“Madama Butterfly” all’Opéra de Paris Bastille
di Alma Torretta
17 Set 2024 - Commenti classica
A Parigi il maestro Speranza Scappucci dirige “Madama Butterfly” interpretata da Eleonora Buratto. L’allestimento è quello di Robert Wilson oramai entrato nella storia dell’opera.
(Foto © Chloé Bellemère-OnP)
Una direzione dell’orchestra precisa, ricca di colori vividi, molto rispettosa della partitura scritta da Puccini e che a quest’ultimo probabilmente sarebbe piaciuta molto. La direttrice d’orchestra Speranza Scappucci viene di nuovo gratificata da lunghi, meritati applausi dal pubblico dell’Opéra de Paris dopo il successo nelle passate stagioni delle sue direzioni del Don Pasquale di Donizetti nel 2023 e de I Capuleti e i Montecchi di Bellini nel 2022. E la sua carriera sta per arricchirsi di un altro importante tassello: dalla stagione 2025-2026. sarà il direttore musicale ospite principale della Royal Opera House di Londra. La direzione di Madama Butterfly in un teatro grande come quello di Bastille e con una scenografia completamente “aperta”, praticamente senza allestimento, della oramai storica messa in scena di Robert Wilson ma tutta giocata solo sulle luci, i colori dello sfondo, i costumi e i gesti.
Oltretutto con i cantanti spesso in fondo a tale grande spazio vuoto e il rischio è che non si sentano bene, ma la Scappucci ha saputo ben gestire la situazione, molto attenta a far sentire bene sia l’orchestra che le voci, riuscendo anche a creare una sensazione di intimità là dove il dramma lo richiede, ma trascinante nelle parti solo strumentali dove poteva far sfogare i suoi musicisti.
Peccato solo che, per i problemi d’acustica appena detti, è abitudine del teatro di amplificare il coro “a bocca chiusa” e si è sentito nettamente.
Noi siamo stati alla première ed un problema tecnico in palcoscenico ha ritardato l’inizio dello spettacolo di venti minuti, ciò ha creato forse anche un po’ di tensione per cui il secondo tempo ha convinto più che il primo, dato che quest’ultimo si è avviato un po’ poco coinvolgente.
Questo vale anche per la bella prestazione del soprano Eleonora Buratto, al suo debutto nel ruolo in Francia, sicuramente migliore nel più drammatico secondo tempo. La Buratto è perfetta per la parte, è delicatissima e drammatica il giusto, con grazia ha fatto suoi anche i movimenti stilizzati che Wilson ha immaginato per ogni personaggio ispirandosi al teatro tradizionale giapponese, molto commovente il finale in cui il suicidio è appena accennato con un gesto verso la gola (in Giappone, in realtà, solo gli uomini si laceravano il ventre, le donne invece la gola) e cade a terra come un uccellino stecchito. La Buratto interpreterà Madama Butterfly sino al 6 ottobre, poi sarà la volta del soprano russo Elena Stikhina. Cio Cio San non è molto aiutata nel primo atto dal suo partner, il ruolo di Pinkerton è infatti affidato a Stefan Pop che, pur essendo un bravo artista, non appare adatto alla parte e allo stile della produzione, sembra più il padre della sposa che un giovane ufficiale, non c’è slancio e non si crea molta alchimia con il soprano, non decolla tra loro la magia del duetto “Viene la sera… Bimba dagli occhi pieni di malìa…” nel primo atto.
Ottimo per la parte e questo stile di produzione invece lo Sharpless del baritono inglese Christopher Maltman, preciso e composto, efficace nell’interpretazione.
La Suzuki del mezzosoprano-contralto Aude Extrémo invece risente di un timbro non felicissimo che risulta un po’ sgradevole in una tessitura così bassa come quella della parte.
Il tenore Carlo Bosi è il sensale di matrimonio Goro, il baritono basso Vartan Gabrielian lo zio bonzo, il baritono costaricano Andres Cascante è il ricco principe Yamadori, tutti adeguati alle loro parti e alla messa in scena.
Una menzione merita il bambino bravissimo che interpreta il figlio di Butterfly, appare più grande dei tre anni menzionati nel libretto ma si giustifica perché ha una presenza in scena più lunga del solito e un bambino più piccolo avrebbe avuto difficoltà probabilmente a sostenerla.
L’allestimento di Wilson, creato nel 1993, è ancora godibilissimo, moderno, di grande fascino e purezza estetica.
Solo la scelta stilistica per i costumi, firmati dalla famosa Frida Parmeggiani, nel loro bel design geometrico essenziale ma omogeneo per tutti, personaggi occidentali ed orientali, cancellano però un po’ l’evidenza delle differenze e la denuncia di quel colonialismo invece, al contrario, messo in evidenza da altri registi perché componente fondamentale del dramma.
Madama Butterfly all’Opéra de Paris Bastille dal 14/9 al 25/10.