4 febbraio 2003
Stanley Jordan in tour
Profilo del chitarrista Stanley Jordan in una nota dell'addetta Ufficio Stampa Clara Salina. Nel giorno per giorno le date del tour.
Cercare di descrivere adeguatamente, e in poche parole, il chitarrista Stanley Jordan è impresa impossibile o quantomeno parziale: comunque, possiamo dire, che il chitarrista elettrico americano è tra le figure importanti e più originali della storia di questo strumento. Egli rinnova e porta a livelli massimi una tecnica marginale, il “Touch” o “Tapping” che gli permette un uso pianistico della chitarra. Jordan non usa il plettro e non “pizzica” ma ora “percuote” ora ne “tira” le corde fino a creare un sound in cui le linee armoniche, i contrappunti e le linee di basso s’incrociano, danzano, come se fossero una, due, tre chitarre che suonano insieme. Questa tecnica, in modo più o meno accentuato, la troviamo già nella storia della chitarra (Jimmy Webster, Lenny Breau, etc) ma Jordan ne ha fatto il Suo stile e l’ha portata alla più alta espressione finora raggiunta, mescolandola con una sensibilità musicale, ironia ed un gusto per la melodia, che dopo anni oggi gli si riconosce, dopo i primi tempi del “funambolismo tecnico” che gli diede fama mondiale. Dai suoi inizi come musicista di strada a New York e Philadelphia, Jordan è stato attratto da molti stili musicali, dal pop al jazz, alla musica classica, al blues. Il mercato lo ha posizionato soprattutto nel mondo del jazz, ma cosa possiamo dire di un artista in grado di mettere insieme, con grande intelligenza e musicalità, blues e barocco italiano nella stessa frase? Dove posizionare un artista che nei suoi concerti è in grado di portare una linea di walking bass e accordi jazzistici con una mano, su una chitarra, mentre con l’altra, su un’altra chitarra, suona un tema rock con distorsione e feedback? Perché è il concerto live dove Jordan dà prova di essere un “animale musicale” capace di catturare il pubblico da solo per oltre 2 ore di concerto e non con prove da circo fini a se stesse, come sarebbe possibile pensare per chi legge anzi: ogni cosa è finalizzata alla musica ed allo show, ogni dettaglio tecnico e musicale è indispensabile. Jordan è artista i cui album hanno venduto centinaia di migliaia di copie: Magic Touch (1985) ad esempio, fu uno straordinario successo (1 nelle classifiche jazz per 51 settimane, due Grammy Nominations mentre vinse il Disco d’Oro in U.S.A e Giappone). È stato artista Elektra e Blue Note (Cornucopia/1990, Stolen Moments/1991, Best of/1998, Live in New York/1999) e Arista Records (Bolero/1994)
La sua cover di “The Lady in my Life” di Michael Jackson, è ormai uno “standard” del Contemporary Jazz. Negli anni ’90, Jordan smantella il suo intero staff di produzione. Compone molta musica, ma pochissima di essa viene registrata e i tour programmati sono sporadici. Il suo interesse è focalizzato dalla Musico-terapia, disciplina che tutt’ora pratica ed approfondisce come studente presso l’AMTA (American Music Therapy Association) e l’Arizona State University dove ne sta completando la laurea. Oggi, dopo questa pausa sabbatica, la sua attività è più intensa che mai: tour, studio, conferenze, clinic. In programma c’è un nuovo tour la prossima estate e una produzione discografica tutta italiana con la Nicolosi Productions che si prevede, come loro abitudine oramai, piena di ospiti. Dai suoi meteorici inizi attraverso un periodo di intensa riflessione, Jordan è diventato un musicista maturo che ha una idea molto chiara di ciò che vuole dire.
Rimane e rimarrà un “indipendente” un “non omologato”, a volte scomodo per l’industria del bussiness. E’ il suo pubblico e quelle 2 o 3 ore di musica, emozione, meraviglia che regala ogni volta, il veri protagonisti di questo singolare fenomeno. Che si ripete da 30 anni.
Le date:
28 gennaio - Arezzo
29-30-31 gennaio - Dubai(Em.Arabi)
02 febbraio - Napoli
03 febbraio - Roma
04 febbraio - Codevilla (Pv)