Le Malentendu – Corruzzione al Palazzo di Giustizia


25 Lug 2009 - News classica

Evento di spicco dello Sferisterio Opera Festival 2009 è la prima esecuzione assoluta dell'’opera da camera in tre atti eLe Malentendu composta da Matteo D'Amico che ne cura anche il libretto in lingua originale. L'appuntamento è al Teatro Italia domenica 26 luglio alle ore 21:00 con replica il 29 luglio alle stessa ora. La regia è di Saverio Marconi, grande ritorno a Macerata dopo l'Elisir d'Amore allo Sferisterio nel 2002.

Direttore per il debutto assoluto dell'opera, il Maestro Guillaume Tourniaire – già presente a Macerata per Le Bel indiferent e The Servant di Tutino e Saul di Flavio Testi. Eseguono la partitura il Quartetto Bernini, formazione specializzata nel repertorio contemporaneo (Marco Serino, Yoko Ichihara violini; Gianluca Saggini, viola; Valeriano Teodoro, violoncello), insieme a Massimo Ceccarelli al contrabbasso, Roberto Petrocchi al clarinetto e Dario Flammini alla fisarmonica. Le scene sono di Gabriele Moreschi, il disegno luci di Valerio Tiberi. Protagonisti Elena Zilio (La Mère), Sofia Soloviy (Martha), Mark Milhofer (Jan), Davinia Rodriguez (Maria), Marco Iacomelli (Le Vieux Domestique).

L'opera è tratta dal dramma omonimo di Albert Camus ( Editions Gallimard, 1958; 1947/2009 RCS Libri S.p.A./Bompiani) Le Malentendu (Il malinteso), andato in scena per la prima volta al Thèà tre des Mathurins di Parigi nel giugno 1944, un testo in cui – racconta Matteo D'Amico – lo scrittore e drammaturgo francese “ricorre all’'essenzialità strutturale della tragedia greca: quattro personaggi in tutto – più una figura muta cui è riservata solo la battuta finale – chiusi nello spazio angusto di un unico luogo, il soggiorno e la camera di una locanda, in una piccola città della Boemia, nell’arco breve di poco più d'una giornata. L’'intimità e l’interiorità della vicenda, che si consuma tutta in poche ore tra le mura disadorne di un piccolo albergo di una sperduta provincia europea, hanno chiamato con sè un organico quanto mai ristretto e, per così dire, in ‘bianco e nero’: cinque archi, una fisarmonica e un clarinetto. Quello che creano è come un velo di ghiaccio sopra il quale scorre il canto, un canto che quasi sempre è autentico ‘messaggero’ della parola. Ho sentito qui il bisogno di lasciar fluire nel modo più piano possibile le cristalline battute dei personaggi di Camus, battute lucide, taglienti, asciutte, che sembrano però non permettere ad essi di comunicare veramente. I momenti di accensione lirica, che di continuo si fanno largo, sono come brevi esplosioni, tensioni estreme per riuscire almeno a dire ciò che non si riesce a comunicare”.

La regia è di Saverio Marconi, gradito ritorno a Macerata dopo Elisir d'amore 2002. “Le Malentendu è un'opera molto particolare – dice Marconi – una specie di tragedia greca contemporanea. I personaggi sono una Madre stanca che si lascia trascinare dagli eventi. Una Figlia che non è riuscita ad ottenere quello che voleva, una di quelle tragiche figure che danno la colpa dei propri insuccessi a qualcun altro. Ci sono poi un Figliol Prodigo e la Moglie, e poi c'è un Vecchio. La musica di D'Amico è molto, molto affascinante. La scenografia è a pianta centrale, il pavimento di legno bianco”.

Biglietti: Prezzo unico 55 euro.

