“Les Voyages Extraordinaires” di Dõna Flor


di Giovanni Longo

9 Giu 2022 - Commenti live!, Dischi

A maggio è uscito il cd “Les Voyages Extraordinaires” del gruppo lombardo Dõna Flor, per Maremmano Records. Li abbiamo intervistati.

Uscito lo scorso mese di maggio su cd per la Maremmano Records e disponibile sulle principali piattaforme di streaming, Les Voyages Extraordinaires è il primo disco di inediti dei Dõna Flor, gruppo lombardo attivo sulla scena musicale dal 2015. Intrigante caleidoscopio di atmosfere, suoni e colori, è un lavoro che -sono parole di Cecilia Fumanelli, voce del gruppo, ideatrice del progetto, musicologa – “abbraccia musiche di ispirazione centro e sudamericana, ma anche capoverdiana, mediterranea, ballate e atmosfere jazz “. Un viaggio lungo 12 tracce, abitate dalla bella voce della Fumanelli – assolutamente a suo agio e sempre incisiva e convincente nel suo multilinguismo – e dalla bravura dei musicisti che la accompagnano, capaci di cavare dai rispettivi strumenti sonorità e colori di grande impatto.

Dall’intervista al gruppo emergono dettagli di grande interesse sul disco, sulla genesi di questo ensemble e sulle sue ispirazioni musicali.

Bonjour Soleil

D. Quella di Les Voyages Extraordinaires è musica, lo si percepisce già dalle prime note, molto ben elaborata e ricca di sonorità particolari, che fa immaginare una profonda conoscenza di diverse culture musicali, che mostrate di aver ben interiorizzato, proponendone una rielaborazione con caratteri di grande originalità. Un intreccio e una “complessità” decisamente intriganti, per non parlare del multilinguismo dei testi, proposto con molta naturalezza e musicalità. Tutto questo ne fa musica colta, direi. Vi ritrovate in queste definizioni e quali influenze ritenete più presenti in questo lavoro in particolare e nel vostro stile in generale?

R. Pensiamo alla nostra musica come nomadismo musicale, una musica di frontiera, un mosaico di colori e mescolanze che portano l’ascoltatore in viaggio verso terre lontane; ma sempre terre dell’uomo, in cui le emozioni si impastano di musica e spingono le radici oltre confine. La nostra sperimentazione parte dalle radici più archetipiche della tradizione musicale unendo culture, emozioni e suggestioni che catturano l’ascoltatore, raggiungendo qualcosa che primordialmente sta in ognuno di noi. Le sonorità si ispirano ai paesaggi del centro e Sud America, passando per il Mediterraneo e tornando agli sconfinati paesaggi del Nord America. Forse più che musica “colta”, che in musicologia definisce proprio l’antitesi della musica tradizionale e della popular music, la definiremmo una musica “meticcia” fatta di sperimentazioni non concettuali, seppure a volte complesse ritmicamente, in cui la tradizione, il nostro background musicale e il nostro sentire, creano una musica dove i generi si mescolano e gli orizzonti si aprono. Gli artisti che sin da subito ci hanno unito nella nostra storia musicale sono Lhasa de Sela e Cesaria Evora. Di entrambe abbiamo suonato molteplici brani durante i nostri concerti e in questo disco abbiamo prestato omaggio a Cesaria con un brano dedicato a lei – Evora. Il tributo a Lhasa è invece più sottile ma altrettanto importante: alcuni brani sono stati ispirati dalle atmosfere del suo primo disco “La Llorona” (come per esempio “Mirame la cara”) e per una serie di fortunate coincidenze il mastering engineer di quel disco lo è anche del nostro: Marc Thériault.

D. Qual è il motivo conduttore di Les Voyages Extraordinaires? Si può individuare un “filo rosso” che lega idealmente i vari brani tra loro?

R. Senz’altro è il viaggio, sia interiore che esteriore. Fa parte del viaggio interiore dare forma alle emozioni e alle trasformazioni dell’anima: le forme dell’amore, della rabbia, ma anche della gioia di creare insieme in un momento di isolamento collettivo come quello che abbiamo vissuto durante la pandemia, quando tutto si è fermato. Così come riscoprire la natura e il suo richiamo antico e omaggiare chi con la propria musica ci ha portato su sentieri inaspettati di scoperta. Fa parte del viaggio esteriore ispirarsi ai luoghi lontani e alle sonorità che in tutti questi anni abbiamo abbracciato nel nostro repertorio, in una storia che ci piace raccontare così: da una giungla fitta e intricata, Dōna Flor si muove alla scoperta di viaggi straordinari, in cui sapori, suoni, odori sono piste da seguire, come un sogno che si fa realtà. Quindi cantiamo e suoniamo per ritrovare la pelle e l’anima, e liberare tutta l’energia e l’amore che abbiamo messo in questa prima creazione di un album di canzoni inedite.

D. Alcuni brani del disco – lo avete accennato – sono stati concepiti durante il periodo più duro della pandemia e dell’isolamento forzato. Quali ripercussioni ha avuto sulla vostra ispirazione quel difficile momento?

