L’Istituto Luce e l’immaginario italiano


di Alberto Pellegrino

10 Set 2014 - Altre Arti, Eventi e..., Arti Visive, Commenti cinema

Luce L'immaginario italiano_MusiculturaonlinePer celebrare i suoi novant’anni di vita l’Istituto Luce, che è stato fondato nel 1924, ha allestito presso il Vittoriano una mostra intitolata “Luce. L’immaginario italiano” e ha pubblicato un volume  fotografico per mostrare come “nella dinamica degli elementi – ha detto il curatore Gabriele d’Autilia – che hanno reso possibile la trasformazione dell’Italia e degli Italiani di cui oggi vediamo i risultati, le immagini hanno avuto un ruolo centrale: tutte le immagini, da quelle imposte dalla propaganda a quelle nascoste tra le righe dei messaggi del potere, da quelle semplificate dalla didattica a quelle insidiose dei messaggi commerciali; poiché il nostro immaginario è fatto di immagini che abbiamo amato o odiato, desiderato o ignorato, indagato o solo pensato”.
La Mostra, che è stata inaugurata il 4 luglio e che resta aperta fino al 21 settembre, presenta nella sezione fotografica oltre 500 splendide fotografie accuratamente scelte tra i milioni d’immagini conservate nell’Archivio Storico Luce. Inoltre su 20 schermi vengono proiettate speciali videoinstallazioni ottenute attraverso il montaggio di spezzoni tratti dalle centinaia di filmati Luce, accompagnati da pannelli che approfondiscono l’analisi storica e linguistica di ogni video. Particolare interesse presenta lungo questo itinerario, organizzato per conoscere meglio la storia del nostro Paese, la Camera delle Meraviglie, allestita nel salone centrale del Vittoriano con quattro grandi schermi che formano una piazza interna, nella quale è possibile compiere un viaggio virtuale in Africa, Asia e altre parti del mondo per lo più sconosciute in un’epoca in cui non esisteva ancora un turismo di massa. Nel piano superiore è stata collocata una rassegna del cinema italiano con foto di registi, attori, set cinematografici e un’interessante selezione di trailer e backstage di film. La parte dedicata al cinema è stata completata da quattro retrospettive a cura di Gianni Canova con 130 film e documentari realizzati tra il 1933 e il 2013,  proiettati nei Fori Imperiali, Piazza Venezia, il Vittoriano e il MAXXI.
L’Istituto Luce, che conserva milioni di fotografie e di filmati, è un’istituzione il cui valore storico è ormai riconosciuto a livello internazionale, tanto da essere stata inserita nel Registro Memory of the World dell’Unesco. Fin dagli inizi, il suo fondatore Luciano De Feo aveva compreso nel 1924 l’importanza delle immagini impiegate come un formidabile strumento di propag5-mussolini_a_littoria_per_la_trebbiatura_del_grano1938[1]anda e di educazione dell’opinione pubblica, tanto che la sigla L.U.C.E. nasce come abbreviazione de L’Unione Cinematografica educativa, ribattezzata nel 1925 come Istituto Nazionale Luce con l’intenzione di diffondere la conoscenza delle immagini in movimento e fisse nel momento in cui si sta verificando la prima massiccia diffusione dei mezzi di comunicazione di massa. De Feo mette a disposizioni del regime fascista due formidabili strumenti di propaganda come la fotografia, impiegata per documentare su quotidiani e rotocalchi l’attività del Partito fascista, del governo e di Mussolini; da parte sua il cinema è usato per produrre i Cinegiornali Luce da proiettare in tutte le sale cinematografiche e pochi film dichiaratamente fascisti come “Camice nere” o “Scipione l’Africano”. Nel secondo dopoguerra l’Istituto Luce continua a produrre fotografie da fornire a quotidiani e rotocalchi, documentari cinematografici come La Settimana Incom, Mondo libero, Cronache dal Mondo, Orizzonte cinematografico, che costituiscono una fondamentale testimonianza iconica per la storia dell’Italia repubblicana.
Attraverso questa Mostra e nel bel volume che l’accompagna (G. D’Autilia, Luce. L’immaginario italiano, Rai-Eri, 2014, 25 euro) si 3-Donna-in-Calabria-1951_gal_autoreMu_12_col_portrait_sh[1]Musiculturaonlinevedere un’Italia che si mette “in posa” dinanzi agli obiettivi dei fotografi Luce, un paese ancora agricolo ma nel quale inizia il processo d’industrializzazione, ancora afflitto da un forte analfabetismo, ma che comincia ad avvertire, soprattutto nelle aree urbane, l’influsso della radio, del cinema e delle immagini fotografiche.
Sono proprio le fotografie raccolte nel volume che permettono di fare un viaggio temporale nella vita sociale e politica del nostro Paese durante il periodo fascista, quando le immagini hanno il compito di documentare le conquiste del regime e di porre l’accento sulla totale fusione tra popolo e Nazione, unione simboleggiata dalla figura dominante del Duce, per poi documentare, dopo la caduta del fascismo, la presenza dei partiti e il peso dei vari leader politici dalla Resistenza alla 2-pioxii_1955[1] Musiculturaonlinenascita della Repubblica, dagli anni Cinquanta agli anni Ottanta-Novanta, che vedono l’affermazione politica prima del duo Andreotti/Craxi poi di Silvio Berlusconi.
Il volume si apre con la sezione “Avventure” che riguarda l’esplorazione dell’Artide e la trasvolata transoceanica, le conquiste italiane in Africa, i conflitti asiatici; segue la nutrita sezione della Propaganda che comprende tutto il periodo fascista, la seconda guerra mondiale e il dopoguerra, la ricostruzione, il miracolo economico, gli anni Settanta e gli ultimi anni del secolo. Un’altra sezione molto vasta è quella che documenta il Paese reale, perché serve a illustrare le 4-buttero-a-cavallo-agro-pontino-1931_Musiculturaonline[2]trasformazioni della vita sociale verificatesi in circa un secolo, completata dalle trasformazioni antropologiche e culturali delle Italiane e degli Italiani. Viene presentata anche l’importanza del patrimonio artistico italiano e si provvede a documentare la progressiva affermazione delle donne nella nostra società. Le ultime sessioni si occupano della diffusione dei vari linguaggi massmediali e tracciano una storia visiva delle maggiori “stelle” del mondo dello spettacolo e dello sport.
Nella sua pregnante introduzione Dacia Maraini ricorda il peso che hanno avuto i mass media durante il regime fascista e il ventennio berlusconiano; sottolinea come queste immagini mostrino non solo le glorie del regime, ma anche la miseria delle masse con
tadine e operaie, gli orrori della guerra, le tronfie espressioni dei gerarchi fascisti, cioè una realtà che sbuca fuori dietro le immagini levitate e mistificate dalla propaganda. Nello stesso tempo la scrittrice ci tiene a rimarcare l’importanza storica di tutto il materiale es1-1_2[1]Musiculturaonlineposto nella Mostra e raccolto nel volume: “Nonostante la retorica e l’enfasi su cui insistevano, per dovere d’ufficio, gli operatori e i creatori di immagine…oggi osserviamo queste immagini con occhi più indulgenti e capiamo che queste fotografie, nonostante le intenzioni mistificatorie, sono qui a raccontarci mirabilmente una storia d’Italia piena di umanità. Una storia che va letta, scartando quel tanto di ideologico che veniva imposto dall’alto, ringraziando la cocciuta volontà rappresentativa degli operatori e dei fotografi, i quali, con spirito autonomo, ci hanno rivelato un Paese vero, concreto, con tutte le sue contraddizioni, le sue armonie e le sue disarmonie”.