Sempre Domenica alle ore 18 all'Auditorium San Paolo di Macerata, lo Sferisterio Opera Festival propone tra i suoi appuntamenti la lettura scenica di Corruzione al Palazzo di Giustizia di Ugo Betti a cura di Alberto Terrani. L'adattamento è di Pierfrancesco Giannangeli (direttore scientifico del Centro studi teatrali “Ugo Betti” di Camerino, docente di Storia dello spettacolo all'Accademia albertina di belle arti di Torino, e docente di Letteratura e filosofia del teatro all'Accademia di belle arti di Macerata) e di Pier Luigi Pizzi. Gli interpreti sono Luca Bastianello (Cust), Maria Chiara Pedersini (Elena), Pier Luigi Pizzi (Croz), Alberto Terrani (Vanan), Savino Liuzzi (Narratore).
Lo spettacolo è patrocinato dal Consiglio Nazionale Forense.
Nonostante sia stato scritto nel 1944 e rappresentato per la prima volta il 7 gennaio 1949 al Teatro delle Arti di Roma, il dramma teatrale Corruzione al Palazzo di Giustizia – uno dei capolavori del Teatro italiano del ‘900 – continua a essere drammaticamente attuale. Tragedia della giustizia e del potere, il dramma sonda con lucido disincanto i rapporti tra magistratura e politica, diritto e dignità umana. Nel dramma del poeta e drammaturgo di origine marchigiana Ugo Betti (Camerino, 1892 – Roma, 1953), il comportamento illecito di un alto magistrato a favore di un potente uomo d'affari provoca un'inchiesta…
Ecco cosa dice Pierfrancesco Giannangeli:
“Ho avuto personalmente una lunga frequentazione con Corruzione al palazzo di giustizia, fin da molto giovane. Prima come attore in una compagnia che ebbe il coraggio di andare a riscoprire questo testo già negli anni Settanta e Ottanta, poi come consulente in una delle ultime edizioni italiane (quella diretta da Ninni Bruschetta già dieci anni fa, nella primavera del 1999, con l’attore Giovanni Moschella splendido protagonista), e ancora come direttore del Centro studi teatrali “Ugo Betti” di Camerino, istituzione che, se da un lato si preoccupa della nuova drammaturgia con il suo Premio a cadenza biennale, dall’altro cerca di far vivere il patrimonio bettiano, non soltanto legato al teatro. Ma, relativamente al teatro, il modo migliore di dare voce a un autore è proprio quello di guardare alla sua carne viva, mostrandola su un palcoscenico, che è il vero luogo del teatro. E’ per questo motivo che, quando il maestro Pier Luigi Pizzi mi confidò un anno fa la volontà di dedicare il festival al tema dell’inganno, abbiamo deciso di proporre in forma di lettura scenica – dopo un’attenta revisione del testo – questo titolo fondamentale del teatro italiano del ‘900, quello che già un critico che sapeva guardare alle cose e oltre le cose come Silvio D’Amico ebbe a definire uno dei più potenti drammi del secolo.
Con Pizzi abbiamo lavorato sul testo per tutto l’anno in due modi. Prima procedendo per sottrazione, togliendo cioè tutto quello che apparteneva “per contorno” al dramma, scavando fino all’essenza delle battute, poi abbiamo aggiunto, riprendendolo da ciò che in un primo momento si era lasciato da parte, ciò che ci sembrava più vicino a tale essenza, per ridare una forma teatrale al testo stesso. Il medesimo tipo di operazione è stata realizzata per i personaggi, che in questa edizione sono cinque: Cust e Croz (i grandi avversari nella lotta di potere descritta da Betti), Vanan e sua figlia Elena (le vittime sacrificate sull’altare di un contrasto che da pretestuoso diventa reale), e inserendo poi la figura di un Narratore, con il compito di legare in modo unitario le varie parti del testo. Come si vede manca una figura molto importante, quella del consigliere inquisitore Erzi, colui che – molto a suo modo – risolve il testo. La scelta di eliminarlo, diluendo le sue battute nelle altre parti, è stata dettata dalla necessità di acuire ancor più il vero duello che Betti descrive nel suo campo di battaglia, vale a dire quello tra Cust e Croz. Anche il finale segue la stessa logica. Gli ultimi studi su Betti (fondamentali in questo senso sono i due volumi “Novelle inedite e altri scritti” pubblicati nei mesi scorsi da Bulzoni a cura della studiosa marchigiana Carla Carotenuto) gettano una nuova luce sull’autore, presentandoci lati sconosciuti, taglienti e caustici. Un autore, dunque, piuttosto lontano dalla relazione peccato-pentimento, un dualismo all’interno del quale per molto tempo è stato inserito. Dal nostro punto di vista, insomma, alla fine di tutto non può esserci un gesto che riporti la pace nelle coscienze – un’azione che potrebbe addirittura vanificare tutta la potenza drammatica del testo – quanto piuttosto l’accettazione dell’animo umano quale elemento imperfetto che ne regola la vita nelle sue forme più diverse. Una conclusione determinata dalla convinzione che Ugo Betti sia autore capace di avere in sè quelle caratteristiche fondamentali descritte da Eduardo De Filippo nel suo testo L’arte della commedia: “L’autore riconosciuto per tale – scriveva Eduardo – entra dalla porta del palcoscenico ed esce insieme al pubblico a braccetto, da quella della platea”.”

Ingresso gratuito

Info:
www.sferisterio.it


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