MARTE e THE REAL YOU incantano Civitanova Danza


di Elena Bartolucci

2 Ago 2022 - Commenti danza

La compagnia Spellbound Contemporary Ballet conquista tutti grazie alla sua tecnica e alla sua poeticità.

Marte (ph Cristiano Castaldi)

Civitanova Marche – Giovedì 28 luglio si è svolto, come di consueto, al Teatro Rossini il penultimo appuntamento del programma in cartellone di quest’anno per Civitanova Danza. Una prima assoluta della famosa e longeva compagnia Spellbound Contemporary Ballet divisa in due parti: Marte e The real you.

Il primo balletto è una coreografia firmata dal giovanissimo coreografo in prepotente ascesa Marcos Morau in collaborazione con l’assistente alla coreografia Lorena Nogal Navarro.

Morau (classe 1982) ha studiato coreografia presso l’Institut del Teatre de Barcelona, il Conservatorio Superior de Danza de Valencia e Movement Research di New York. Ha realizzato il suo progetto di assistentato coreografico presso il Nederlands Dans Theater II e nella compagnia IT Dansa diretta da Catherine Allard. Il suo talento artistico non si limita al campo della danza ma si estende a discipline come la fotografia e il teatro, per cui ha conseguito il Master in Teoria del Dramma. Considerato uno degli artisti più creativi della sua generazione a livello europeo, oltre alla direzione della sua compagnia La Veronal fondata nel 2005, ha creato produzioni originali per prestigiosi ensemble come la National Dance Company of Spain, Scapino Ballet Rotterdam, Skånes Dansteater, Göteborg Operans Danskompani, Ballet de Lorraine o Carte Blanche Norway.

Oltre al Dio della guerra, Marte lo è della passione, della sessualità, della perfezione e della bellezza. “Marte rappresenta quel pianeta vuoto e ostile che attende di essere colonizzato da un gruppo di giovani. in una sorta di celebrazione nell’Europa del XXI secolo, con tutta la forza della sua gioventù e del suo desiderio come forza motrice. Un luogo dove nessuno vuole essere lasciato indietro e il futuro è visto come un labirinto confuso, pieno di rassegnazioni, delusioni e nuovi conflitti, e dove l’unica guerra che si combatte è quella che li mette di fronte a un mondo che avanza così velocemente da non poter continuare. Piacere, desiderio e tensione sono gli elementi centrali di questo progetto. Un conflitto tra l’individuo e la collettività, tra il presente e un futuro incerto, tra la materia organica e la tecnologia, dove si rivela una nuova concezione della forma astratta”.

Questa coreografia ha la capacità iniziale di inquietare lo spettatore per la scelta delle musiche e dei costumi (che inizialmente ricordano dei veri e propri sudari), ma al tempo stesso rende impossibile a chiunque di distogliere lo sguardo dal palco.

La perfezione e la sincronia delle sequenze di gruppo crea un’armoniosità che tende a cozzare con i movimenti quasi robotici iniziali del balletto. La plasticità di quei corpi avvinghiati tra loro rende ipnotica e poetica al tempo stesso un’opera prima davvero interessante e coinvolgente.

Dopo una breve pausa per il cambio palco, è stato il momento di The real you, una nuovissima coreografia di Mauro Astolfi.

The real you è la costruzione di uno spazio dove poter ritrovare un valore essenziale, una realtà ideale che potrebbe essere eterna. Cosa possiamo mettere davanti a tutto nella nostra vita per scoprire cosa siamo oppure cosa non siamo? È deciso che esistiamo solo come un risultato scientifico universalmente riconosciuto, o forse possiamo trovare un’identità al di fuori del modello cristallizzato di chi già ha pensato la nostra di vita? Partiamo con un’indagine della comunità dove viviamo e che conosciamo meglio e cerchiamo di non invecchiare sommersi da una moltitudine di prospettive teoriche. Cerchiamo in noi la determinazione per sottrarci alle regole che stabiliscono come dovremmo interpretare ad esempio la vita sociale. Lavoriamo per trovare da noi stessi il nostro ordine e il nostro conflitto preferito”. 

Questo lavoro completamente focalizzato sulla circolarità degli eventi, delle luci e delle emozioni, si prefigge come riflessione della perdita d’identità in maniera astratta. La paura di omologarsi agli altri senza riuscire a ritrovarsi viene anche tracciata dal fatto di avere sempre tutti i ballerini in scena che cercano una posizione ma non sembrano mai trovarla davvero. Non ci sono grandi prese e piroette, tutto viene lasciato alla fluidità dei movimenti e al senso di angoscia che ne deriva.

Un lavoro molto intimo che, con tutti i suoi pregi e difetti, viene comunque surclassato dall’opera di Morau, diametralmente opposta dal punto di vista narrativo ma più spettacolare e centrata da quello tecnico.

Gli eccezionali interpreti sul palco sono Lorenzo Capozzi, Anita Bonavida, Martina Staltari, Maria Cossu, Mario Laterza, Giuliana Mele, Mateo Mirdita, Miriam Raffone e Alessandro Piergentili. I particolarissimi costumi sono di Anna Coluccia, mentre il disegno luci è stato curato da Marco Policastro.

Il progetto Spellbound 25 è una produzione Spellbound realizzata con il contributo del Ministero della cultura e Regione Lazio – Dipartimento Cultura, Politiche Giovanili, Lazio creativo in collaborazione con Ambasciata di Spagna a Roma e in coproduzione con MilanoOltre e Cult!ur Partner.

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