R. Rallentare e vedere la nostra attività lavorativa ridotta ai minimi termini ha creato lo spazio per il nostro viaggio: scambiarci idee, inviarci parti, ricevere la registrazione di uno di noi e mandarne una propria in risposta, tenere viva la nostra musicalità e la nostra creatività. È stato certamente faticoso poterci vedere solo online ma ci ha reso ancora più consapevoli circa il valore del nostro stare insieme. Poter creare in un momento dove la paura e le incertezze erano al culmine è stato un processo vitale e rassicurante, un modo per noi di continuare a mantenere viva la musica e allo stesso tempo dare forma alle emozioni di questo periodo.

Wild Wind

D. Cecilia proviene da quel particolare mondo musicale che è il canto a cappella. Quali adattamenti e difficoltà, se vi sono state, ha comportato il passaggio alla musica “suonata”?

R. La domanda è molto interessante. Dopo aver cantato per tanti anni nella musica a cappella (circa 20!) il passaggio non è stato facile. Mi ha spinto l’esigenza di conoscermi e dare spazio ad un aspetto più personale della voce e del mio mondo emotivo, ma ha richiesto un tempo di adattamento vocale e di cambiamento della prospettiva musicale che all’inizio mi ha messo alla prova. L’esperienza corale mi ha dato tanto e molte percezioni le porto ancora con me: prima di tutto la consapevolezza di far parte di un insieme in cui ognuno è una parte fondamentale, in una sensazione costante di dialogo, anche se ora non con altre voci, ma con gli strumenti, la spinta ad armonizzare i pezzi con sovraincisioni di seconde, terze e a volte quarte voci (cosa che è presente in quasi tutti i brani a parte Tu Sombra e Ballata Alla Luna). Non ultimo, feedback prezioso arrivato dai miei compagni, una particolare attenzione (a volte forse un po’ una fissazione!) all’energia e alle dinamiche dei pezzi.

D. Due parole sulla genesi del gruppo e sul suo nome. Perché Dõna Flor?

R. Il progetto nasce nel 2015 da un’idea di Cecilia: la prima ispirazione arriva dalla passione per il Realismo Magico sudamericano, o meglio ancora, il Real Maravilloso. Dōna Flor si ispira infatti a un romanzo di Jorge Amado Dōna Flor e i suoi due mariti e vuole rivendicare quel sapore irriverente, irrazionale, magico e appassionato tipico di un certo filone letterario, e trasformarlo in musica. Il gruppo è nato sull’onda di un desiderio di esplorazione: la voglia di mettersi in viaggio, scoprire e suonare musiche di luoghi diversi, e intanto conoscere sé stessi e arricchirsi di prospettive e nuove sonorità in questo processo. Un altro degli aspetti della genesi di questo progetto ha a che fare con il desiderio di rivendicare la bellezza e la forza del femminile, portando anche canti di donne di diversi luoghi del mondo e tradizioni. In tutti questi anni i nostri contributi musicali si sono intrecciati, evoluti, ognuno portando il suo background musicale e le proprie capacità e caratteristiche, in una mescolanza che ha dato a Dōna Flor un respiro più ampio. In questo modo stiamo crescendo insieme e ci supportiamo (e a volte ci sopportiamo pure!).

D. Per finire due domande impegnative, che investono questioni cruciali, tra loro strettamente legate. Qual è, a vostro avviso, il livello di preparazione e di cultura del pubblico italiano in fatto di musica? Le istituzioni e le agenzie educative, scuola in primis, fanno abbastanza per diffondere la conoscenza della musica di qualità ed educare quindi al buon gusto in fatto di musica?

R. L’esperienza di tanti concerti ci ha insegnato che non possiamo sapere chi abbiamo davanti come ascoltatore. Le persone vengono a un concerto per ascoltare ed emozionarsi, per avere un momento che trascenda il tempo quotidiano. Perché ciò sia possibile è necessario creare un momento condiviso e questo processo viene facilitato dalla relazione e dalla comunicazione con il pubblico. Viviamo i nostri concerti come un’opera a più mani con chi ci ascolta: amiamo suonare alla stessa altezza delle persone per stare con loro e spesso ci piace che questo dialogo diventi musicale: uno scambio fatto anche di canto, movimento ed emozioni. Se questo accade si realizzano i nostri Voyages Extraordinaires. Certo ci auspichiamo che generi come il nostro, in Italia possano essere conosciuti meglio da un pubblico più ampio, a partire dalla scuole e dalle istituzioni (che mai come oggi hanno una proposta estesa e variegata), ma anche dalle radio e dai media in generale (che spesso hanno più a cuore gli algoritmi e i profitti che il fine animico dell’arte), per dare più spazio a una ricchezza musicale che renda le persone capaci di scegliere ciò che vogliono ascoltare e non ciò che è solo “facile” ascoltare come prodotto di consumo mainstream.

Track list de “Les Voyages Extraordinaires”

  1. Llanto y Ardor
  2. Mirame a la Cara
  3. Mother Tell me Why
  4. Utopia
  5. Bonjour Soleil
  6. Evora
  7. Tu Sombra
  8. Mujer
  9. Ballata alla luna
  10. Veinte Aňos
  11. Vete al Bosque
  12. Wild Wind

Line-up

  • Cecilia Fumanelli -voce principale, seconde voci e harmonium
  • Max Confalonieri – basso elettrico e contrabbasso
  • Max Malavasi – percussioni e batteria
  • Simone Riva – chitarre e charango

Musicisti ospiti

  • Giulia Larghi – violino
  • Raffaele Kohler – tromba
  • Miriam Valvassori- arpa

Sito ufficiale www.donaflormusic.com

Si ringrazia per la collaborazione Simone Riva

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