“Le Nozze di Antigone” di e con Ascanio Celestini per TAU
di Roberta Rocchetti
30 Lug 2024 - Commenti teatro
Nella chiesa paleocristiana di S. Maria in Portuno di Corinaldo (AN) è andata in scena, con successo, “Le Nozze di Antigone” di e con Ascanio Celestini, accompagnato dalla fisarmonica di Gianluca Casadei. Lo spettacolo era nell’ambito della rassegna TAU (Teatri Antichi Uniti).
È arrivata alla XXVIª edizione la bellissima rassegna TAU (Teatri Antichi Uniti), manifestazione itinerante che prende vita nei luoghi di interesse archeologico inerenti al territorio marchigiano.
Tra i molti titoli proposti in questa estate 2024 abbiamo avuto modo di assistere anche a Le Nozze di Antigone di e con Ascanio Celestini accompagnato dalla struggente fisarmonica di Gianluca Casadei le cui note si sono riverberate nell’area archeologica retrostante la chiesa paleocristiana di S. Maria in Portuno di Corinaldo (AN), in un’area dove le vestigia dell’antica città romana di Suasa tornano alla luce con sempre nuovi tesori.
Celestini prende spunto da Antigone per costruire una sorta di narrazione quasi onirica che dall’epoca classica si sposta fino ai tempi della Resistenza, fondendo mito e storia del ‘900 in un simbolismo archetipico che mostra ancora una volta, casomai fosse necessario, l’universalità tematica e temporale dei miti greci, del resto Antigone dal dopoguerra è stata spesso presa a simbolo di ribellione contro tutti gli autoritarismi in diversi testi teatrali che ne fanno una metafora di rivolta.
Immaginato inizialmente come trilogia che avrebbe dovuto comprendere il punto di vista anche degli altri due figli dell’incestuoso re di Tebe, Eteocle e Polinice, si è per ora focalizzato sulla sola Antigone ma Celestini con la consueta ironia non ne ha escluso il completamento seppur ammettendo tempi piuttosto larghi.
In questo testo scritto infatti un paio di decenni fa per l’attrice e ora regista Veronica Cruciani Antigone si rivolge al padre ormai infermo e rievoca i giorni della Resistenza rammentando le brutture subite e giustificando quelle commesse per amore di libertà, con la cadenza romanesca che porta tutto su un piano quotidiano e possibile, totalmente disincantato, Celestini si fa voce della figlia di Edipo per la prima metà dello spettacolo, mentre nella seconda propone una passeggiata narrante attraverso “fiabe” che nascondono protagonisti non poi così nascosti degli ultimi anni della politica nazionale.
Brevissimo e indolore l’accenno a Gaza che avremmo preferito un pochino più incisivo, magari togliendo un po’ di spazio alla satira berlusconiana che lo vede appunto come sempre satiro correre dietro cameriere ninfe, tematica ormai un po’ lisa e poco attuale visto che da più di un anno, come direbbe Ascanio, è terra per i ceci.
Platea sold out e successo per entrambi i protagonisti a fine serata.