Metheny incanta Milano
Giovanni Longo
22 Giu 2005 - Commenti live!
Il concerto del Pat Metheny Group il 21 giugno al Mazdapalace di Milano ha segnato la conclusione della parte italiana del The Way Up World Tour 2005. Sei esibizioni, tutte ovviamente all'insegna del massimo riscontro di pubblico, a conferma che il consenso, anzi l'affetto, di cui il musicista del Missouri gode nel nostro Paese non incontra eguali forse in alcuna parte del mondo al di fuori degli USA.
The Way Up è un disco sui generis nella ricchissima discografia di Metheny e del suo compagno d'arte per eccellenza, Lyle Mays, per quel suo essere un'unica, lunga composizione di 68 minuti, con un'orchestrazione davvero complessa. Riproporla dal vivo rappresenta quindi una sfida di un certo peso anche per musicisti straordinari come sono quelli che formano il PMG.
Si comincia quindi alla grande è la prima parte del concerto – con un'ora e un quarto senza soluzione di continuità , con inserti improvvisativi che rendono, se possibile, ancora più creativa un'opera già originale su disco ma che nella dimensione dell'ascolto in presa diretta coinvolge enormemente di più. Metheny cambia continuamente le sue chitarre, regalando ricchezza di suoni, atmosfere e colori, assecondato da un sestetto con cui si intende a occhi chiusi, in un interplay che ha del miracoloso, non solo ovviamente negli storici e fidi Lyle Mays al piano e tastiere e Steve Rodby al basso, ma anche in quel pilastro che è ormai divenuto lo spettacolare drumming di Antonio Sanchez. Cuong Vu alla tromba appare ogni giorno più sicuro di sè e conscio della propria importanza nel Group, mentre il nuovo Gregoire Maret, a tratti compunto, dona con la sua armonica momenti di grande suggestione. Fondamentale anche l'apporto del brasiliano Nando Lauria, reclutato appositamente per questo tour e apprezzabile specie per le parti di chitarra ritmica. Senza contare che questi ultimi tre sono valenti polistrumentisti e si producono anche nelle parti al vibrafono e alle (varie) percussioni.
Il talento di questo ensemble si dispiega poi nella seconda parte della scaletta, che ripercorre alcuni tra i più bei classici metheniani, da James a Lone Jack, da Are You Going With Me a Farmer's Trust fino a un Last Train Home riprodotto dopo qualche anno nella versione originale. A concludere, Minuano con una partecipante platea in coro e un fiammeggiante bis con Song for Bilbao.
Stupisce, il riferimento è a Metheny, l'incredibile energia con la quale saltella sul palco e amoreggia con le sue chitarre. Cinquanta anni, solo anagrafici, vissuti magnificamente. Delude invece la scelta, recidiva, di far suonare musicisti simili in un simile contesto, con una simile acustica.
See You Next Time, urla congedandosi al microfono Pat. Magari in un luogo più bello.
(Giovanni Longo)