capitato in un periodo in cui addirittura ho fatto tre album con una casa discografica di tutto rispetto, per dire la stessa che in Francia produceva Brel… Soltanto che a quel punto mi si poneva la scelta di andare a Milano, cioè nella città dove discograficamente è possibile portare avanti un discorso di un certo tipo o rimanere nella mia Recanati e vabbè… Io ho preferito restare e continuare a insegnare nelle scuole di montagna, che amo molto.
(Fernando Romagnoli)