La “Tosca” dello Sferisterio tra teatro e cinema
di Roberta Rocchetti
26 Lug 2022 - Commenti classica
Al 58º Macerata Opera Festival una recita nella recita che si sviluppa su più piani, un teatro nel teatro che cerca un parallelismo tra la vicenda di Tosca e quella creata da Valentina Carrasco. Regia a tratti dispersiva, cast buono. Su tutti primeggiano Claudio Sgura e la direzione di Renzetti.
(ph Luna Simoncini)
Puccini e il cinema si sono sfiorati, e come due potenziali amanti si sono accorti sfiorandosi che potevano essere fatti l’uno per l’altro, ma poi uno dei due ha dovuto abbandonare il campo per sempre lasciando inespresso un potenziale successivamente raccolto come eredità da quei compositori del ‘900 che della musica da film hanno fatto le basi per la loro carriera artistica usando come anello di congiunzione quel Mascagni che, componendo nel 1917 la colonna sonora di Rapsodia Satanica film muto di Nino Oxilia che andrà in scena sempre in questi giorni sul palcoscenico del Festival, sancirà il passaggio di certa musica dal palco operistico al cinema.
Anche per questo Valentina Carrasco, ha voluto ambientare la Tosca che va in scena nell’ambito del 58º Macerata Opera Festival su un set cinematografico.
L’idea nasce nel 2019 prima della valanga Covid e tra sospensioni e tentativi di recupero si trasporta pur con qualche inevitabile variazione fino a questa stagione dove finalmente vede la luce e prende l’aspetto di un passaggio di testimone tra la passata e la presente direzione artistica del festival.
La scena si apre appunto su un set cinematografico dove la realtà è in bianco e nero e la finzione del set a colori, vari pittoreschi personaggi evidentemente impegnati su diverse produzioni cinematografiche tra cui Batman, un cowboy, Cleopatra ed altri si aggirano tra le varie maestranze e dove Cavaradossi e Tosca si incontrano dopo che Angelotti si è dileguato, lo spazio è l’America, il tempo quello della nevrosi maccartista, Scarpia è il produttore di Marengo un film ambientato nel periodo napoleonico, Tosca è la primadonna.
Una recita nella recita che si sviluppa su più piani, un teatro nel teatro che cerca un parallelismo tra la vicenda di Tosca e quella creata da Carrasco. Il risultato è a macchia di leopardo, mentre alcune trovate sono oggettivamente belle e suggestive, come l’uscita di scena di Tosca alla fine del secondo atto o il suicidio finale emotivamente impattante, o alcune visioni comunque originali (per quello che è il mio sentire anche però ai limiti del comico) come Scarpia freddato sostanzialmente a colpi di telecamera, per il resto spesso ci si è trovati di fronte ad una regia eccessivamente dispersiva, essere obbligati a seguire a volte tre scene contemporaneamente, quella “reale”, quella del set, e i particolari proiettati sul fondo ha fatto spesso perdere il focus della narrazione, inoltre risulta incomprensibile il perché sia possibile attualizzare praticamente tutto, dalla scenografia, ai costumi, ad alcuni elementi della trama, ma la recitazione dei protagonisti rimanga invariabilmente una cosa legata ad epoche pre – Callas con gestualità ed espressioni stereotipate, poco ricercate e poco capaci di far arrivare allo spettatore le emozioni dei singoli soggetti, proprio in questa produzione che cerca un punto di contatto con la cinematografia ci aspettavamo uno scavo delle personalità e delle rispettive interiorità più moderno e incisivo, una esposizione più evidente e plausibile della passione che porta i due protagonisti verso il baratro e una sintesi visiva meno farraginosa.
Per quello che riguarda le voci buono il Cavaradossi di Antonio Poli che ha debuttato nel ruolo, forse qua e là si trova ancora qualche asprezza che avrà tempo di maturare ma il colore è pieno e bellissimo e la voce rotonda e potente è corsa senza difficoltà.
Carmen Giannattasio ha messo al servizio della sua Tosca un’ottima vocalità che insieme all’interpretazione si è andata intensificando mano a mano che la vicenda si è srotolata sul palco dello Sferisterio, Claudio Sgura come Scarpia ci è sembrato forse quello più a proprio agio, vocalmente totalmente padrone dei propri mezzi decisamente notevoli e anche a livello interpretativo quello che si è più preso la libertà di dare al suo personaggio uno spessore emotivo, vitale e sanguigno che avremmo voluto più delineato anche negli altri personaggi.
La direzione di Donato Renzetti alla guida della Orchestra Filarmonica Marchigiana è stata impeccabile, unico neo per quello che riguarda l’equilibrio acustico: da dove eravamo noi (tribuna stampa) la cantata di Tosca con il coro durante il confronto tra Scarpia e Cavaradossi nel secondo atto è risultata totalmente sbilanciata nel volume arrivando a coprire quasi del tutto il serrato dialogo dei due protagonisti.
Ottimo il Coro Lirico Marchigiano V. Bellini guidato da Martino Faggiani che si è avvalso anche dei Pueri Cantores “D. Zamberletti” guidati da Gian Luca Paolucci.
Valido il Cesare Angelotti di Alessandro Abis così come il sagrestano di Armando Gabba e lo Spoletta di Saverio Fiore. Lo Sciarrone di Gianni Paci, il carceriere di Franco di Girolamo e il pastorello alternativamente di Sofia Cippitelli e Petra Leonori chiudono l’ottimo cast. Belli e funzionali i costumi di Silvia Aymonino sulle scene essenziali ma simbolicamente calzanti ed incisive di Samal Blak illuminate dalle luci di Peter Van Praet.
Macerata Opera Festival 2022 TOSCA Melodramma in tre atti di Giuseppe Giacosa e Luigi Illica dal dramma omonimo di Victorien Sardou Musica di Giacomo Puccini Floria Tosca Carmen Giannattasio Mario Cavaradossi Antonio Poli Il Barone Scarpia Claudio Sgura Cesare Angelotti Alessandro Abis Un sagrestano Armando Gabba Spoletta Saverio Fiore Sciarrone Gianni Paci Un carceriere Franco Di Girolamo Un pastorello Petra Leonori FORM-Orchestra Filarmonica Marchigiana Coro lirico marchigiano “Vincenzo Bellini” Direttore Donato Renzetti Maestro del coro Martino Faggiani Pueri Cantores “D. Zamberletti” Maestro del coro Gianluca Paolucci Regia Valentina Carrasco Scene Samal Blak Costumi Silvia Aymonino Luci Peter Van Praet Nuovo allestimento dell’Associazione Arena Sferisterio