Musica Maestra! Ascoltare, fare, conoscere e abitare la musica
di Anna Indipendente
15 Gen 2015 - Libri
Una domanda sorge spontanea: perché leggere un ennesimo manuale di educazione musicale? Per quattro buoni motivi. Primo: il libro non vuole essere un’alternativa al testo adottato a scuola: non vi troviamo dentro una sola nota musicale o spartito/partitura. Secondo: non è fatto da musicologi e pedagogisti cattedratici per cui non contiene ragionamenti troppo teorici o poco attinenti alla realtà musicale dei ragazzi: gli autori Roberto Beccaria, Francesco Bertone, Maria Teresa Milano oltre ad essere musicisti che suonano insieme da anni, sono insegnanti veterani che frequentano assiduamente il mondo della scuola, sia civica che pubblica. Terzo. Si tratta di un libro rivolto non solo ad insegnanti della scuola primaria e secondaria di primo grado, ma anche a studenti, genitori e musicofili, a tutte quelle persone, in sostanza, che nutrono curiosità per la musica: nelle intenzioni degli autori il libro vuole essere né più né meno che “un contenitore di idee ed esperienze da cui ogni lettore può partire per imparare a costruirsi un proprio percorso personale si, ma insieme agli altri “. Presumo non sia stato un caso la precisa scelta editoriale di mettere note, consigli bibliografici, sitografici e filmografici, utili ad un approfondimento esaustivo, invece che a piè di pagina in una colonnina verticale dalla veste grafica ben distinta dal corpo del testo, onde permetterne una più agevole consultazione. Nel libro si vuole sottolineare l’immagine della musica come prodotto culturale, che come tale, palpita e vive insieme alla società di cui fa parte, espressione e portavoce della vita di popoli di cui riflette i cambiamenti sociali, politici ed economici. La musica dialoga con le altre arti: letteratura, pittura, teatro, cinema, aggiungerei anche danza e intrattiene rapporti con la scienza e la tecnologia…. È un universo in continua evoluzione in cui nascono nuove forme e nuovi stili che però mantengono sempre un forte legame con l’esistente. Si muove nel tempo e nello spazio con la radio, i dischi e oggi con il Web, lasciando tracce su di noi e nel nostro tempo. Essa è dotata di molteplici funzioni, datele dalla polisemia, per statuto, peculiarità dell’arte tout court: linguaggio, emozione, strumento didattico/educativo e perfino terapeutico, strumento potente, ma proprio per questo difficile da gestire. Infatti sono molti i problemi che affliggono oggi l’educazione musicale e la musica in generale nel nostro paese, la patria del Belcanto, che già da tempo viene strapazzata. A causa di questa situazione languente giungono appelli da più parti anche di personalità eminenti come Daniel Barenboim, Salvatore Accardo o Riccardo Muti. Infine Quarto e ultimo motivo: siamo in presenza di un testo che si legge molto bene, con la stessa scorrevolezza e facilità di un racconto anche perché non viene usato un lessico gergale da “addetti ai lavori”. In realtà ciò che viene fuori dal libro è il racconto di cos’è la musica per gli autori, come è stata vissuta da loro quando erano ragazzi e poi da adulti: perché hanno deciso di metterla al centro della propria vita.
Addentriamoci all’interno della sua accattivante struttura e vediamo com’è articolata. Riferendosi ai tre diversi momenti dell’educazione musicale il testo in oggetto è organizzato attorno a tre grandi sezioni, tutte importanti al fine di fruire della musica con senso critico: Ascoltare, Fare, Conoscere, ognuna con un numero variabile di capitoli e paragrafi al suo interno, ma con la presenza comune alla fine di ogni sezione di due capitoli rispettivamente intitolati: Percorsi, Esperienze, davvero illuminanti per le idee che vi vengono proposte; si tratta di quell’abitare la musica a cui ci si riferisce nel sottotitolo di copertina. La prima sezione vuole essere una guida ragionata all’ascolto, laddove quest’ultimo viene considerato uno strumento per l’acquisizione di una cultura musicale che quanto più è vasta tanto più contribuisce alla formazione della personalità, arricchendola. Per ogni punto affrontato si segnalano brani funzionali all’argomento trattato. Secondo l’opinione degli autori, tra l’altro molto condivisibile, l’obiettivo fondamentale a scuola e fuori dovrebbe essere quello de l’educazione al bello che si raggiunge solo ascoltando quanta più musica possibile per imparare a distinguere le buone esecuzioni da quelle scadenti, partendo però dall’assunto fondamentale che tutti i generi musicali hanno la stessa dignità e quello classico non è superiore agli altri come ancora oggi è argomentato da più parti. Canta e suona solo chi ha imparato ad ascoltare. (Orecchio pensante) In questo modo l’ascolto può divenire la base per la costruzione di percorsi interdisciplinari. Ma poiché nell’ascolto giocano un ruolo importante il background dell’individuo, il suo ambiente socioculturale e il contesto stesso in cui avviene l’esperienza dall’incontro con un brano possono nascere sensazioni, immagini, stati d’animo molto personali: è così che la musica è capace di parlare ad ognuno di noi in maniera diversa. Ciò non significa che non si può decodificarne il contenuto partendo da criteri oggettivi perché la musica è anche linguaggio e come tale ha una propria grammatica con regole precise. (La musica sottosopra) Il capitolo seguente dal titolo: Il cacciatore di suoni dopo essersi addentrato nella spiegazione dei vari tipi di ascolto esamina i parametri fondamentali della musica: suono, timbro, ritmo, melodia e le molteplici escursioni che si possono fare con essi. Nel capitolo Percorsi, invece, si propongono “itinerari musicali monografici” concreti, molto interessanti e funzionali agli argomenti dei capitoli precedenti, ma anche molto lontani tra loro per genere, stile ed epoca, ad esempio: “La principessa e il ranocchio” ,”A ciascuno il suo Bach”, “Scherzi musicali”. Questa prima parte termina con l’ultimo capitolo Esperienze in cui si relaziona di due esperienze effettivamente svolte rispettivamente nella scuola dell’infanzia e in quella primaria di Fossano in provincia di Cuneo. La seconda sezione Fare, un po’ più estesa della precedente, contiene proposte e riflessioni sulle attività pratiche che si possono condurre a scuola da inquadrare sotto il duplice aspetto dell’esecuzione: cantare, suonare e della creativitá: improvvisare e comporre. Da sottolineare il primo capitolo dal titolo accattivante La sedia di Glenn Gould che fa da introduzione a tutta la sezione in cui si pone l’accento sulla necessità di lavorare su ritmo e intonazione, (il tradizionale solfeggio) ma con approcci innovativi. Le attività di improvvisazione e composizione possono sembrare difficili da concretizzare con ragazzi della scuola media o addirittura della primaria, ma in realtà basta stimolare gli alunni a operare scelte su come modificare dinamiche, timbri, ritmi, tempi e strutture melodiche del materiale sonoro scelto. La terza e ultima parte Conoscere prende in considerazione le possibilità che offre la storia della musica come strumento per conoscere la società e la storia stessa, molto utile quest’ultima per la creazione di laboratori di cultura ed educazione alla cittadinanza attiva. La didattica laboratoriale offre possibilità di realizzare un reale apprendimento di tipo attivo, laddove il saper fare produce un sapere realmente significativo in quanto s’invera in un percorso di apprendimento di tipo partecipato che favorisce l’espressione del sé, lo sviluppo della creatività e l’idea di cooperazione. Molto coinvolgenti e concretizzabili sono i percorsi proposti sulla canzone di cui se ne analizzano sia i tipi che le funzioni.